Scrivere di un film come scusa per narrare di passione. Di passioni, sentimenti e libertà.
Ma di Amore, soprattutto.
E’, però, amore “diverso” quello di Carol, amore punito , sofferto, conquistato.
Passione “trattenuta” .
Passione che rimane alla bocca dello stomaco, strizzata nei bellissimi composti abiti anni cinquanta, passione silenziosa che esplode esplode schiva in un rossetto rosso fuoco, in uno smalto o nell’immagine simbolica dello stupendo cappotto rosso fuoco con cui Carol, turbata e innamorata, va a casa di Therese la sera di Natale.
Si perchè Carol, la protagonista del romanzo di Patricia Highsmith da cui e’ tratto il film, è una donna che ama . Ha amato Betsy, ama Therese ed ama Rindy, la sua bambina.
Carol ama. Ama la sua donna, ama la sua casa, ama la sua bimba ma, alla fine, capirà che tutto questo ha un senso solo amando e rispettando prima di tutto se stessa.
Se stessa, cio’ che desidera, cio’ che la fa felice pienamente facendola essere “autentica”.
Carol ama oltre le “clausole di moralità” imposte da una America anni 50 in cui si svolge il film ma, mentre guardi, pensi che è, comunque, una storia senza tempo, quella di Carol.
Storia anche di oggi se non siamo cosi ipocriti da pensare che tutto sia superato e ciascuno riesce a mostrare pienamente la propria natura fra essere ed apparire, anche quando il suo amore e’ diverso, diverso da quei canoni ritenuti ” regolari” non si sa poi da chi e perché.
L’amore di Carol per Therese, le convenzioni, le regole, il suo superarle con Coraggio.
Insomma..un film lento, caldo ed appassionato.
Caldo grazie alle immagini lievemente flou della pellicola, alla bellezza della scenografia ma, sopra ogni cosa, caldo e reso vivo di emozioni da una straordinaria , ineguagliabile Cate Blanchett alla quale basta lo sguardo per rendere tutta la bellezza del suo amore per la giovane Therese.
Patricia Highsmit conosceva certamente la difficolta’ di questi amori .
Amori diversi solo per chi crede che l’amore abbia sesso o regole precise.
Ma, l’amore, regole e doveri non ne ha, salvo quelli della verità e della libertà di poter essere e mostrarsi.
Carol alla fine farà una scelta per questo Amore.
Scelta pesante e difficile, scelta di madre e di donna consapevole e coraggiosa.
Perché ognuno di noi sa bene che il primo tenero dovere verso chi amiamo è amarci, amare noi stessi prima di tutto. Non per egoismo, ma per amore.
Perché possiamo dare amore, possiamo farlo, possiamo “esserlo ” amore , facendo felici chi amiamo ed abbiamo vicino , solo se noi stessi , prima di tutto, siamo felici.
Se noi stessi siamo pienamente e autenticamente “veri”.
Questo fa capire a Carol il suo amore per Therese e questo realizza debba essere per poter amare la sua bimba, pienamente dandole una madre felice.
Andate a vedere Carol allora, andateci con cuore aperto e mente libera.
Godetevi i meravigliosi abiti disegnati da Sandy Powel vincitrice di tre Oscar e godete della bellezza che circonda la storia e la storia stessa.
Uscendo, però, pensiamo alle Carol dei nostri giorni e ai loro amori.
Oggi hanno maglietta e jeans, felpe e maglioni. Nessun abito strizzato in vita o obbligati gesti compunti.
Pensiamole al cinema, vicino a noi che si baciano liberamente, ovunque.
Pensiamole tornare a casa insieme e felici dai loro bambini, mamme legittime l’una di quello dell’altra.
Si parla di amore, di diritti e di libertà in Carol.
Ok si..è anche un film, dimenticavo.
Per giunta bello.
Molto.
Carol 2015 /diretto da Todd Haynes, sceneggiatura di Phyllis Nagy basata sul romanzo The price of salt della scrittrice americana Patricia Highsmith.
Prima data di uscita: 20 novembre 2015 (Stati Uniti)
Regista: Todd Haynes
Musica composta da: Carter Burwell
Sceneggiatura: Phyllis Nagy