L’imprenditorialità femminile delle imprese nuove nate si concentra maggiormente nel settore del commercio, ma l’imprenditorialità vede ancora una massiccia concentrazione della componente maschile rispetto a quella femminile.
L’Istat ha diffuso nuovi dati sull’imprenditorialità femminile, che danno un quadro esaustivo del fenomeno.
Si è parlato negli anni della crisi, di donne che diventano imprenditrici per superare le difficoltà occupazionali, ma si è distanti dal raggiungimento del target europeo in riferimento al mercato del lavoro e anche l’imprenditorialità vede una massiccia concentrazione della componente maschile rispetto a quella femminile.
L’imprenditorialità femminile delle imprese nuove nate, invece, si concentra maggiormente nel settore del commercio (32,9% contro il 67,1% dell’imprenditorialità maschile) e nel settore degli altri servizi (31,7% contro il 68,3%). La quota più bassa di imprenditrici si osserva nel settore delle costruzioni (15,4%). Nel complesso la quota di imprenditrici si attesta al 28,8%.
L’imprenditorialità femminile varia da un minimo del 27,9% nel Nord-ovest a un massimo di 29,9% nel Centro.
In media la quota di imprenditrici è minore nelle imprese High-growth (24,2%), sia rispetto alle imprese potenzialmente High-growth (26,7%) sia rispetto alle Gazelle (25,6%).
Ad ogni modo, secondo l‘Osservatorio di Unioncamere e InfoCamere le giovani donne stanno anche cominciando a sperimentare forme di imprenditoria in diversi settori, molti dei quali storicamente “occupati” dagli uomini, tipo le attività finanziarie e assicurative (cinquemila imprenditrici under 35 che rappresentano oltre il 33% del totale, come riporta Cna Impresa Donna), quelle del settore artistico, sportivo e di intrattenimento (32%), quelle immobiliari (30%) e professionali, scientifiche e tecniche (29%).