Il genocidio del Ruanda, con più di ottocentomila persone massacrate nel conflitto tra hutu e tutsi, è sicuramente uno di quelli poco ricordati, ma lo stesso genocidio e con le stesse cifre di vittime è avvenuto in Burundi e quest’ultimo è quasi completamente sconosciuto.
Inoltre, proprio l’anno scorso sono state uccise 240 persone circa ed altre duemila hanno lasciato il Paese, ed è forte il timore che possano ricominciare le violenze etniche come quelle scoppiate nel 1993.
Il Burundi è un piccolo stato africano con nove milioni di abitanti. Il 21 Ottobre del 1993 ebbe inizio un incubo: il nuovo Presidente hutu venne assassinato e tutta la sua comunità, per vendetta, iniziò ad uccidere i tutsi. Nella nazione scoppiò il caos, il sangue iniziò a scorrere a fiumi, in quattro giorni le cifre ufficiali furono di novantamila morti, ma si pensa che il numero fu di gran lunga superiore.
Il racconto di quel terribile massacro è stato fatto da Marguerite Baranktse (detta Maggie) una donna della minoranza etnica tutsi che si adoperò alacremente per riportare la pace in Burundi, salvò migliaia di bambini dalla morte e se ne presa cura adottandoli. Fu soprannominata “la madre di diecimila figli”. Maggie, nel 1994, ha fondato la Maison Shalom e, in un libro scritto da Christel Martin, ha raccontato la tragedia di quei giorni “… mi hanno picchiato…mi hanno legato su una sedia, mi hanno strappato i vestiti e hanno assassinato gli hutu, uno per uno, davanti a me…li facevano a pezzi con il machete…tagliavano le teste e me le gettavano sulle ginocchia…il disordine regnava ovunque. Vedevo gli uomini correre in tutte le direzioni, rubando e saccheggiando quello che potevano…si sentiva ovunque la morte”
Dal 1993 al 1998 il Burundi vive questa tragedia, definita da molti una discesa progressiva verso gli inferi. Di tutto ciò sono arrivate a noi solo poche e scarne notizie, per quel piccolo Paese africano non si sono mai accesi i riflettori della stampa,quelle morti non hanno infastidito più di tanto le nostre vite affaccendate in mille altri problemi.
Quando nel 1998 il Sottosegretario dell’ONU si recò in visita ufficiale in Burundi, chiese di incontrare Maggie per ringraziarla per il suo prodigarsi ad accudire e curare le ferite dei corpi e delle anime di bambini e bambine innocenti. Sempre nel 1998, Maggie ricevette il” Pemio internazionale per i diritti umani” dal Governo francese. Il giorno della cerimonia, nel momento della premiazione,disse:” Spero che la mano che oggi mi dà questa medaglia cessi di fornire armi al mio Paese”.
Ed in questa frase sta forse la spiegazione di alcuni genocidi poco conosciuti o dimenticati.
Ancora oggi Maggie, che ha rifiutato sia di sposarsi che di diventare una religiosa, si dedica ai bambini di qualsiasi etnia, tentando di risanare una moltitudine di vite sconvolte. Ripete sempre una frase che le diceva sua madre :” Che bello sarebbe se il mondo avesse capito il messaggio di quel pazzo di Nazareth”
1 commento
Sono stata in Burundi, e in Ruanda, prima che tutto ciò accadesse. Paesi di una dolcezza estrema, una natura poco aggressiva con colline, un lago immenso, e uno sviluppo demografico che già allora si presentava come un problema viste le ridotte dimensioni del territorio. Oltre alle armi credo che anche questo conti. Non conoscevo la forza di questa donna, approfondirò.