ARTEDIPARTE. LA LUISA SPAGNOLI DELLA FICTION DI RAI UNO.
Premessa: in questo breve commento, non ci pronunceremo, né poco né punto, su Luisa Spagnoli (1877 – 1935) importante protagonista della storia industriale del nostro Paese, ma sul personaggio impersonato dalla bravissima e bellissima Luisa Ranieri, protagonista della fiction messa in onda da Rai Uno l’1 e 2 febbraio. Faremo considerazioni, cioè, sul ritratto di Luisa Spagnoli che da questa opera televisiva è stato trasmesso alle spettatrici e agli spettatori.
Per qualche giorno (oggi è il 3 febbraio 2016) le due puntate trasmesse saranno a disposizione su Rai Replay, servizio internet che per una settimana riunisce i contenuti distribuiti dai canali televisivi pubblici. Potrete giudicare voi stesse/i.
Diamo prima una ragione di plauso: si tratta di un racconto che evidenzia le capacità, le doti e il ruolo predominante di una donna, che, oltre a saper creare e condurre una notissima azienda dolciaria italiana, la Perugina, ha iniziato un’attività sfociata oggi in una nota catena di negozi di abbigliamento. Come imprenditrice Luisa Spagnoli ha avuto una particolare sensibilità sociale, una grande attenzione alla condizione delle operaie, realizzando per loro nuovi servizi in una avveniristica concezione che, valorizzando l’indipendenza e le capacità femminili, la pongono all’assoluta avanguardia nella storia industriale, e rappresentano un modello ancora valido. Detto per inciso, infatti, in America non esiste ancora il congedo retribuito alle lavoratrici per maternità e allattamento, che la nostra imprenditrice aveva invece già embrionalmente attuato per le proprie dipendenti. Sono molti e molto emozionanti i passaggi in cui la protagonista della fiction prende la parola a difesa del valore delle donne, della loro capacità di autodeterminarsi e di costruirsi un futuro migliore, attraverso lo studio e la scelta di una professione.
Magnifico.
Ma… c’è sempre un ma, vero?… vorrei articolare una critica alla concezione diciamo, sentimentale del personaggio, che, se da un lato appare così innovativo, creativo nel lavoro e spregiudicato nel sostenere il proprio ruolo e nel battersi per i diritti delle donne, nella vita privata appare cedevole, perfettamente adattato a uno dei più mediocri cliché.
Seguitemi in questi due highlight.
Scena prima: Luisa Spagnoli conosce Giovanni Buitoni, giovane manager che ha il compito di sanare l’azienda in difficoltà: un conflitto crudo e duro, in cui Luisa afferma la propria autorevolezza e abilità, mentre il giovane manager agisce un pregiudizio sessista: una donna non può fare quello che fa un uomo altrettanto bene.
Scena seconda: Luisa spiega a Giovanni la propria strategia industriale, ma il giovane giunge a sospettare che la donna gli abbia letteralmente rubato le idee, forzando un cassetto e appropriandosi dei contenuti della sua relazione. Indubitabilmente una messa in discussione della sua competenza e un palmare esempio di sessismo. Certo. Se ci si fosse fermati qui, sarebbe stato un bel match. Invece, torna il sereno e i due personaggi si riappacificano, recitando una bieca, banale messa in scena di un rapporto uomo-donna attraversato dai preconcetti più diffusi.
Volete le prove? Andate su Rai Replay. Puntata prima, Rai uno, lunedì primo febbraio: al minuto 00:52:00 il primo incontro fra Luisa e Giovanni e la conflagrazione dei loro primi conflitti. Reali, sani. Al minuto 01:03:00, invece, li vedrete danzare il più stereotipato dei minuetti, con la galanteria (di lui) e la civetteria (di lei) che si fronteggiano, entrambe deprimenti e stucchevoli. Meritevoli di considerazione soltanto perché capaci di esprimere plasticamente le aspettative sociali, purtroppo ancora imperanti, sul comportamento reciproco di donne e uomini che lavorano insieme.
Ora un altro punto su cui vorrei attirare la vostra attenzione. Seconda puntata, quella di martedì 2, stessa rete. Il tempo trascorre, l’Azienda si afferma sempre di più grazie all’innovatività dei prodotti proposti da Luisa, ancor oggi famosi, ma nella vita privata avviene un importante cambiamento. Luisa ha una relazione con Giovanni, e il marito si allontana. L’affair, una volta noto alle famiglie e ai cittadini di Perugia, desta scalpore per lo status di donna sposata di Luisa e per – udite udite! – la differenza di età fra i due protagonisti.
Ecco la sequenza incriminata dal minuto 01:18:00: una tenerissima scena fra i due termina con un colpo mortale per Luisa, di ben 14 anni più vecchia, che decide di lasciare il compagno, perché di certo non potrà rivaleggiare a lungo con le donne più giovani che potrebbero corteggiare Giovanni.
Il corpo della donna giovane, attrazione irresistibile, non potrà che mesmerizzare il giovane, e lei, Luisa, sarà inevitabilmente condannata a soffrire. Così lascia Giovanni, rassegnandosi allo stereotipo che vuole che la donna debba essere più giovane dell’uomo.
Ma come, una donna così evoluta cede al pregiudizio? Una donna moderna, pronta a sfidare il mondo, acconsente all’idea che l’amore sia soltanto corpo… oh l’involontaria gaffe della giovane donna, casualmente incontrata sulla spiaggia, che pensa che Giovanni sia suo figlio, e ha lunghe gambe sode… una donna non più giovane, persino se è una brillante imprenditrice e un’abile capitana d’industria, non può osare tanto, non può pensare di meritarsi per sempre – o almeno finché ne abbia voglia – un uomo tanto più giovane di lei. Retrocede e si adatta al pregiudizio. Donna creativa e brillante, dinanzi al declino inevitabile del proprio corpo, cede e si sacrifica.
Nel finale, la morte sembra accendere un’aureola su Luisa: il sacrificio è compiuto, il giovane uomo sposerà una soprano e la fiction sigla così, come volevasi dimostrare, il solito né-con-lui-né-senza-di-lui del più classico e strappalacrime racconto di amore e morte.
Ma su, sceneggiatori di Raiuno, non ci credete nemmeno voi! Ragazze, giovani e meno giovani, e voi, non ci crederete mica? Credete invece che l’amore è tutt’altra cosa.