Qualche giorno fa è mancata Ida Magli nel silenzio assordante dei media. L’antropologa e scrittrice aveva 91 anni e sarà ricordata, tra l’altro, per le sue tesi antieuropeiste.
Ida Magli ha sempre sostenuto che l’Europa unita è ‘un progetto fallimentare’. Le sue tesi contrarie all’unificazione hanno ispirato l’Associazione Italiani liberi, un movimento politico/culturale nato per ‘difendere e rafforzare l’identità nazionale, storica e culturale degli italiani e di ristabilire l’indipendenza dell’Italia uscendo dall’Unione europea’. Alla luce dei fatti di Colonia, scriveva che l’Europa non aveva raggiunto gli scopi prefissati. Era ‘un bluff giocato sotto le vesti della democrazia con la vita dei popoli, con la loro identità, con la loro libertà, con i loro affetti, con le loro ricchezze. Un crimine che ancora nessun imperatore, nessun dittatore, nessun tiranno aveva mai compiuto’. Ed aggiungeva di rifiutare ‘la cittadinanza europea che mi è stata imposta e che è stata inventata da un’entità illegittima che disprezzo’.
Aveva finito di scrivere un nuovo libro, Figli dell’uomo. Storia del bambino, storia dell’odio, che dovrebbe uscire a breve per Rizzoli che contiene una lunga riflessione su duemila anni di storia dell’infanzia. Si svegliava all’alba ed era una tiratardi, instancabile fino all’ultimo, si è occupata anche di Islam, rapporti tra politica, civiltà e religione. E di donne, con le quali – pare – non sia mai stata molto tenera: ‘ho passato una vita a difenderle, ma che delusione. Purtroppo debbo constatare che non pensano. Che non sanno fare politica. Che non sono capaci di farsi venire un’idea nuova’, aveva detto.
Appassionata di antropologia, materia insegnata a La Sapienza fino al 1988, era stata la pioniera di una scuola di antropologi interessati a capire segni, simboli e comportamenti della nostra civiltà rispetto alle ricognizioni dentro le culture lontane.
Disapprovava l’islam e l’immigrazione ritenute un contributo ‘alla frantumazione dell’unità dei popoli europei’ e sottolineava – come una moderna Cassandra – che ‘dobbiamo limitare l’ingresso in Italia ai musulmani oppure l’Italia sarà perduta. Dobbiamo difendere la nostra libertà di pensiero, le conquiste delle donne, dobbiamo ricordare la fatica che abbiamo fatto per difendere i nostri diritti’. Riguardo il Cristianesimo spiegava che gli italiani sono ‘incapaci di valutare l’incidenza nella nostra società della religione di cui sono portatori gli immigrati, la forza del loro essere “credenti”, il peso dei comportamenti imposti dal Corano in ogni àmbito della vita, ma soprattutto nel rapporto fra uomo e donna’. Sulla misericordia, tanto cara al papa argentino, diceva ‘la Chiesa di oggi o la salvi con la severità oppure con la misericordina non la salvi. Che ci fanno gli europei con la misericordina? La tattica di Bergoglio è fallita in partenza’.
‘Ida Magli non insegna cosa pensare, Ida Magli insegna a pensare’ disse Federico Guerri in occasione della cerimonia di consegna del Premio del Vittoriale a settembre dello scorso anno. Lo scrittore la descrisse come una persona che ‘pensa in modo diverso: non secondo le idee ricevute, non secondo gli schemi abituali ma, per esempio, studiando l’uomo bianco, l’uomo occidentale (cioè noi), con gli stessi strumenti dell’antropologia culturale con i quali in genere si studiano i selvaggi’.
Insomma, una donna fuori dal comune per i suoi ‘pensieri originali e controcorrente’ ripagata con l’indifferenza dei più per aver sostenuto idee e tesi non politicamente corrette.
Dal 1994 scriveva per Il Giornale dopo aver collaborato per molti anni con La Repubblica e L’Espresso commentando con sguardo antropologico l’attualità politica e sociale italiana. Tra i suoi libri più noti: Gesù di Nazareth, Tabù e trasgressione, Matriarcato e potere delle donne, Santa Teresa di Lisieux, Viaggio intorno all’uomo bianco, La donna un problema aperto, Storia laica delle donne religiose. La voce antropologia culturale per l’enciclopedia Garzanti porta la sua firma.