Con le prossime elezioni amministrative la politica ha iniziato il suo balletto di sempre. A destra e a sinistra, noi elettori siamo in attesa che vengano rese note in modo definitivo le decisioni sul nome dei candidati che dovremmo andare ad eleggere.
Al di là di alcune candidature ventilate e subito bruciate, quelle paravento destinate con accordi di entrambi, proponenti e contraenti, al fallimento, il caso romano appare invece in una dimensione nuova e diversa da quella politica: quella culturale.
Per farla breve si sta parlando di Guido Bertolaso e di Giorgia Meloni, sui quali si sta agitando la politica. E va anche bene, per carità, i litigi ci stanno, la difficoltà ad esprimere quello politicamente “migliore” e più presentabile, soprattutto in grado di raccogliere i voti di quell’area di cittadini inermi, anche.
Sono anni che siamo abituati a renderci conto della incapacità di esprimersi della nostra classe dirigente. Passi anche, va detto con grande rammarico e con il sospiro dei vinti!, che si vada a votare con il naso turato, per questo o quella ma, ciò che appare veramente indigeribile è l’ignoranza manifestata in questa circostanza da quello che doveva essere il candidato simbolo dalla buona amministrazione pubblica.
Eppure quella di Bertolaso è un’indicazione che fa discutere per il suo coinvolgimento nelle inchieste di scambio di favori e corruzione nella ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila e i lavori alla Maddalena, in Sardegna, per l’organizzazione del G8. Altre ancora le accuse nei suoi confronti, forse più pesanti come l’omicidio colposo plurimo e lesioni, nonché la sua partecipazione a feste megalattiche e fruitore di massaggi non meglio definiti anche se queste ultime potrebbero essere considerate gossip gettato a discredito dell’uomo; infine le carte e i giudici ne stabiliranno (ci si augura) le responsabilità. Evidentemente chi lo ha proposto ha puntato sull’unica carta vincente in mano, la possibilità che tra qualche mese il reato cada in prescrizione.
Quando i giochi politici si fanno duri, o sporchi e il tanto conta meno di niente, il disappunto degli elettori avrà fatto balenare l’inopportunità di tale candidatura.
Nella ricerca di un candidato meno compromesso, è affiorata la candidatura di Giorgia Meloni, segretaria di Fratelli d’Italia. Una candidata di tutto rispetto che ha fatto la trafila e costruito la propria formazione politica sul territorio. Sicuramente una figura riconoscibile e non compromessa al di là delle idee che rappresenta.
Quello che gioca sicuramente a sfavore del primo candidato, oltre tutti i pesanti indizi d’inaffidabilità di cui sopra, è l’ultima gaglioffa sparata da macho fuori uso che si è permesso nei confronti dell’altra sostenendo, con aria malandrina di chi la sa lunga che debba “pensare a fare la mamma”. Bertolaso, poveraccio, sa bene che non è facile la genitorialità e gli sarà stato certo difficile spiegare ai propri figli i propri comportamenti. Figuriamoci come sarà difficile alla povera Meloni, che ha osato rivelare la sua gravidanza, dover dire al figlio che dovrà nascere che lei ha fatto, o poteva fare, il sindaco. Perché è bene che i sensi di colpa le vengono ancor prima di avere accettato la candidatura: è certo che non sarà una buona e brava madre, impossibile!
Perché la cultura degli uomini continua a restare un secolo indietro a quella delle donne. Perché le conquiste da loro fatte sono state mal digerite e per lo più sopportate. In una società dove affiorano sempre nuove e diverse esigenze di diritto, quello della donna è sempre il meno considerabile e considerato.
Povero Bertolaso che si deve attaccare al fumo della pipa! Il genere femminile non potrà premiare un candidato di tal fatta all’interno delle urne, neanche se il marito glie lo chiederà.