di Cinzia Ficco
La testimonianza di Isoke Aikpitanyi, ex vittima della tratta delle schiave.
“In tutta l’Africa, è la donna che tira avanti la famiglia e sopporta le difficoltà e i problemi più gravi. Gli uomini, anche i cristiani, sono spesso poligami…ma se un tempo si prendevano le mogli che potevano mantenere, oggi se ne prendono quante ne vogliono…così le famiglie si sfasciano e i problemi per le donne sono anche più gravi”.
A parlare della sua terra, la Nigeria, è Isoke Aikpitanyi , 30 anni, giunta in Italia nel 2000 con l’illusione di trovare il bengodi che ti fa vedere la tv. Nel nostro Paese, invece, ad accoglierla, sono stati, trafficanti di merce umana che l’hanno costretta a vendersi per anni.
Oggi è libera. Vive ad Aosta, si batte con coraggio contro la tratta e la prostituzione coatta. Due anni fa con la giornalista Laura Maragnani ha scritto un libro a cui è stato attribuito il premio letterario ”Città di bari”: “Le ragazze di Benin City” , edito da Melampo, un atto pubblico di denuncia dei trafficanti.
La redazione di dol’s l’ha intervistata.
Allora, mi racconti la tua storia?
Certo, anche se la mia storia è uguale a quella di tantissime altre. Lasciamo l’Africa dove non c’è possibilità di migliorare le qualità della nostra vita, dove chi è ricco è sempre più ricco e chi è povero è sempre più povero. Una promessa di lavoro in Europa e il mio sogno sembra realizzarsi. Poi all’arrivo in Europa scopro come tutte che lavoro non ce ne è e che siamo clandestine…e che per pagare il viaggio abbiamo un debito di 80 mila euro, 100 mila euro…si finisce in strada, anche perchè chi si ribella può essere uccisa…Ma andiamo per ordine…
Da quale famiglia vieni e che tipo di rapporto hai con loro?
La mia era una famiglia semplice. Mio padre lavorava in Tribunale, mia madre accudiva i figli…troppi… otto in tutto. Non si moriva di fame, ma la vita era dura ugualmente e quando mio padre ci ha abbandonati è stato anche peggio. E’ stato allora che ho pensato di lasciare il mio paese per cercare lavoro e fortuna, per me e per mia mamma e per i miei fratelli. Mia madre è morta da pochi anni, tutti i miei familiari vivono ancora in Nigeria. E’ mio padre, tornato a casa, ad occuparsi di loro… A scuola ci andavo poco, aiutavo mia mamma a vendere frutta e verdura al mercato e quello avrei voluto fare in Europa
Quali studi hai fatto?
Non ho fatto studi regolari…aiutavo mia mamma e la scuola pubblica funziona poco; quando non arrivano gli stipendi gli insegnanti non lavorano e poi per andare a scuola bisogna portarsi la sedia e le penne…chi non le aveva tornava a casa. Ho studiato fino all’età di 17 anni, ma in modo irregolare
Qual e’ la condizione della donna lì?
Nel mio paese, come in tutta l’Africa, è la donna che tira avanti la famiglia e sopporta le difficoltà e i problemi più gravi: Gli uomini, anche i cristiani, sono spesso poligami…ma se un tempo si prendevano le mogli che potevano mantenere, oggi se ne prendono quante ne vogliono…così le famiglie si sfasciano e i problemi per le donne sono anche più gravi.
Pensi che negli ultimi dieci anni non sia cambiata?
I cambiamenti sono sicuramente in atto, ma il processo è lungo, non bastano i decenni
Ricordi un episodio poco piacevole di quando eri in Nigeria?
Una amica si ammalò e la nostra medicina tradizionale non riusciva a guarirla…la famiglia portò la mia amica in ospedale, ma se non hai soldi non ti prendono e non ti curano…morì per una infezione che quando sono arrivata in Europa ho scoperto si cura con quattro pastigliette…Non si muore di AIDS, ma di povertà e chi riesce a trovare i soldi per le medici è fregato da trafficanti che vendono pastiglie false…così si muore lo stesso
Quando e come hai deciso di venire in Italia?
Non c’è stato un vero momento. Ero una ragazzina e sognavo…sognavo la vita che vedevo nella tv dei vicini, gli unici ad avere la tv in casa…e in tv vedevo l’Europa come un paradiso e come l’esatto contrario di tutto ciò che vivevo in Nigeria
Chi ti ha proposto di venire in Europa?
Nessuno me lo ha proposto concretamente. Io ho cercato informazioni in una specie di agenzia viaggi, dove mi hanno detto che potevano farmi viaggiare anche se non avevo un soldo…loro avrebbero anticipato le spese, io avrei pagato con il mio lavoro, un po’ alla volta e una volta pagato avrei potuto mandare soldi a casa.
<<continua >>