Le donne, nelle guerre come riferimenti in loco per la famiglia e la comunità cui appartengono, come rifugiate o migranti, si adoperano sempre per costruire la pace.
A questo dato di fatto ormai assodato e condiviso, fa riferimento Women in International Security (WIIS) la più importante organizzazione al mondo dedicata a promuovere la leadership e lo sviluppo professionale delle donne nel campo della pace e della sicurezza internazionali.
La rete è stata presentata in Senato alla presenza della Vice Presidente Valeria Fedeli e della Ministra della Difesa Roberta Pinotti e Irene Fellin, Direttrice Esecutiva e Co-fondatrice di WIIS ITALY.
Molti gli spunti di riflessione ed interesse emersi durante la tavola rotonda “Integrare la prospettiva di genere nelle questioni di sicurezza internazionale” moderata da Monica Maggioni, Presidente RAI e autrice del libro “Terrore mediatico” alla presenza di Vincenzo Amendola, Sottosegretario degli Affari Esteri; Marta Dassù, Direttrice Aspenia; Laura Frigenti, Direttrice Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
WIIS nasce nel 1987 su iniziativa di un piccolo gruppo di donne che lavoravano nelle istituzioni o in ambito accademico come risposta alla mancanza di sostegno alle donne negli ambienti della politica estera e della difesa, tradizionalmente dominati dagli uomini. Oggi WIIS sponsorizza programmi di formazione della leadership femminile e attività di tutoraggio, promuovendo la creazione di una rete di contatti a livello nazionale e internazionale e sostiene anche progetti di ricerca, organizza eventi su temi di attualità politica e di sicurezza internazionale, in particolare approfondendo il legame fra questioni di genere e sicurezza.
Nell’attuale congiuntura internazionale, il tema della sicurezza dell’Italia e dei suoi cittadini è tornato ad essere una questione di assoluta priorità sia della nostra politica interna che di quella estera. Integrare all’interno del dibattito una prospettiva di genere appare non soltanto rilevante, ma necessario al fine di sviluppare soluzioni che siano allo stesso tempo sostenibili e durature nel tempo.
L’on.Lia Quartapelle Presidente e Co-fondatrice di WIIS ITALY, Capogruppo PD nella Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati, nel suo intervento conclusivo dei lavori ha tracciato le linee di sviluppo in Italia di questo network.
On. Quartapelle, quanto è importante che ci sia una rete che formi da un punto di vista professionale le donne per la pace e non per la guerra?
La rete nasce dall’idea che noi oggi nei grandi conflitti internazionali vediamo le donne soprattutto come vittime. Le donne sono vittime dei conflitti, sono vittime dei rifugiati, ma al tempo stesso sono anche donne che possono risolvere conflitti e dare un contributo alla sicurezza internazionale. Il network intende formare donne italiane e uomini, ovviamente, a lavorare sul tema di come genere e sicurezza internazionale si intersecano per essere più efficaci nella ricerca di soluzioni di pace.
E’ un network che lavora a livello politico quindi di strategie, oppure cerca anche donne che da un punto di vista operativo diano il loro contributo?
E’ un network che collega tutte le donne e gli uomini che si occupano di donne e sicurezza internazionale e che ha come interfaccia, ovviamente, un lavoro istituzionale da un lato quindi con i Ministeri e con le istituzioni italiane coinvolte e dall’altro lato la società italiana che opera guardando al mondo.
Lei come deputata ha presentato al Senato questo nuovo network. Quale feedback ha avuto tra i suoi colleghi, come hanno accolto questa iniziativa?
Noi abbiamo formato un Alto Comitato d’Onore con composizione uguale di donne e uomini che sono nelle istituzioni, presidenti di commissioni Esteri di Camera e Senato , il Ministro Gentiloni e la Ministra Pinotti, i responsabili dei vari partiti del tema del genere e della sicurezza internazionale. C’è stata una risposta molto ampia soprattutto dai colleghi uomini che mi hanno veramente sorpreso, nel senso che i primi ad aderire con entusiasmo sono stati gli uomini. Non perché le donne che si occupano di questi temi non abbiano voluto esserci, infatti c’erano questa mattina persone molto autorevoli, ma perché probabilmente da parte di tutti oggi c’è la necessità di coinvolgere di più le donne sul tema della ricerca di una soluzione pacifica per regolare i conflitti.
Lei crede che WIIS potrà dare un contributo anche nel delicatissimo tema dei migranti?
Sicuramente noi ragioneremo sul tema delle donne come migranti e del ruolo delle donne all’interno delle comunità di migranti che oggi portano un peso effettivamente molto alto in relazione ai conflitti. Pensiamo che l’80% dei rifugiati sono o donne o minori, e nella popolazione dei rifugiati le più vulnerabili sono proprio le donne. Spesso sono capi famiglia, singole, che devono confrontarsi con gli effetti devastanti sulla loro comunità di appartenenza o sulle loro famiglie di un conflitto come quello che vediamo nel Mediterraneo o in Medio Oriente.