Alla ricerca dello scoop, del consenso e della botta di .. Comunque è tutta colpa di Giove!
Ogni giorno, subito dopo la colazione e con la tazza di caffè ancora in mano, leggo le notizie sui quotidiani online e passo rapidamente in rassegna i nuovi post su Facebook, sperando di trovare spunti, almeno qui, per un sorriso.
Di questi tempi è dura, l’equilibrio è merce rara, pressoché introvabile nel giornalismo markettaro ( da marketing, alias dare alla massa ciò che chiede e non ciò che obiettivamente è corretto ) della stampa nostrana e di molti altri Paesi cosiddetti evoluti.
Va di moda l’esagerazione, il fomentare l’incaxxo a fior di pelle fin dal titolo, l’espandere il trucido e la violenza, lo sparare contro e solo contro per ottenere sensazioni “forti” di sdegno, rabbia e paura. Della serie “ vado al massimo, vado a sgonfie vele”. Più che altro a sgonfiarle agli altri, ma questo è per l’appunto un problema di chi legge quindi .. cavoli loro!
Non sto certo pensando che dovrebbero essere minimizzati i termini quando si parla di tragedie e catastrofi vere, reali e incontrovertibili, ma di quando si trasforma un fatto o misfatto “comune” e da sempre esistito ( ahinoi) in casus belli con l’intento di far emergere, almeno per un giorno, gli istinti più animali e distruttivi ed insensati nell’opinione pubblica. Bisogna ammettere che dai e dai ci stiamo nuovamente ritrovando nell’era dell’antica Roma con tanto di belve e gladiatori e noi lì tutti attenti a guardare lo “ spettacolo “ .
Ma lo scoop, la ricerca dell’attenzione e del consenso a tutti costi, l’esagerazione e l’espansione a dismisura , fino allo scoppio del pallone gonfiato, si registra ormai più lanciata che mai proprio sui Social, ritrovo contemporaneo del patologico ignorante stupidario collettivo. L’enfasi con cui molte persone postano le proprie pensate o le proprie esperienze appare persino puerile, spesso pure ridicola considerato che lasciano trasparire quanto si prendono sul serio e si sentono “ unici”, depositari di verità assolute che ovviamente non esistono ma che nessuno, men che meno gli autori, ha mai indagato prima di formulare quel post.
Così, stante l’andazzo generale, mi chiedo ( stante le mie origini professionali nel mondo dichiaratamente marketing oriented per eccellenza , alias la pubblicità ) se per caso il mio soppesare le parole e soprattutto gli aggettivi non sia ormai “ desueto” e modalità da archiviare per farmi intendere.
Una serata divertente deve forse diventare esilarante. Un hobby piacevole dev’essere una passione. Un sentirsi giù diventare depressione. E così via, fino a migrante che diventa potenziale terrorista, posto che il termine “potenziale” non suoni persino superfluo e troppo equilibrato.
Finalmente passo al faceto, non del tutto ma diciamo faceto. Se l’astrologia per voi sono gli oroscopi seriali per segno allora forse questa vi suonerà nuova, ma non lo è, sono secoli che si studiano le simbologie dei pianeti, solo che pochi lo raccontano.
E’ noto quasi a tutti il pianeta Giove, Zeus nella mitologia Greca, che quasi sempre viene definito come “ portatore di grandi fortune e prosperità “ o “ il grande benefico”. Palle!
Palle gioviane, per l’esattezza. Nel senso che nelle simbologie Giove è principalmente, per l’appunto, colui che “espande”, che “ aumenta”, che “allarga”. Tutto espande, non solo la ricchezza o il buon umore o la fortuna ma anche le parole a vanvera ( altra simbologia propria di Giove), i fanatismi e le rogne varie, secondo come si posiziona in un dato segno e aspetto con gli altri pianeti. E’ il Dio dell’enfasi, degli entusiasmi e della grandeur, mettilo a fianco di un bombarolo sciroccato perverso e ti ritrovi in un gran casino, grande di sicuro. Anche nel piccolo lui, Giove, è grande, come il fastidio che comporta quando ci transita in congiunzione all’Ascendente e poi quei mesi in prima casa, magari siamo più allegre ma sappiate che i chili di troppo e la ciccia indesiderata addosso è “merito” suo!
Concludendo, pas trop du zel era il monito di un dotto, il troppo stroppia il proverbio popolare… meditiamo: moderare è davvero qualcosa da dimenticare?