Ristrutturazione non vuol dire rottamazione. La notizia che dalla metà del mese in corso Linda Laura Sabbadini, direttrice del Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell’Istat non farà più parte dei vertici direttivi sta suscitando non poche polemiche.
La giustificazione di questa assurda esclusione è stata motivata dalla necessità di un rinnovamento dell’Ente.
Il fatto in sé potrebbe apparire di normale routine nella logica di un piano di ristrutturazione aziendale, purché questo non vada a minare le strutture portanti, pilastri che hanno reso possibile lo sviluppo dello stesso. L’Istituto Nazionale di Statistica, Istat, è un ente pubblico che si occupa di rilevazione e indagini statistiche in vari settori. Esso ha svolto e svolge importanti ruoli chiave nel dare informazioni importanti sull’andamento sociale, demografico, economico, ambientale, culturale del Paese, “censimenti della popolazione, censimenti nell’area produttiva, indagini effettuate secondo campionamento sulle famiglie (stile di vita, consumi, lavoro, salute, tempo libero, ecc.), indagini economiche su larga scala (crisi economica, andamento mercato, ecc)”.
Dati che, raccolti a cadenza regolare, “rappresentano un ricco patrimonio conoscitivo per molti settori, categorie di persone e per diversi ordini professionali” costituendo contemporaneamente un patrimonio d’informazione. All’interno di quest’Ente è stato grazie all’impegno e alla competenza di una sua dirigente, Linda Laura Sabbadini, se si sono aggiunte le informazioni di genere e se, come ha ricordato Chiara Saraceno, negli anni novanta “per intelligente scelta dei suoi presidenti e l’enorme lavoro svolto da una delle sue dirigenti più qualificate, Linda Laura Sabbadini e dagli altri dirigenti del settore sociale non avesse messo in piedi il sistema di Indagini Multiscopo ed arricchito in ottica sociale anche le indagini sulle forze di lavoro e sui consumi, poco sapremmo su molti cambiamenti che hanno riguardato la società italiana, dalla famiglia ai rapporti tra le generazioni e ai rapporti uomo-donna; poco o nulla sapremmo sulla povertà assoluta, i senza dimora, la violenza in famiglia e fuori, il bullismo, le reti di aiuto informale, sui migranti ed altro ancora.”
L’Istat per svolgere il suo ruolo statistico si è avvalso di eccellenti competenze fra le quali sicuramente quella di Linda Sabbadini. Una donna di alta competenza che ben ci ha rappresentato al vertice di questo Istituto. Che ha avuto la sensibilità, la capacità, l’abilità di individuare canali statistici atti a mettere in luce e evidenziare dati importantissimi per evidenziare i gap e i fenomeni messi in atto da una differente cultura di genere, lavoro per il quale è stata anche insignita dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica dal Presidente Ciampi.
A lei si devono i dati raccolti riguardo “la violenza sulle donne, sulle scelte procreative, le nuove povertà, analfabetismo funzionale che hanno fornito una fotografia dell’Italia dando consistenza numerica all’esistenza femminile del nostro paese”, “Una pioniera delle statistiche di genere”, come l’ha definita a sua volta Loredana Taddei della Cgil Nazionale, che ha dato “visibilità a invisibili e sommerso”.
Tra gli ultimi lavori del suo dipartimento c’è stato il Rapporto su come sono cambiate le donne negli ultimi dieci anni da cui abbiamo saputo che le più giovani nel centro nord (24-36 anni) si laureano prima dei coetanei, le 40/50 anni hanno cominciato a infrangere il tetto che da cristallo rischia di diventare di cemento.
Nella riorganizzazione prevista per l’Istat dal suo Presidente, Giorgio Alleva, la rimozione dall’incarico di Linda Laura Sabbadini rischia di privarci di un punto strategico per una visione completa dello sviluppo del Paese. In essa infatti non è previsto il Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali di cui la Sabbadini era la direttrice.
Ed ancora di più è difficile comprendere la scelta dell’Istat, come ha sostenuto la Vicepresidente del senato Valeria Fedeli, “di non avvalersi più delle competenze di Linda Laura Sabbadini, che non sarà più Direttore di Dipartimento né Direttore Centrale, si tratta di una studiosa molto stimata che ha introdotto in Italia gli strumenti delle statistiche di genere, come indicato dalle migliori direttive europee, e mi auguro che ora l’Istituto non disperda il suo grande lavoro tornando a privilegiare criteri di neutralità nelle proprie indagini”.
Certe che in una ristrutturazione, resasi magari necessaria nel corso del tempo, non vengano rottamati i muri portanti e i pilastri di un’architettura rimasta in piedi anche grazie alla loro solidità, ci auguriamo che prevalga la valutazione e la considerazione dovuta a questa dirigente, con il rinnovo del suo incarico. Ultimamente va di moda parlare di “rottamazione”e pare necessario rottamare tutto e tutti. Nel caso di Linda Laura Sabbadini, dove competenza e genere s’intrecciano, appare ancora più incomprensibile e dannoso.