L’alimentazione è uno dei fattori più importanti per la salute della pelle e il rapporto che intercorre tra i cibi che noi mangiamo e questo organo importantissimo è molto stretto.
Noi siamo quello che mangiamo e soprattutto mostriamo all’esterno quello che noi consumiamo quotidianamente o che non assumiamo in modo corretto.
Alcuni disturbi cutanei appartengono per fortuna al passato remoto, ad esempio una carenza continuata e persistente di alimenti freschi, ricchi in vitamine e minerali causava una malattia nota come scorbuto, che proprio si manifestava anche a livello cutaneo con macchie colore rosso scuro che ricoprivano tutto il corpo: una forte richiesta di aiuto da parte dell’organismo.
Dalla carenza agli eccessi: l’eccessiva ricchezza di alimenti e bevande definiti “spazzatura”, ma molto amati soprattutto dagli adolescenti e la relativa riduzione di fibre, minerali e zuccheri benefici contenuti in verdura e frutta ha determinato un aumento di manifestazioni cutanee patologiche soprattutto nei più giovani.
Facciamo un esempio: una delle manifestazioni cutanee più invise proprio dai giovani è l’acne. Sembra essere un evento ineluttabile, dovuto alla tempesta ormonale che bene o male colpisce tutti indistintamente.
In realtà esistono delle popolazioni circoscritte dove questo fenomeno è inesistente. Andando a valutare il tipo di dieta si è visto che è ricca in alimenti semplici sia di natura proteica come pesce e carne che verdura, frutta, semi e tuberi, mancando completamente la presenza del latte vaccino, latticini, cereali e zuccheri semplici. I carboidrati naturali derivanti da questa dieta sono tutti a basso indice glicemico, quindi evitano un rialzo repentino e reiterato dei livelli di insulina. Questo ormone ha una influenza sulla ghiandola sebacea, stimolandola, da qui il passo verso una ostruzione per un eccesso di sebo e una conseguente infezione da parte dei batteri che popolano la cute è molto breve.
Ma cosa c’entrano latte e latticini? Da studi scientifici si è visto come dopo il loro consumo si elevano in modo evidente i livelli di insulina . L’utilizzo di latte più “magro” come quello parzialmente scremato non migliora la situazione, anzi la peggiora. I lavori pubblicati ipotizzano che la funzione del latte fisiologica, cioè il supporto per organismi in rapida crescita, come i vitelli, porti alla contemporanea attivazione e inattivazione di specifiche sostanze stimolanti il recettore per gli ormoni androgeni, cioè gli ormoni sessuali maschili, la comedogenesi, l’aumento e l’accumulo dei grassi a livello delle ghiandole sebacee e l’infiammazione dei follicoli.
Di contro una dieta ricca in pesce, verdura e frutta possiede un effetto protettivo sulla gravità delle manifestazioni acneiche.
Un’altra malattia cutanea, la psoriasi, riconosce nella sua origine e manifestazione oltre ad una influenza del sistema immunitario anche fattori ambientali tra cui l’ alimentazione.
Non è un caso che una elevata percentuale dei pazienti con psoriasi sia in sovrappeso o francamente obeso. Un aumento del peso condizione la comparsa dei sintomi, la gravità della malattia e la risposta ai trattamenti: spesso questa condizione patologica è associata a un aumentato consumo di zuccheri semplici, proteine animali e grassi. La riduzione anche modesta del peso attraverso una dieta congrua che elimini o riduca drasticamente questi nutrienti a vantaggio di un maggiore consumo di proteine vegetali, carboidrati complessi e omega 3 ha una sua influenza nella risposta positiva al trattamento.
Altre malattie della pelle hanno dimostrato una relazione con la alimentazione, come ad esempio l’orticaria o la dermatite atopica. In questi casi è necessario aiutare la pelle curando dall’ interno, come supplementando una alimentazione equilibrata con probiotici (i fermenti lattici) oppure evitando alimenti contaminati da coloranti e conservanti.
Come ha detto Paul Valery “Quello che c’è di più profondo nell’essere umano è la pelle”, non trattiamola come un semplice involucro e ascoltiamo le sue richieste di aiuto, ne trarremo giovamento prima che sia più difficile la guarigione e l’eliminazione del disturbo.