di Claudia Bettiol
Il ruolo delle donne nel cambiamento del lifestyle energetico.
Ci sono poche donne ai vertici delle grandi imprese energetiche, ma ci sono molte donne nelle imprese che operano nelle energie rinnovabili.
Già anni fa, quando andavo a Bruxelles per conto della mia regione, nelle riunioni internazionali sulle energie rinnovabili o sulla sostenibilità, avevamo il problema di essere in maggioranza donne. E siccome Bruxelles è molto sensibile alla parità di genere, dovevamo cercare uomini per riequilibrare le riunioni.
E se è anche vero che anni fa il tema delle energie rinnovabili era maggiormente trattato dagli ambientalisti e da pochi governi con visione strategica sul futuro industriale, è anche vero che le energie rinnovabili sono pur sempre un problema industriale.
Ed anche all’università, nella facoltà di ingegneria, quando anni fa il corso sulle energie rinnovabili era facoltativo, le aule erano composte in maggior parte da donne.
Non c’è dubbio quindi che l’universo femminile, inizialmente idealmente attratto dalla possibilità di creare un rapporto armonico con il pianeta, è poi passato pragmaticamente alla realizzazione e costruzione di questo ideale.
Così mentre le riunioni e i convegni in cui si tratta soprattutto il tema delle energie tradizionali sono quasi totalmente occupati dall’universo maschile, le donne hanno iniziato una rivoluzione dal basso.
E dopo la produzione di energia attraverso le energie rinnovabili, ora la sfida dei governi verte piuttosto sul lato consumo di energia e, quindi, sulla efficienza energetica. Viene allora spontaneo cercare di capire qual’è il ruolo che le donne possono avere nella trasformazione del lifestyle della nostra società: da una basata su uno sfruttamento delle risorse (ambientali ed energetiche) ad una improntata su una nuova relazione con queste.
Per far ciò è necessario capire che cosa è l’efficienza energetica. A questa domanda hanno idealmente risposto tutti i piani nazionali di efficienza energetica che, soprattutto in Europa, ogni paese ha predisposto. Ma questi piani mancano tutti di un aspetto fondamentale: sanno trattare le singole tecnologie e i singoli impianti ma non affrontano il tema della integrazione degli impianti e la relazione che questi stabiliscono con l’utente finale. Ossia noi.
Negli ultimi anni le tecnologie rinnovabili sono diventate sempre più mature e sono disponibili in taglie sempre più piccole, ottimali per soddisfare le esigenze di una piccola comunità o di un nucleo familiare.
Non è un caso che in UK, dove è stato da poco introdotto un supporto al fotovoltaico, il primo industriale che ha risposto al programma è stata la catena distributiva Tesco che ha aperto apposite sezioni di vendita di piccoli impianti rinnovabili e di prodotti a basso consumo energetico, rivolte ai consumatori finali. Ai frequentatori dei supermercati. A tutti noi.
E non è un caso che le previsioni di una grande imprese australiana di pannelli solari termici dicono che nei prossimi due anni gli acquisti privati di pannelli solari (ossia senza mediazione di tecnici o di imprese) passeranno dall’attuale 20 % al 40 %. Ossia il mercato del prossimo futuro sarà sempre più rappresentato dal singolo individuo e dal suo libero arbitrio.
A questo punto, se associamo il concetto di efficienza energetica all’efficienza del micro sistema energetico rappresentato da un nucleo familiare (dalla sua abitazione e dalla sua macchina elettrica), possiamo facilmente comprendere il ruolo delle donne e dei giovani nel cambiamento del paradigma energetico.
Anche la scelta del tipo di incentivo governativo, quindi, non può più essere basata solo sul contributo economico, ma deve saper affrontare la complessità dell’universo femminile, della maternità, sottolineando il valore della famiglia e di una armonica relazione con il mondo. Una visione allargata ma che contiene l’idea del valore della comunità che coniuga l’ambientalismo di qualche anno fa con il pragmatismo industriale di oggi.