Nell’ambito della 5^ edizione del “Festival delle donne e dei saperi di genere” nel segno della TRANSIZIONE, organizzato dall’Università di Bari, diretto da Francesca Romana Recchia Luciani del Centro Interdipartimentale di studi sulla Cultura di Genere, si è tenuto presso l’ex-palaposte di Bari, il seminario “GENERE E TEORIA POLITICA”.
Partendo dal libro “Ampliare lo sguardo” della filosofa Anna Loretoni (scuola superiore “Sant’Anna di Pisa), ne hanno discusso Francesca Romana Recchia Luciani, la filosofa Natascia Mattucci(Università di Macerata) e Giusi Giannelli, esperta di organizzazione del lavoro, in collaborazione con gli Stati Generali delle Donne di Bari.
Natascia Mattucci della Commissione Regionale Pari opportunità ha esaminato alcuni aspetti contenuti nel libro “Ampliare lo sguardo: secondo lei il libro è una mappatura degli studi di genere dell’ultimo trentennio ed apre nuove strade. Da’ vita al realismo cartografico dell’ingiustizia, della asimmetria e delle disuguaglianze. Invita a partire dal margine invece che dalla centralità per avere una visione diversa e richiama al realismo. Invita ad infrangere il femminismo basato sull’autocompiacimento. Invita al pensamento dell’individualismo e Della cittadinanza delle donne, valorizzando il ruolo sociale della cura, ripensando però prima a servizi di cura che mescolino la presenza degli uomini e delle donne..
Anna Loretoni, una fan degli studi di genere, che però debbono essere inseriti in altre tematiche e non studiati a se. Bisogna adottare un cambiamento di prospettive, come per esempio nel campo dei trasporti bisogna evidenziare i cambiamenti che provengono dalla diversa visione delle donne. Bisogna prima decostruire per poi aprire a nuove visioni partendo dal margine. Non solo includere le donne in politica, ma cambiare la cittadinanza politica, mettendo al centro il tema della discriminazione. Bisogna effettuare un’analisi molto attenta del potere della politica e la rilevanza dei fattori immateriali e simbolici come la povertà e la disuguaglianza, che non sono solo fattori materiali legati all’economia, ma sono foriere di scelte sociali. Le leggi posso incidere , come quella sulle discriminazioni (chiamata anche quote rosa) o sulla doppia preferenza, ma non cambiano la filosofia e la visione diversa. Le nuove generazioni, ed in particolare i ragazzi,riconoscono oggi le competenze della cura non vedendola come una materia solo femminile. Il limite del femminismo italiano e milanese è stato di stressare sulle differenze senza vedere la possibilità di una decostruzione condivisa.
Giusi Giannelli ha raccontato come da due anni a Bari è in atto un processori unione delle donne negli Stati Generali delle donne di Bari e la consequenziale nascita della Casa delle donne del mediterraneo. Da femminista degli anni ’70 non condivide la criticità della visione femminista italiana del passato, senza la quale tante conquiste non si sarebbero raggiunte, ma condivide la opportunità di una nuova storia politica della transizione.
Altro argomento trattato da tutte è stato anche il femminismo europeo e l’incidenza delle diverse culture fra nord Europa, forse ora statico, e quello del mediterraneo in crescita ed evoluzione.
Sono seguiti diversi interventi e domande dalle partecipanti
“L’invito è a disubbidire, a non farci spegnere!” Meravigliosi incontri di stimolo continuo, provocazione e crescita.