“Vidi che ogni millimetro disegnato aveva un significato e si realizzava qualcosa che avrebbe influenzato l’ambiente quotidiano dell’uomo…”
dal saggio “Tante Donne” di Vittoria De Marco Veneziano
“Vidi che ogni millimetro disegnato aveva un significato e si realizzava qualcosa che avrebbe influenzato l’ambiente quotidiano dell’uomo…”
Margarete Schütte Lihotzky
Modelli culturali ricorrenti e convenzionali intendono la figura dell’inventore associata al genere maschile. Se si pensa a un’invenzione, con un notevole grado di probabilità, ci verrà in mente un uomo.
L’idea di donna come inventrice è stata spesso sminuita e, in alcuni casi, ignorata. Non dobbiamo dimenticare che le donne sono state, per molto tempo, private del potere legale ed economico di produrre o distribuire un brevetto con il proprio nome. Sovente è capitato che prodotti, procedimenti e tecniche svolti e potenziati da donne, fossero pubblicamente convalidate a uomini.
Le cose sono cambiate solo tra l’ottocento e il novecento, allorquando sono anche aumentate le possibilità educative delle donne e questo ha influito, positivamente, sul numero delle invenzioni femminili e sui brevetti.
Occorre non dimenticare la capacità intuitiva del genere femminile. L’acutezza e la perspicacia sono importanti nell’attitudine a individuare la soluzione di un problema. Molte casalinghe hanno prodotto invenzioni eccezionali e singolari insieme.
Del resto occorre ricordare che l’esperienza è il primo incentivo per l’invenzione e molte donne hanno migliorato il proprio mondo cercando di trovare soluzioni valide e pratiche per ottimizzare la loro quotidianità.
Le donne ogni giorno – oggi come in passato – sono costrette ad assolvere più compiti. Il loro cervello è abile nel dirimere i problemi pratici. È proprio dalla necessità di rendere più agevoli i molteplici impegni quotidiani di casalinga, madre e lavoratrice, che sono nate molte invenzioni.
Le donne inventrici sono tantissime.
Fra le tante Margarete Schütte Lihotzky, testimone e protagonista dell’architettura del secolo scorso, seconda donna austriaca a laurearsi in architettura e la prima che svolgerà attività professionale. Lei nasce nell’eclettica Vienna il 23 gennaio 1897, in una famiglia benestante amante del progresso e del nuovo.
Già durante gli studi di architettura esprime il suo interesse rivolto alla razionalizzazione del lavoro domestico. Dedica tutta la sua lunga esistenza – è morta a Vienna il 18 gennaio 2000 cinque giorni prima di compiere 103 anni – al miglioramento delle condizioni di vita delle donne e delle classi disagiate.
Affermava che il dovere dell’architetto fosse quello di creare un’edilizia abitativa tale da facilitare la vita alle donne e agli uomini. Si impegnò soprattutto nell’edilizia sociale. Progettò scuole, istituzioni per l’infanzia, biblioteche, ambulatori, secondo principi che verranno a lungo riproposti.
La sua ricerca si estese allo studio dell’ambiente domestico e, in particolare, alla cucina. Da questi studi nel 1927 nasce la prima cucina componibile, la famosa “Frankfurt Küche”: la cucina di Francoforte, costruita secondo principi ergonomici.
Una cucina moderna, in cui ogni singolo elemento è subordinato all’altro e sistemato in maniera tale da ottenere il massimo rendimento. Gli elementi sono distribuiti secondo uno schema a “U”, che consente la massima libertà di movimento e abbrevia i tragitti necessari durante il lavoro. Con l’antica disposizione dei mobili si dovevano compiere diverse decine di metri ogni giorno, invece con la nuova cucina modulare i medesimi movimenti erano limitati solo a pochi metri.
Una grande innovazione!