Il 17 ottobre scopriamo che a Genova hanno avuto la splendida idea di disporre gli arresti domiciliari, per un uomo accusato di violenza domestica, a casa della moglie. Lo scopriamo perché -incredibile!- il tale ha nuovamente picchiato la moglie che a quel punto è scappata di casa con il figlio più piccolo.
Sempre il 17 ottobre ci arriva dall’ Argentina la sconvolgente notizia della violenza subita dalla 16enne Lucia Perez, drogata, stuprata, torturata e impalata, lasciata esanime davanti a un’ospedale dove poco dopo è morta. Fatichiamo a leggere gli articoli che ci documentano tanta atrocità.
Il 18 ottobre scopriamo che a Calais, in Francia, una interprete francese subisce violenza sessuale nel campo profughi dove stava girando un reportage sulle condizioni dei minori nel campo.
Il 19 ottobre a Sant’Antimo, Napoli, muore Stefania Formicola, 27 anni, uccisa con una pistola dal marito Carmine D’ Aponte da cui voleva separarsi dopo quattro anni di botte e litigi. La mamma di lei racconta che la figlia non aveva mai denunciato le violenze per paura che il marito le facesse ancora più male visto che diceva “A me la legge non mi fa niente”.
E il 19 ottobre è pubblica la notizia che nell’ospedale di Catania è morta Valentina Milluzzo, 32 anni, dopo un aborto spontaneo. Era ricoverata da due settimane, quel giorno aveva forti dolori e febbre. I familiari denunciano che nonostante dagli esami fosse evidente la grave sofferenza dei due feti e la criticità delle condizioni della madre, il medico di turno si è rifiutato di intervenire prima della cessazione del battito fetale, dichiarandosi obiettore di coscienza.
Il 20 ottobre Michele Egli, cognato di Nadia Arcudi, confessa di essere stato lui a portare in un bosco il cadavere di Nadia, che dichiara di aver trovato in casa sua già morta. Non sappiamo se si tratti di femminicidio, le indagini sono in corso. Lui ha dichiarato «Ho gettato il corpo nel dirupo, ma non l’ho uccisa. Le ho messo un sacchetto in testa, ma non l’ho soffocata».
Il 21 ottobre a Milano una ragazza di 17 anni accoltella il padre nel tentativo di difendere la madre dalle botte. L’uomo finisce in ospedale non in pericolo di vita, la ragazza viene arrestata per tentato omicidio.
E il 21 ottobre a Roma, nell’aula del Palazzo dei gruppi parlamentari si svolge il convegno “Coscienza senza diritti?” a sostegno dell’obiezione di coscienza estesa ai farmacisti che si possono rifiutare di vendere farmaci anticoncezionali previsti dalla legge, che loro chiamano abortivi. Tutti maschi i relatori, tanto i corpi sono delle donne.
Il 22 ottobre esce la notizia che la Cassazione ha annullato la condanna a 30 anni per Alberto Munos, accusato dell’efferato femminicidio della ex fidanzata Michelle Campos Verde, 20 anni, massacrata a colpi di martello e poi lasciata agonizzante sotto il letto, avvolta in lenzuola e sacchetti di plastica. Si attendono le motivazioni.
Sempre il 22 ottobre a Montecerboli, in Toscana, Petru Cornel Movila accoltella e sgozza la moglie Nona Movila che voleva la separazione, e poi si uccide. Lasciano cinque figli. La cronista de Il Tirreno si preoccupa di dirci che Nona aveva un carattere deciso, che Petru “non era in grado di reggere gli impegni di una famiglia numerosa e di una donna che sapeva anche essere indipendente”, quasi a suggerirci che le donne “troppo” indipendenti mettono gli uomini in difficoltà, poverini.
La violenza contro le donne ha tanti volti, può essere fisica, psicologica, verbale. Può essere efferata ma anche subdola, quasi invisibile, può essere agita anche dalle stesse donne. Serpeggia tra stereotipi e giudizi e condanne in ogni ambito.
A questo proposito per tutta la settimana non mancano sui social gli insulti ad Agnese Landini e Bebe Vio, ree di non avere chiesto il permesso – alla rete?- di andare in America, oltretutto vestite come pareva a loro.
A Milano le giovani attiviste dello spazio femminista del collettivo Ri-Make contestano Emis Killa che nel suo nuovo disco ha messo in rima i pensieri di uno stalker che diventa femminicida. Io gli scrivo dalle pagine di 27esimaora, lui mi risponde , dice che il rap è crudo, che quel pezzo è contro la violenza, che voleva sensibilizzare il suo pubblico. Ne nasce un confronto che allontana la distanza, nonostante non avvicini le nostre posizioni. Tracciamo una sorta di ponte, anziché il solito muro, con la consapevolezza che la strada è ancora lunga, e faticosa.
Il 29 e 30 ottobre ci ritroveremo in tante ad Osimo e Ancona per Rebel Rebel, raduno nazionale di attiviste per i diritti. Stanche di ogni forma di violenza, stanche di sentire sempre più lontane le donne al governo, che anche in una settimana come questa sono rimaste zitte. Noi non ci rassegnamo, noi vogliamo che le cose cambino. Noi vogliamo un paese laico che rispetti tutte le persone e ne garantisca i diritti, in cui poter vivere con dignità e senza paura.
1 commento
le donne indipendenti mettono gli uomini in difficoltà? Sì ma è colpa degli uomini