Cominciamo con la notizia su cui riflettere: secondo Confcommercio, il reddito reale di ogni italiano è ritornato indietro di vent’anni, al 1997. Ma, subito dopo, ecco quella positiva: almeno per qualcuno, l’occupazione cresce. Nel settore terziario, infatti, il lavoro autonomo e quello legato alle professioni non organizzate sono in aumento. Quelle di counselor relazionale, mediatore familiare e comunicatore saranno le professioni del futuro?
La relazione di Confcommercio parla chiaro, sin dal titolo, Riavviare la crescita. Il ruolo delle professioni nel terziario di mercato: se vogliamo che l’economia si riprenda, dobbiamo ripartire dal settore terziario, che, negli ultimi cinquant’anni, ha assunto un’importanza sempre maggiore in tutto il mondo, fino a rappresentare il 70% e oltre delle attività economiche in quasi tutti i Paesi. E proprio dal terziario parte il report dell’Ufficio Studi di Confcommercio, basato sui dati raccolti da Commissione Europea, Eurostat, ISTAT, INPS e Ministero Economia e Finanze e pubblicato il 12 ottobre 2016. Non solo, nel nostro Paese, questo settore rappresenta ormai il 72,9% dell’economia italiana, contro il 35,4% del 1960; esso racchiude le professioni maggiormente in crescita: le professioni “non organizzate” o “non regolamentate” che oggi, finalmente, possono contare su una normativa importantissima: la Legge 14 gennaio 2013, n° 4, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie Generale, n° 22 del 26 gennaio 2013.
Per chi non lo sapesse, così come recita la legge 4/2013, per “professione non organizzata in ordini o collegi” si intende ogni “attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo”. Come indica l’UNI, l’ente italiano di normazione, fanno dunque parte della categoria counselor relazionali e mediatori familiari, project manager e comunicatori, educatori cinofili e naturopati, massaggiatori e chinesiologi, musicoterapeuti e grafologi, progettisti di software, database e pagine web e tanti altri professionisti, che possono volontariamente afferire ad associazioni (il sito del CNEL riporta l’elenco delle associazioni professionali che hanno ottenuto un parere positivo – o negativo – dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).
Farsi strada nell’economia del secondo millennio riqualificandosi (o qualificandosi) in una di queste professioni potrebbe essere, dunque, una scelta vincente, che inizia a essere sempre più seguita: secondo Confcommercio, dal 2008 al 2014 il numero di professionisti “non ordinistici” è cresciuto del +48,8%, contro un numero di occupati totali in decremento del -3,5%. E l’Italia è terza in classifica, dopo Grecia e Romania, per numero di lavoratori indipendenti occupati (6.212.000 nel 2015, il 25,4% del totale). Il report di Confcommercio evidenzia anche come i professionisti non ordinistici siano gli unici lavoratori che, durante il periodo di recessione e stagnazione che dura dal 2008, hanno incrementato il loro reddito del +15,6%, all’interno di un mercato del lavoro che vede, nel totale, un calo del -6,3%.
Il comparto che registra il maggior incremento è il settore della sanità e dell’assistenza sociale, che include servizi sociali, di counseling, di aiuto agli immigrati, di tutela e orientamento per l’infanzia, di accoglienza per i senzatetto e così via. Counselor e mediatori familiari, in particolare – secondo una ricerca Fupsimec di qualche anno fa riportata dall’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Relazionale e Familiare ISPPREF, ente formativo riconosciuto dal MIUR e dotato di certificazione di qualità – entro un anno dal conseguimento del diploma trovano un impiego, o migliorano la propria posizione lavorativa, rispettivamente nell’85% e nel 70% dei casi.