Un film tratto dal libro autobiografico di Massimo Gramellini.
Spesso le autobiografie sono una confessione dell”’ego” più che agli asltri, a se stessi, ma questo libro diventato poi anche un film con la regia di Bellocchio ed un cast di attori ben assortiti, è uno stimolo a parlare e riflettere anche di altro.
“Fai bei sogni”, accolto con molto interesse dalla critica, è il punto di contatto tra il regista e il giornalista della Stampa.
E centrale la figura di quella madre ( morta suicida) che se ne va troppo presto lasciando il protagonista bambino, poi giovane e infine adulto (Valerio Mastandrea), avvolto nel dolore che lo accompagnerà per tutta la vita.
Dalla scomparsa della madre lo spettatore si chiede come morì davvero la madre è perché nessuno gli dice la verità, che non è deceduta per ”attacco cardiaco fulminante” (parole del padre – impersonato da Guido Caprino) ma perchè si è butata giù dal balcone?
E se davvero quella madre giovane, bella e piena di vita (Barbara Ronchi) si tolse la vita, che rapporto può esserci tra un gesto così estremo e l’amore assoluto che una madre dovrebbe avere per suo figlio?
Su questo tema che accompagna tutto il film, Bellocchio orchestra un romanzo di formazione. Con scene convincenti ed altre meno. Per esempio non è convincente la parte che riguarda la vita giornalistivca dell’autore e che lo porta i Bosnia a testiomiare le vite spezzate ed i rapporti famigliari interrotti nel sangue dai continui massacri.
Molto belli ed intimi sono invece i due episodi uno con Roberto Herlitzka, professore-sacerdote che impartisce a Massimo una severa lezione di vita («il “se” è la scusa dei falliti, le nostre vite si costruiscono sempre “nonostante” le avversità»). L’altro con Fabrizio Gifuni, un avventuroso “presidente”, un ricchissimo industriale visionario e amante del rischio, pronto a tutto negli anni di Tangentopoli. Meno convincente dell’altro episodio, ma che sembra voler riportare il racconto nella realtà storica.
Infine il rapporto con ”le madri” cioè l’aspetto materno del romanzo e film, un desiderio di accudimento interrotto in giovane età (9 anni) ed una voglia di tenerezze mancate, un vuoto che nemmeno un estranea accogliente può colmare. ”Di mamma ce ne è una sola” sentenzia un giornalista in riunione redazionale de La Stampa.
Ed il desiderio di sapere la verità vera e non narrata per compiacere i sentimenti che urgerà nel cuore del protagonista quando incontrerà una donna che lo porterò per mano a ricercare ciò che veramente era accaduto e a placare le sue ansie.
Un bel film che consiglio e su cui riflettere.
Un film di Marco Bellocchio.
Con Valerio Mastandrea, Bérénice Bejo, Guido Caprino, Nicolò Cabras, Dario Dal Pero. «continua Barbara Ronchi, Fabrizio Gifuni, Linda Messerklinger, Miriam Leone