L’ironia ci ”svela”. Lo dice Sumaya Abdel Qader, autrice del libro ”Porto il velo, adoro i Queen”.
Sumaya Abdel Qader nasce a Perugia, classe 1978, figlia di immigrati giordano-palestinesi. Dopo la laurea in biologia sta studiando per conseguire una seconda laurea in lingue e culture straniere.
Probabilmente è questa la sua strada, quella umanistica, poichè ha scritto un libro, molto al passo coi tempi ”Porto il velo, adoro i Queen. Piccole italiane crescono” – Sonzogno Editore.
Un racconto di come gli stranieri vedono con i loro occhi le abitudini e gli stereotipi italiani e viceversa. Con molta verve, arguzia e talvolta con un sorriso, ci “svela” un mondo a molti sconosciuto: quello dei figli di emigrati in Italia. E di come questa nuova popolazione che ha fatto alzare il livello demografico italiano, depresso ormai da anni, ci osserva e giudica. E ci ama.
Sei una musulmana di seconda generazione. Come vivi l’Italia? Con gioia, sorpresa, fastidio, ammirazione?
Vivo l’Italia con la voglia di contribuire a costruire il futuro del Paese. Questo implica gioia, tante soddisfazioni, amarezze e delusioni.
Ti piacerebbe tornare nel paese da cui sono emigrati i tuoi genitori (palestina/Giordania)?
In visita per ritrovare i cari parenti si. Ma l’Italia è la mia casa.
In Palestina ci sono stata una volta, in Giordania quasi ogni estate.
Pensi che la vostra generazione possa essere un anello di congiunzione tra questi due mondi?
Spero di poter contribuire a far comunicare i due mondi.
Quanti anni hai e quando ti sei sposata avresti potuto scegliere un italiano?
Ho 30 anni. Avrei potuto scegliere un italiano ma la mia è stata una scelta di fede oltre che d’amore per mio marito. Ho voluto qualcuno con cui condividere il mio percorso di crescita spirituale.
Hai dei figli. Maschi o femmine? Quanti anni hanno?
Due femmine di 4 e 6 anni.Vanno alla scuola materna delle Orsoline della Sacra Famiglia. Vanno molto d’accordo con i loro compagni.
Quali sono le cose che ti infastidiscono maggiormente dell’italiano medio e quali ami? E quali i pregi?
Dell’italiano medio non mi piace la superficialità ma amo la grande predisposizione a cambiare idea e mettersi in gioco.
Ci parli del tuo libro?
Racconto la storia di una giovane musulmana di origini “altre” ma nata e cresciuta in Italia. Si narrano episodi diversi della sua vita con ironia e semplicità. Perché le cose sono semplici e vanno raccontate così. L’ironia è uno strumento invece che mi aiuta a riprendere stereotipi e pregiudizi per poi esorcizzarli del loro contenuto preconcetto negativo.
Vuoi dedicarci una frase che ritieni simbolica del libro?
“educate i vostri figli per un tempo diverso dal vostro”.
Come vieni accolta nei luoghi dove presenti il libro?
Con curiosità, a volte sospetto, ma poi “riscoperta” per ciò che sono, semplicemente donna amante della vita che vive in modo equilibrato la sua fede e la società che la circonda.
Credi che la strada per l’integrazione sia ancora lunga? E che posto avranno le donne?
Penso che la strada da percorrere sia quella dell’interazione e cooperazione. Le donne sono decisive.
Sumaya Abdel Qader Collabora con Università e scuole italiane tenendo conferenze, lezioni e corsi su: Islam, mondo arabo-islamico, musulmani europei, immigrazione, nuovi italiani, multicultura, ecc… Una dei fondatori dell’associazione GMI (Giovani Musulmani d’Italia), ha ricoperto la carica di Segretario Generale e Vice Presidente. Scrive per il settimanale Vita e il suo inserto mensile Yalla Italia. Ha pubblicato per Sonzogno Editore nel settembre 2008: ” Porto il velo, adoro i Queen-nuove italiane crescono”