Piccolo vademecum per il cambiamento qualora ci si voglia rinnovare.
Care Amiche. Vi propongo un piccolo vademecum che vi aiuterà nel cambiamento qualora vi sentiste a disagio per qualcosa o voleste semplicemente rinnovarvi.
Spesso per raggiungere una piena consapevolezza del proprio valore occorre dare inizio a un percorso di rinnovamento.
Qui a seguire quattro semplici passi per la propria “metamorfosi”.
1. Identificazione della causa scatenante
È sempre un fattore esterno a innescare il desiderio di cambiamento e si tratta di qualcosa che andrà a mettere fine alla falsa convinzione che tutto vada bene. Spesso si tratta di una prova dolorosa come una malattia, o la morte di una persona cara, o la fine di un rapporto importante, o un licenziamento …
Ogni incidente di percorso che si incontra sulla propria strada costringe ad adattarsi. Solo, talvolta, la causa scatenante può assumere una forma più sommessa, più discreta e in questo caso c’è qualcosa che obbliga a interrogarsi e che fa balzare agli occhi il proprio disagio.
I protagonisti di un film o di un libro nei quali ci si identifica, un incontro che mostra un altro modo di agire o pensare… Questo avvenimento fa prendere coscienza del fatto che non si è felici.
Ma come riconoscere il cosiddetto fattore scatenante? Semplice: ascoltando i segnali che la propria mente e il proprio corpo inviano. Ci si pone nuove domande? Si ha un calo del desiderio persistente? Un calo dell’entusiasmo? Un calo dell’autostima?
In caso di smarrimento questo piccolo esercizio può essere di aiuto.
Prendete un foglio e tracciate quattro colonne su cui scrivere:
“Di cosa sono più fiera di me” (successi, carattere, affetti, etc…)
“Di cosa sono meno fiera di me”
“Cosa ammiro di più negli altri”
“Cosa non sopporto negli altri”
Segnate solamente sei risposte per colonna. Né una di più né una di meno. Se una voce tornasse più volte, significa che sentite il bisogno di cambiare proprio in quel settore.
2. Vincere i dubbi
“Sì, ma…”, “E se non riesco?” , “Cosa diranno gli altri?”, “Sarò davvero più felice?”…. Queste e tante altre domande simili sono quelle che fanno vacillare le proprie certezze perché cambiare significa rischiare, esplorare nuovi territori, incontrare l’incertezza, l’evanescenza, il vuoto e andare al di là a qualcuna può pesare.
Anche se inquietante, il periodo dell’incertezza è comunque indispensabile: si tratta, infatti, di una fase decisiva che permette di verificare quanto il proprio desiderio, il proprio bisogno sia legittimo. Senza non si potrebbe sapere quanto la propria voglia di metamorfosi sia fondata. Senza contare che tutto questo è un incitamento a stilare una lista di “vantaggi e svantaggi” concreti permettendo, così una scelta estremamente consapevole.
Sentirsi esitanti è normale, perché si compie una scelta fondamentale che è quella di cambiare o restare le stesse. L’incertezza non priva della libertà, invita soltanto a esercitarla pienamente ed è un elemento di aiuto per organizzare il proprio cambiamento interiore.
Ci sono però dei limiti. Se il dubbio permette di rimandare alcuni cambiamenti, di evitare gli errori legati all’impulsività, può anche uccidere il proprio desiderio sul nascere.
A dubitare troppo si rischia di non agire affatto. … per poi rimpiangere l’occasione perduta, ritornando così insoddisfatti al punto di partenza.
La fase dell’incertezza deve essere limitata nel tempo. Allora la domanda è:
di quali segnali fidarsi per non essere sommersi dai dubbi?
Risposta:
quando il disagio persiste e i benefici che si pensa di trarre da un cambiamento profondo superano i possibili inconvenienti, allora è il momento di procedere.
3. Superare le resistenze
Dopo i “Sì, ma non sono sicura”, è la volta dei “Sì, ma non posso”, “E’ più forte di me”, “Non ci riesco”…. Come se si stesse disobbedendo agli ordini di un superiore. Le resistenze sono meccanismi di difesa inconsci, automatici e limitanti anche se si nascondono dietro a pretesti ragionevoli.
A seconda dei casi, si tratta di giustificazioni:
fisiche: “Non sono in forma in questo momento”;
materiali: “Non ho il tempo”, “Mi mancano i soldi …”;
morali: “Non si fa”, “La vita non è tutta rose e fiori”;
sociali: “Rischio di essere rifiutata, incompresa”;
… tutte legate all’educazione, all’ambiente relazione e sociale, alle esperienze, etc. e queste reticenze hanno definito la personalità e le abitudini di ciascuno.
Si resiste perché si è attaccati a un meccanismo diventato familiare, naturale, e che ha permesso, se non di vivere pienamente, almeno di sopravvivere senza troppi problemi. Volersi disfare delle proprie resistenze o provare a neutralizzarle è allo stesso tempo vano e illusorio.
Cosa fare allora? Semplicemente riconoscerle. Questi commenti interiori che mettono a rischio il proprio desiderio di cambiare si contraddistinguono spesso da frasi negative: “Non posso”; “Non ho i mezzi”; etc. Se da un lato rappresentano un freno al cambiamento, dall’altro hanno il merito di invitare a ripensare alla lista delle proprie priorità: “Cosa conta davvero per me oggi?”. L’interesse accordato dagli altri, mantenere un’abitudine, restare fedele all’educazione ricevuta, oppure il bisogno di una felicità profonda?
Le resistenze, ripeto, aiutano a rendere le proprie scelte non solo possibili ma anche consapevoli.
4. Passare all’azione
Questo quarto passo segna il passaggio dal desiderio all’azione e cioè come riconoscere quando è il momento giusto per concretizzare. Per questo momento basta fidarsi dell’intuito. Sta tutto qui. Ascoltando noi stessi, ci si rende conto di essere stanchi: (“Se continuo così muoio”) sentendoci in disaccordo con quello che si vorrebbe essere.
Attenzione: non si diventa attori della propria vita in modo repentino. La teoria dei “piccoli passi” è la più adeguata. Puntare a obiettivi troppo radicali rivela ombre nascoste. Il vero cambiamento si concretizza piuttosto nei gesti più normali come quello del tempo trascorso giocando con i propri figli piccoli; discutendo con quelli adolescenti; aiutando la vicina anziana; chiacchierando con il negoziante; … Agire nel quotidiano con rinnovata vitalità è il miglior modo di cambiare se stessi nel profondo.
Il cervello, infatti, non può dimenticare i vecchi schemi ma può registrane dei nuovi in sostituzione. È quindi essenziale ripetere il nuovo comportamento tutti i giorni per acquisirne l’abitudine.
Una nuova abitudine, infatti, si acquisisce nel giro di tre settimane/un mese se si è costanti.
Inoltre, per procedere sulla via della metamorfosi, della soddisfazione personale, sono necessarie pazienza, determinazione e benevolenza. Rallegrandosi per ogni piccolo passo fatto senza essere troppo esigenti o avere fretta di essere diverse.
Concedersi il tempo per cambiare, il segreto è questo. Un tempo necessario a se stesse ma anche agli altri, che si dovranno adattare a questa evoluzione in modo da non trovarsi destabilizzati. Altrimenti la classica frase “Sei cambiata” o “Sei diversa” suonerà come un rimprovero.
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