Donne di potere e di corte nell’Italia del Rinascimento
di Raffaella de Rosa
Il Rinascimento, epoca straordinaria e tragica che contiene in sé le chiavi di lettura per capire l’Italia contemporanea, narrato e visto attraverso lo sguardo di due donne altrettanto straordinarie. La grande forza delle donne e i prodromi della nostra attualità politica sono tutti nel romanzo “Isabella e Lucrezia, le due cognate” (Marsilio Editori, 2017), splendido ritratto storico di due donne di potere e di corte, Isabella d’Este e Lucrezia Borgia, tracciato da Alessandra Necci, professoressa universitaria e avvocata.
Dopo una trilogia dedicata ad alcuni celebri personaggi francesi, Alessandra Necci volge per la prima volta il suo sguardo di storica sull’Italia e racconta, attraverso le vicende della vita di Isabella e Lucrezia, la cultura del potere che ha plasmato il nostro Paese fino ad oggi. Le “dame di potere e di corte”, spiegano così l’Italia attuale, i suoi particolarismi esasperati, la crisi dell’identità nazionale, l’irriducibilità delle fazioni, nonché l’eterna tentazione di “correre in soccorso” del vincitore.
Seguendo quello che è oramai il suo marchio di fabbrica, l’autrice intreccia due biografie in un racconto brillante come un romanzo e al tempo stesso scrupolosamente documentato come un saggio. Lucrezia e Isabella – che divengono cognate (da qui il titolo) in virtù del terzo matrimonio della Borgia, contratto Alfonso d’Este – assurgono a paradigma dell’eterno femminino, anche se in maniera diversissima, ognuna a suo modo, con i proprio pregi e i propri difetti.
Isabella, marchesa di Mantova in quanto moglie di Francesco Gonzaga, incarna la3, cerebrale, calcolatrice, in un certo senso anaffettiva ma capace di proteggere la dinastia, il regno e i sudditi, di conseguenza abile nelle strategie e nelle pubbliche relazioni, e inoltre innamorata dell’arte e del bello, per cui pronta a calarsi nelle vesti della raffinata collezionista.
Lucrezia, invece, privilegia le passioni e gli affetti, ma è capace – quando la situazione lo richiede – di trasformarsi in accorta amministratrice di alcune città dello Stato pontificio prima, e di Ferrara poi, nonché in avveduta ed elogiata mecenate.
Ognuna, del resto, è la degna figlia del proprio padre. Se la marchesa di Mantova è una perfetta erede del duca di Ferrara, quell’ Ercole d’Este non a caso detto “il Tramontana” per la sua freddezza e il suo cinismo politico, Lucrezia discende da Alessandro VI, papa sensuale, abile, coraggioso, astuto e spregiudicato, che si dimostra spesso meglio della sua fama.
Oltre a narrare delle due cognate, Alessandra Necci racconta anche dei loro genitori, delle loro famiglie, dei loro mariti, della loro progenie. Ancora, di tutto il meraviglioso mondo delle corti, dei cavalieri, delle dame, degli artisti celebri.
Isabella e Lucrezia, soprattutto, sono lo spunto e in un certo senso il “pretesto” per descrivere tutto il Rinascimento italiano, in un modo obiettivo e approfondito. Un Rinascimento che non è solo “l’età dell’oro” trasmessaci da una lettura troppo agiografica, ma è anche e soprattutto una fase tragica, complessa, densa di contraddizioni e dicotomie. Una fase che dice molto di un Paese – l’Italia, appunto – ricco di individualità a volte straordinarie, ma incapace di progetto comune e quindi impossibilitato a divenire uno stato nazionale.
BIOGRAFIA
Alessandra Necci è nata a Roma e ha un figlio, Lorenzo. È professoressa universitaria e avvocata. Si è laureata con lode in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e specializzata a Sciences Politiques a Parigi, dove ha lavorato e vissuto. Inoltre ha lavorato a lungo nelle Istituzioni ed è stata consigliera per le Relazioni esterne del Presidente del Senato. Ha pubblicato con Gangemi Storia di Nausicaa e con Marsilio Il prigioniero degli Asburgo. Storia di Napoleone II re di Roma (2011, due edizioni), Re Sole e lo Scoiattolo. Nicolas Fouquet e la vendetta di Luigi xiv (2013, due edizioni, Premio Fiuggi), Il Diavolo zoppo e il suo Compare. Talleyrand e Fouché o la politica del tradimento (2015, due edizioni, Menzione Premio Terriccio, Finalista Aqui Storia, Premio Eccellenze italiane nel mondo, Menzione 100 eccellenze italiane). È opinionista televisiva, ed è professore a contratto integrativo all’Università Luiss Guido Carli. È Segretario generale della Fondazione Necci, per cui ha curato Memento. La mia storia, di Lorenzo Necci. È stata insignita dell’onorificenza di Chevalier de l’Ordre des Arts e des Lettres dal Ministro della Cultura francese.
Raffaella De Rosa, romana, due figli, è giornalista e ha scritto per il quotidiano Il Tempo di Roma e per l’agenzia di stampa parlamentare Attualità del Parlamento. Dopo la laurea in lettere a La Sapienza, ha collaborato alla cattedra universitaria di Letteratura Italiana dell’ateneo romano e all’Enciclopedia Italiana Treccani. Oggi è responsabile comunicazione dell’Associazione Generale Cooperative Italiane.