Siamo ormai entrati nella primavera e la prova costume è dietro l’angolo. Quali sono gli alimenti sì e quali no per affrontare al meglio la rinascita primaverile?
Questi due esempi che prendo in considerazione fanno parte degli alimenti no, quelli da evitare se non si vuole appesantire il proprio metabolismo e di conseguenza il fisico.
Merendine, Vade retro!
Questo termine può sembrare un po’ arcaico, oggi è più facile sentire parlare di snack dolci o salati, ma io preferisco ancora questo termine che mi riporta ai giorni di scuola quando a ricreazione ognuno aveva qualcosa da sgranocchiare, spesso preparato con amorevolezza dalla mamma, a volte comprato lungo la strada (perché a scuola si andava a piedi), non esistevano distributori di merendine industriali, quindi chi era senza doveva digiunare fino a pranzo.
Per merendine si intendono tutti i prodotti da forno in genere dolci ma anche snack salati che campeggiano nei banchi dei supermercati, spesso supportati da una pubblicità accattivante, possono essere anche vendute in distributori diffusi nelle stazioni, uffici e in generale sul territorio.
Tutti questi prodotti rappresentano un serio problema per la salute e vediamo perché.
Intanto sono ricchi in conservanti e coloranti. Una ricerca di qualche anno fa ha messo in relazione gli additivi con il peggioramento o la slatentizzazione dei disturbi del comportamento nei bambini, : deficit della attenzione, difficoltà nell’apprendimento e iperattività. Ma i pericoli non finiscono qui.
Alimenti ricchi in carboidrati raffinati come questi prodotti non apportano né vitamine, né minerali e fibre, ma aumentano il livello di glucosio nel sangue quindi con un forte stimolo alla produzione di insulina. Questo comporta una brusca caduta della glicemia con un rinnovato senso di fame, quindi lo stimolo a introdurre altri alimenti a base di carboidrati, uno stimolo alla produzione da parte del nostro corpo di grassi , con un pessimo effetto sull’apparato cardiovascolare. In genere per produrre le merendine si utilizzano oli poco pregiati anzi potenzialmente pericolosi come l’olio di palma raffinato che viene anche utilizzato in genere dalle friggitorie. Nella lavorazione e raffinazione perde il suo intrinseco potere anti-ossidante ed essendo ricco in acido palmitico aggredisce il sistema cardiocircolatorio.
Ma perché viene utilizzato olio di palma?
Si trova anche nelle creme spalmabili, come la Nutella, perché ha proprietà addensanti, ma anche dà cremosità oppure un aspetto croccante se in forma liquida.
Viene preferito al più salutare olio di oliva perché quest’ultimo, a parte il costo, è meno resistente alle condizioni in cui gli alimenti vengono conservati.
Chi è allergico a noci e nocciole deve stare attento a consumare questo olio, benché trattato industrialmente, perché la reazione allergica è dietro l’angolo, inoltre è predisponente a malattie come diabete e obesità.
E’ ancora da esplorare fino in fondo la relazione tra questo olio e l’innalzamento del colesterolo soprattutto la frazione LDL. Per la potenziale carcinogenicità, vale il discorso che si fa per tutti gli oli quando sono sottoposti a riscaldamento con la cottura, perchè vengono generati composti cancerogeni.
Uno studio molto recente mette in relazione l’aumento di sostanze favorenti l’infiammazione circolanti con il consumo di olio di palma. Queste sostanze determinano un incremento di patologie cronico-degenerative e un conseguente aumento del rischio di morte.
Hamburger: No grazie
Chi , come chi scrive, è più “datato”, ricorderà una pietanza che veniva propinata dalla mamma premurosa dal nome “svizzera”: carne macinata e pressata che veniva cotta in un padellino con burro o con olio. Il nome pare derivi proprio dalla Svizzera dove questa grande polpetta di carne macinata riscuoteva un certo successo . In realtà era la copiatura dell’hamburger Americano , importato da emigranti il secolo scorso.
Tutti noi conosciamo l’hamburger servito nei fast food , si presenta come un panino di pane morbido e in genere bianco, farcito con della carne macinata di manzo o in alternativa di pollo, in precedenza cotta alla piastra o alla griglia. L’hamburger originale nasce dall’impasto con carne rossa magra e grassa che rappresentava una valida strategia per smaltire i “ritagli” di macelleria. In genere la componente grassa è abbastanza elevata e questo fa salire il contenuto di grassi saturi e colesterolo presenti nel panino.
L’hamburger in genere viene servito con un corollario di salse, come la ketchup o la senape, con formaggio tipo sottilette, con verdure grigliate (cipolle, melanzane, zucchine), sottaceti, bacon o anche uova.
Senza queste particolari aggiunte è comunque sempre un alimento ipercalorico a causa dell’elevato contenuto in grassi della carne e degli zuccheri presenti nella farina bianca del pane.
Manca invece di fibra alimentare, vitamine e minerali. Quindi è un pasto squilibrato, se poi viene consumato velocemente può indurre ad un ulteriore consumo di cibo per un senso di mancata sazietà.
Non parliamo poi se si associano un bel piatto di patatine fritte, complemento in genere sempre molto gettonato.
Ma vediamo qualche numero.
Un hamburger medio di circa 200 g porta da solo circa 500 calorie, di cui due terzi in grassi e zuccheri. Un pasto completo a base di proteine animali come la carne bianca di pari peso, completa di un panino integrale e verdura cruda condita apportano 120 calorie in meno e la quota in grassi e zuccheri è dimezzata mentre si alza la quota proteica e le fibre.
Sicuramente il potere saziante di un pasto di questo tipo è diverso da quello di un hamburger.
Discorso lievemente diverso se l’hamburger viene fatto al momento con carne la più scelta possibile, viene cotto senza grassi e soprattutto viene consumato non in un panino con salse e intingo lima con un più sano piatto di verdure crude.
L’apporto calorico per 100 g è di 210 calorie circa, di cui la metà è costituita da grassi. Sempre comunque un pasto impegnativo, anche per la quota di sodio che è comunque discreta, circa 65 mg (consideriamo che il nostro fabbisogno giornaliero è di 5 g massimo e che il sale è presente in misura variabile in tutti gli alimenti).
Una piccola parentesi sul sale, alcuni alimenti ne hanno veramente tanto come , ad esempio, il formaggio, circa 1.2 g per 100 g. La salsa di soia ben 1 g a cucchiaino, un cucchiaino di dado ne contiene, se presente il glutammato monopodico, circa mezzo grammo .