Quello inerente le mutilazioni genitali femminili è un dramma planetario esteso a circa 200 milioni di donne che per quanto particolarmente diffuso in alcune aree africane, asiatiche e mediorientali sta assumendo notevole rilevanza anche in paesi culturalmente estranei a retaggi ancestrali finalizzati esclusivamente al controllo della sessualità femminile, con effetti talvolta letali.
Non ultimi gli Usa, dove nel corso degli ultimi vent’anni, complici gli ingenti flussi migratori, il numero delle vittime potenziali è addìrittura triplicato. In base ai dati rilevati nel 2012 dal Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta infatti, almeno 513mila ragazzine sarebbero state clandestinamente sottoposte a simili torture, la cui illegalità – a fronte dei provvedimenti adottati in almeno 25 stati – era stata formalmente sancita dal Congresso nel 1996.
E non è certo bastata l’esemplare condanna a 10 anni di reclusione comminata nel 2006 a un etiope (reo di aver menomato la figlia di due anni con un paio di forbici) a ostacolare la sopravvivenza di tradizione barbara e desueta. Per 12 lunghi anni, all’ombra di un anonimo ambulatorio di Livonia, Jumala Nagarwala (stimato medico dell’Henry Ford Hospital Emergency Room di Detroit) avrebbe persistito nelle pratiche circoncisorie a danno di bimbe tra i sei e gli otto anni di età, da cui in seguito sarebbe stata indicata quale esecutrice materiale degli interventi.
Incriminata dagli agenti dell’Federal Bureau of Investigation e tuttora in attesa della sentenza emessa a suo carico (circostanza inedita) dalla corte federale del Michigan, la 44enne originaria di Northville rischia di trascorrere in resto dell’esistenza in carcere.
“Malgrado il giuramento prestato all’inizio della professione (procedura risalente al IV secolo a.C. e inerente la tutela dei pazienti, n.d.r.) la dottoressa non ha esitato a brutalizzare le piccole, approfittando della loro vulnerabilità“, ha osservato Kenneth Blanco, assistente del Procuratore Generale. “Il Dipartimento di Giustizia sta cercando di debellare le Fgm (Female Genital Mutilation, n.d.r.) dal paese e ricorrerà a qualsiasi mezzo consentito per impedire ulteriori abusi e sofferenze fisiche“.
Ma le ferite inferte alle malcapitate non guariranno forse mai: infezioni ricorrenti, insidie sanitarie incombenti su eventuali gravidanze, rapposti sessuali estremamente problematici e dolorosi contribuiranno a eternare il ricordo dell’atrocità subita per mera volontà altrui.
Le dinamiche dei soprusi sono emerse del resto dagli stessi atti processuali, parzialmente divulgati dall’autorevole quotidiano locale Detroit Free Press: “Quasi tutte le bambine individuate provenivano dal Minnesota, distante 1.046 chilometri dalla nostra città. Credevano di partecipare a una ‘gita speciale’, invece venivano condotte nello studio dell’indagata, che le operava vincolandole al segreto“.
Resta il fatto che, il legale Daniel Lemisch ne è assolutamente convinto, “la società moderna non ammette queste pratiche barbare e coloro che le praticano devono essere severamente perseguiti“. Anche se non sarà facile sventare definitivamente un fenomeno che contrriamente alle aspettative sembra attestato in costante crescita.