La reazione di molti genitori al ripristino dell’obbligo sui vaccini rivela i limiti moderni della coscienza collettiva.
La presentazione del decreto che ripristina l’obbligo dei vaccini ha, come ampiamente previsto, scatenato reazioni su entrambi i fronti. L’intero Paese era pronto, schierato in due fazioni opposte (ma questa è una nostra abitudine, collaudata fin dall’antichità: da Guelfi contro Ghibellini in poi, attraversando un’allegra carrellata di dualismi storici) entrambe adeguatamente equipaggiate per ingaggiare una battaglia all’ultimo sangue. Così, tanto per non abbandonare il tema “siringhe”.
La conferenza stampa quasi congiunta del Presidente del Consiglio Gentiloni e del Ministro della Salute Lorenzin ha dato il via alla fase più acre del dibattito.
Nel frattempo, forse per rompere le righe di una faida che stava prendendo una piega un po’ monotona, una parte degli elementi già schierati ha dato vita ad un nuovo gruppo, quello dei diversamente vaccinisti. Si tratta di un folto raggruppamento di persone che si esprimono in generale a favore dei vaccini “ma…”. Ma non all’obbligo, ma non a tutti, ma voglio più sicurezza, ma ci vuole migliore informazione…
La scelta dell’imposizione è stata giustificata dalla politica come la risposta alla situazione di emergenza che sta affliggendo l’Italia. Le coperture vaccinali non sono migliorate, neppure a seguito degli sforzi delle istituzioni per sensibilizzare la cittadinanza nei confronti del rischio di epidemie per malattie che davamo per debellate (almeno alle nostre latitudini). La situazione rischiava di sfuggire di mano, i grafici epidemiologici di accentuare il loro andamento minaccioso.
Di fronte a una tematica complessa e multifattoriale come quella dei vaccini, che coinvolge la scienza medica ma anche l’emotività dei genitori e le loro insicurezze, è normale che qualsiasi iniziativa (in particolare, in un momento storico come quello attuale) desti scalpore e dia adito a interpretazioni eterogenee e anche scomposte. E’ piuttosto prevedibile aspettarsi incertezza in merito agli eventuali esoneri da parte di genitori di bambini con particolari problemi di salute, abrasività di fronte alle liste d’attesa presso i centri vaccinali, domande riguardanti la possibilità di rimandare l’immunizzazione dei propri figli a dopo l’iscrizione scolastica in caso di disturbi ritenuti incompatibili con la procedura.
Così come sarebbe stato verosimile leggere dei dubbi riguardanti i controlli prevaccinali (che, tuttavia, come detto e ripetuto, sono esami inutili e costosi), i sintomi che sconsigliano di sottoporre i piccoli alla vaccinazione, i possibili effetti collaterali di uno specifico vaccino.
Ma, se voi apriste Facebook cercando i più recenti post sul tema, vi accorgereste che i toni sono di tutt’altro tenore. Circolano all’impazzata link che rimandano a fonti palesemente non ufficiali, bizzarramente “alternative”, impossibili da assumere come attendibili da qualunque individuo ragionevole e non intellettualmente disonesto. I commenti non esprimono paura, il sentimento più comprensibile quando un genitore si trova ad esporre il proprio figlio a quello che ritiene essere (a torto o a ragione) un rischio per la sua salute. Riflettono rabbia e bassa coscienza civica. Il pensiero dominante fa riferimento al godimento dei privilegi che il vivere in società ci offre, senza doverne pagare i costi. Senza responsabilità sociale, senza spirito collettivo.
Oggi godiamo tutti dei vantaggi derivanti dalle estese campagne vaccinali portate avanti nei decenni scorsi. Non dobbiamo fronteggiare il rischio dei danni permanenti da polio, della morte per tetano o il terrore del vaiolo. Tuttavia, non ci rendiamo abbastanza conto del fatto che queste opportunità ci sono state offerte da coloro che hanno sentito la necessità di garantire un’eredità di valore alle generazioni future, creduto nel bisogno di aumentare la qualità della propria vita rispettando e favorendo la libertà altrui e inserendosi in un framework virtuoso di miglioramento generale della società.
Al di là dell’efficacia e della sicurezza dei vaccini (che non sono certamente io a confermare, ma la comunità scientifica e anni di vaccinovigilanza) forse molte delle polemiche sui vaccini sono legate alla nostra incapacità di reggere un carico che vada al di là delle responsabilità strettamente legate alla nostra persona. Nonostante tutto il buonismo che circola nei social network, i continui riferimenti alle iniziative benefiche, il tam tam dei proclami che inneggiano alla generosità ed alle iniziative sostenibili, siamo ripiegati su noi stessi e fatichiamo a cogliere il senso vero dell’esistenza, il nostro inserimento nella delicata e per certi versi magica, sorprendente trama ordita dalla natura, nella quale ognuno di noi necessariamente, anche contro la propria volontà, condiziona gli altri.
La nostra mentalità moderna, tutta efficienza e reazione immediata, rifiuta ciò che comporta investimenti per il futuro, impegni ed esposizioni coraggiose ed altruiste, anche quando, come nel caso dei vaccini, benefici individuali e collettivi coesistono. Non c’è la malattia, ora, qui e di mio figlio, non muovo un dito. Perché mai dovrei preoccuparmi di un rischio, remoto e magari inverosimile, in particolare se questo è più un pericolo per altri bambini che per il mio?
L’antivaccinismo rivela più egoismo che timore, più chiusura che preoccupazione. I vaccini sono una scelta virtuosa, sicura ed efficace: perché fare in modo che sia trasformata in un obbligo o, peggio ancora, rinunciarvi?
Monica Torriani è moglie, mamma di quattro ragazzi, farmacista e blogger. Si occupa di Salute e Benessere per WELLNESS4GOOD, il sito che ha fondato.