Monica Bellucci, come molte altre star, guarda all’omeopatia con fiducia: ben riposta o incompatibile con la consapevolezza?
Nel corso di un’intervista rilasciata qualche anno fa al settimanale Vanity Fair Monica Bellucci ha dichiarato di ricorrere fiduciosa all’omeopatia (qui il link all’articolo). L’asserzione è emersa allorché la giornalista si è mostrata incuriosita dal suo stato d’animo nei confronti di un evento naturale come la menopausa. Domanda cui la bellissima attrice ha risposto: “Sono mentalmente pronta, e non mi fa paura. Da grande sostenitrice dell’omeopatia, penso di ricorrere in primis alle alternative che offre. Poi vedrò se ho bisogno delle tradizionali terapie ormonali sostitutive”.
Abbastanza prevedibilmente, la sua esternazione è stata subito trasformata in un endorsment da una nota azienda di prodotti omeopatici. Uno spot gratuito di cui certo la signora Bellucci (che io peraltro seguo con ammirazione) non è responsabile. Malgrado ciò, mi sono domandata sul perché una persona così in vista ritenga di esporsi in maniera evidente su questioni che, coinvolgendo la salute, hanno una componente di rischio potenziale. L’unico motivo verosimile è la mancanza di percezione di una minaccia.
La nostra attrice, simbolo mondiale della femminilità mediterranea, non è l’unico personaggio di fama planetaria che dichiara di ricorrere alle medicina alternative. E, come molti altri, leggendo qua e là alcune interviste, l’impressione è che condividano l’aspetto “naturale” di queste discipline. Il fatto che siano associate ad un numero minore di effetti collaterali e che questi siano generalmente di bassa intensità, che si possano somministrare senza problemi in gravidanza ed ai bambini piccoli. Sono tutti aspetti che comportano l’abbassamento dei livelli di guardia, la maturazione di sentimenti di fiducia. Molte persone, anche fra gli utilizzatori frequenti dei rimedi della tradizione hannehmaniana, non sono consapevoli che l’omeopatia non c’entra assolutamente nulla con la natura (primo grande equivoco).
La serenità con cui Monica Bellucci ha parlato di omeopatia non mostra le tracce della riflessione sofferta e ponderata di chi percepisce i rischi per la salute, ma esprime la fiducia che accomuna la maggior parte dei consumatori nei confronti di prodotti presentati come curativi ed innocui al tempo stesso. Questo è il secondo grande equivoco che origina intorno all’omeopatia e che contribuisce a mantenerne diffuso l’utilizzo. Volendo essere precisi, l’omeopatia è in effetti relativamente (poi vedremo perché non del tutto) innocua. Si tratta infatti di estratti che vengono diluiti in acqua in maniera tanto spinta da raggiungere concentrazioni impossibili da individuare, anche con gli strumenti più sofisticati. Sostanzialmente, è acqua, nulla di più. E molto costosa, per giunta. Questo terzo misunderstanding trae origine dai concetti esoterici di cui è intrisa la dottrina omeopatica.
Ma allora perché parliamo di rischi per la salute?
Malgrado il tono della conversazione di Vanity Fair fosse più da salotto che da corsia di ospedale, abbiamo osservato in seguito ai tristissimi episodi delle ultime settimane quanto sia facile scivolare dal primo al secondo. Mi riferisco alla morte di Francesco, il bambino di Pesaro la cui otite, “curata” con l’omeopatia, è evoluta fino ad intaccare il cervello. Questa dolorosa vicenda (ne ho ormai parlato tante volte, ma il dolore e la rabbia per la sua incomprensibile gestione non accennano a diminuire) ci impone pesanti riflessioni. Ciò che sappiamo per certo è che la volontà dei genitori del piccolo era quella di fargli del bene. Che si sono posti nei confronti dell’omeopatia e del medico che la prescriveva al loro figlioletto con fiducia, convinti di fare la cosa migliore per lui. Questa è la ragione per cui hanno continuato a somministrargli acqua anziché le medicine di cui aveva disperato bisogno. In questo caso l’omeopatia e i professionisti che la esercitano sono doppiamente responsabili per ciò che è successo: in primis perché al bambino sono state date sostanze prive di efficacia dimostrata (e dimostrabile) e in secondo luogo perché è stato allontanato dai farmaci che lo avrebbero salvato.
Le aziende del settore ci tengono a ricordare che quella che la scienza (e la ragione, in definitiva) definisce acqua possiede, in realtà, virtù aggiuntive, che derivano dalla sostanza che un tempo in essa fu disciolta. Questo principio, conosciuto come “memoria dell’acqua”, è romantico, magnetico, ha presa sulle persone. Ma la ragione non ci deve mai abbandonare quando parliamo di salute. E la ragione ce lo dice chiaro e cristallino: acqua.
Non corriamo il rischio di un ulteriore equivoco: è sbagliato associare l’omeopatia alle terapie alternative. La fitoterapia, che molti accostano all’omeopatia nel grande calderone delle medicine alternative, ha basi farmacologiche. Si basa sull’utilizzo di estratti vegetali titolati, ossia la cui concentrazione è dichiarata e verificabile. Anche l’aromaterapia ha fondamenti scientifici: gli olii essenziali esistono, hanno effetti precisi sull’organismo e sono titolabili. Non fidiamoci di ciò che viene presentato come innocuo: se ha effetto farmacologico porta con sé anche il rischio di reazioni avverse, dacchè in farmacologia i due effetti non possono che coesistere.
I rimedi omeopatici vengono venduti in farmacia, in confezioni e secondo procedure del tutto simili a quelle dei medicinali. Ma non sono medicinali. Possiamo quindi parlare di un ulteriore equivoco. Per questo la scienza in generale e, in particolare, i suoi più autorevoli esponenti, chiedono chiarimenti.
Nulla a che vedere con la limitazione della libertà di cura, come vogliono farci credere coloro che alimentano questo business. E’ giusto che chi desidera assumere prodotti omeopatici, lo faccia nella più totale autonomia decisionale. Ma consapevole che si tratta di composti la cui efficacia non è dimostrata né dimostrabile (nulla più che placebo) e quindi al di fuori del servizio sanitario nazionale. Perché fatti drammatici ed evitabili come quello accaduto a Pesaro non si verifichino più, è necessario che le istituzioni prendano posizioni ferme e decise in merito all’omeopatia, così com’è avvenuto per i vaccini. Servono provvedimenti che escludano la possibilità che, attraverso il servizio sanitario, lo Stato possa avere qualcosa a che fare con essa.
Serve anche molta informazione, che dipani la matassa ingarbugliata che oggi avvolge le convinzioni comuni sull’omeopatia. Sapere contribuisce in maniera decisiva a diradare le nubi del dubbio.
(Photo credits: biografieonline.it)
Monica Torriani è moglie, mamma di quattro ragazzi, farmacista e blogger. Si occupa di Salute e Benessere per WELLNESS4GOOD, il sito che ha fondato.
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