Trame di fili, di pennini e di pennelli
Davanti l’uscio di casa, vicino al davanzale di una finestra, davanti ad un braciere oppure con il chiarore di una candela, di un lume ad olio, a capo chino, intente a tessere l’ordito, ad intrecciare con ago e filo, a scrivere, a pitturare: tramandate dall’iconografia e dalla storia dell’arte sono immagini antiche di donne, sovente anonime, più raramente autoritratte, colte dallo sguardo attento di chi vuole consegnare ai posteri la loro esistenza e la loro presenza tanto silente quanto eloquente della loro importanza, delle arti muliebri e dei mutamenti sociali.
Per il suo vagare al viaggiante occorre una mappa, talvolta anche una galleria ideale di immagini, comodamente seduto senza muoversi, scorrendo una lettura proprio come un viaggio, magari alla scoperta di figure femminili tanto importanti quanto dimenticate per esempio nelle Marche. Una grande viaggiatrice fu Margherita Sparapani Gentili Boccapadule, i cui diari, nella versione francese ancora oggi dispensati nel mercato dell’antiquariato, restituiscono gli avvenimenti della sua epoca ed i luoghi visitati (1).
Nata a Camerino e vissuta nel diciottesimo secolo, fu una donna dalla vasta cultura, che così descriveva se stessa: “devo confessare che sono stata sempre piena di curiosità …. amo le lettere, le scienze, le arti”. Ammissione echeggiata nel 1794 da Rosa Califronia, contessa romana “: ella è perita primieramente nella musica, nel disegno e poi nelle lingue francese, inglese, latina, erudita assai, principalmente nella storia naturale, di cui conserva un ricco Museo; ed è parimente dotta in altre scienze; sicché non solo è la di lei conversazione quella dei letterati, abitatori Romani, ma di tutti i più colti e nobili forestieri, che nel di lei quadrato ingegno, nella sua erudizione, e nella facondia ritrovano un pascolo ben proporzionato al loro sapere”. In effetti i suoi salotti culturali erano ambiti anche dagli uomini, tant’è che nel 1767 il conte Alessandro Verri, suo amico fedele per anni, scrisse in un’epistola al fratello “riceve gli amici e forestieri, che la frequentano come la sola europeana di Roma” (2). E nel 1777 il pittore Pecheux Laurent la ritrasse con assoluta fedeltà alla sua indole di donna eclettica e collezionista nel suo gabinetto di storia naturale (3), quadro oggi appartenente ad una collezione privata.
Meno mondana fu Giulia Centurelli, nativa di Ascoli Piceno e vissuta nel diciannovesimo secolo. Viso tondo con lo sguardo assorto, intenso, severo: è questo l’autoritratto conservato nella civica pinacoteca di Ascoli assieme ad altre sue opere, quali il ritratto di Italo Selva, l’Amorino e la sacra famiglia. Ciò è quanto resta della sua prolifica produzione pittorica, oggi dispersa, che comprendeva disegni, miniature ed anche riproduzioni ispirate ad altri artisti per esempio Guido Reni; di questa attitudine ne fece materia d’insegnamento presso la Scuola Normale Femminile di Ascoli. Purtroppo ancora meno sono state conservate le sue poesie, di cui si ha notizia da un testo curato proprio dall’Istituto per la storia del risorgimento italiano (3), giacché svolse una fervente attività a favore del movimento risorgimentale, che le causò l’arresto ed il confino da parte della polizia pontificia, ma ciò non decrebbe il suo impegno successivo volto alla mobilitazione femminile per il plebiscito dell’annessione delle Marche al regno d’Italia (4).
Rispetto alla dispersione di gran parte dei lavori di Giulia Centurelli maggiore fortuna hanno avuto le settanta opere pittoriche e l’archivio storico di Nori de’ Nobili, vissuta nel secolo scorso, conservati nel museo a lei dedicato a Ripe, luogo della sua infanzia in provincia di Pesaro (5). In rotta di collisione con le discriminazioni misogine del tempo i suoi dipinti, tra cui molti autoritratti, trapelano l’animo di una donna travagliata dal dolore con l’anelito volto ad una pace interiore, che non troverà mai e rivelano una sapiente conoscenza dell’arte pittorica del novecento, grazie anche agli studi giovanili svolti a Firenze presso lo studio di Ludovico Tommasi, pittore macchiaiolo. La sua fama ha travalicato le Marche, infatti una prima mostra delle sue opere intitolata “Nori De’ Nobili nella comunità internazionale degli artisti” è stata realizzata a Bruxelles presso il parlamento europeo con un bel catalogo trilingue (6) e successivamente un’altra esposizione è stata allestita dal museo Alda Merini a Milano nel 2015 (7): giustizia postuma riparatrice.
Una notorietà locale marchigiana, sebbene da rivalutare a livello nazionale, è invece quella di Beatrice Piacentini Rinaldi, vissuta nel diciannovesimo secolo. Persino sui giornali e sulle riviste dell’epoca vennero pubblicate le sue poesie, sovente sonetti in dialetto, perché, come scrisse nella prefazione del saggio Poesia Vernacola Sambenedettese “…. di questo paese che a me pare il più bello, il cui dialetto, che ad altri può sembrare barbaro, ha per me tanta poesia, tanta dolcezza di ricordi da sentirne l’acuta nostalgia nella lontananza, ho cercato di ritrarre le abitudini, i sentimenti semplicemente .…”. Ed oggi San Benedetto del Tronto, sua città natale, gliene rende omaggio: la casa, dove lei visse, cioè il Palazzo Piacentini (8) oggi è un luogo dedicato alla cultura, che accoglie l’Archivio storico comunale, la Pinacoteca del Mare (bellissima!), la Sala della poesia e persino lo studio di Beatrice. Quest’ultimo, arredato con mobili d’epoca, è dotato anche del suo archivio personale dei suoi libri autografi e della biblioteca multilingue di pregiate edizioni, appartenente alla sua famiglia (9).
Se Beatrice Piacentini scriveva sonetti dialettali, Maria Ciccotti ne curava le illustrazioni. Nata in provincia di Macerata e vissuta nel ventesimo secolo, è stata un’artista di primissimo ordine. Diplomatasi all’Istituto di Belle Arti delle Marche per la Decorazione e l’Illustrazione del Libro di Urbino, curò le illustrazioni degli stornelli marchigiani; di due calendari con poesie in versi in dialetto friulano (10); de “La vedova scaltra” di Carlo Goldoni; l’edizione italiana de “La leggenda del bel Pecopino e della bella Baldura”, di Victor Hugo e di “Giacomo il fatalista”, di Diderot. Inevitabilmente la sua bravura era nota oltre i confini italiani grazie alla sua partecipazione alla Mostra d’Incisione Italiana presso il Museo statale di Kosice ed alla Mostra Internazionale di Xilografia di Varsavia. A partire dagli anni quaranta in poi il suo interesse fu rivolto alla valorizzazione del patrimonio culturale del suo paese natìo, cioè Pievebovigliana, collaborando con archeologi e con la Sovrintendenza alle gallerie delle Marche di Urbino. Quindi gradualmente la sua attività si spostò dalle xilografie finanche alla tradizione della tessitura a mano, particolarmente la tecnica dei “liccetti”, risalente al XIV secolo e diffusa in tutto l’arco appenninico umbro-marchigiano. Questa sua intensa attività incluse le sue xilografie per la pubblicazione de “La gente marchigiana nelle sue tradizioni”, di Giovanni Crocioni, la promozione dell’Istituto Professionale per la Tessitura, fino ad essere premiata nel 1971 alla Mostra dell’artigianato di Firenze, per la produzione di tovaglie ed arazzi, realizzati a mano nel suo laboratorio.
Come per i diari di viaggio di Margherita Sparapani Gentili Boccapadule anche per le sue opere l’attuale mercato d’antiquariato mostra interesse. Ed anche nel suo caso come per Beatrice Piacentini, il suo paese natale ne ha preservato l’intera collezione di tutta la sua attività, sia di illustratrice che di tessitrice, addirittura completa degli strumenti del mestiere (12). Indubbiamente Maria Ciccotti tentò di valorizzare quell’arte muliebre del ricamo e della tessitura, che per molte donne sue coetanee aveva significato anche miseria e sfruttamento della manodopera nelle rudimentali fabbriche del tempo.
A riguardo due importanti sindacaliste marchigiane lottarono aspramente per il riconoscimento dei diritti delle povere filandere: Gemma Perchi (13) e Derna Scandali (14). Nel 1918 la prima riuscì a conquistare le otto ore lavorative giornaliere per le filandaie a Jesi ed a Cupramontana, successo unico in tutt’Italia; mentre nel 1953 la seconda alla Conferenza Provinciale di Ancona della donna lavoratrice riuscì a far approvare la Carta rivendicativa della lavoratrici anconetane, tra i cui punti fondamentali si stabiliva la soglia massima del 13% di sperequazione dello stipendio tra uomo e donna e l’approvazione di un progetto di legge a tutela delle lavoratrici a domicilio.
Ed oggi nelle Marche che ne è di questa arte sopraffina, paziente del tessere e del ricamare? Se a Pievebovigliana, in provincia di Macerata, è stata preservata la collezione dei lavori di Maria Ciccotti, ad Offida, provincia di Ascoli Piceno, da qualche anno in estate si svolge La Settimana del Merletto, con convegni, concorsi, una mostra-mercato, sfilate di moda. Sempre qui è sorto il Museo del merletto (visita imperdibile!) con la raccolta dei pezzi più pregiati, dei reperti di lavorazione, delle locandine pubblicitarie delle antiche officine e molto altro (15). Ed infine a dare il benvenuto all’ingresso del paese troneggia un complesso scultoreo di bronzo, realizzato nel 1983 dallo scultore offidano Aldo Sergiacomi, scomparso nel 1994: è il Monumento alle Merlettaie, che rappresenta tre donne di tre generazioni differenti ad evidenza della tradizione continuata nel tempo (16).
Per chiudere questo cerchio di immagini e di storie del tempo delle donne marchigiane sovvengono le parole di Joyce Lussu, la cui nota biografia di partigiana e di scrittrice è legata anch’essa alle Marche: ”Tutte quelle mani operose guidate da un’intelligenza pacifica, tutto quel crescere di osservazioni e di esperienze, da cui nascono le conoscenze e le scienze utili al vivere e non al morire anzitempo, tutte quelle donne e quegli uomini senza potere, che tenacemente riallacciano i fili del tessuto lacerato da chi si è dimenticato che tutti abbiamo diritto di vivere, non sono forse quelli che dovrebbero decidere che cosa è civiltà?”.
Le note menzionate:
1. – Il Viaggio d’Italia di Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli, di Marina Pieretti in “Scritture di donne – La memoria restituita”, Atti del convegno, Roma, 23-24 marzo 2004, a cura di Marina Caffiero e Manola Ida Venzo, 2007;
2. – carteggio di Pietro ed Alessandro Verri, a cura di F. Novati e di A. Giulini, volume II (luglio 1767-68), Milano, L.F. Cogliati 1923;
3. – Lettere e poesie per una rivoluzione, a cura di Bruno Ficcadenti, edito dall’ dall’Istituto per la storia del risorgimento italiano, comitato di Ascoli Piceno, 1988;
4. – Per amore della patria. Giulia Centurelli in “Risorgimento marchigiano”, Marche, Luana Montesi, 2002;
– All’ombra del colle di San Marco: memorie storiche degli ascolani illustri e benemeriti dal 1830 ai giorni nostri, di Riccardo Gabrielli, ed. Tipografia F. Fiori & figlio, 1948;
– Dizionario biografico dei marchigiani, di Giovanni M. Claudi e Liana Catri, ed. Il lavoro editoriale, 2002;
– Donne ascolane nella storia e nell’arte, di Teresa Paoletti, ed. Società Tipografica Cooperativa, 1911;
5. – http://www.museonoridenobili.it/
7. – http://www.valmisa.com/108242/milano-dedica-una-mostra-a-nori-de-nobili
8. – https://www.comunesbt.it/Engine/RAServePG.php/P/1067610010100/M/1066410010119
9. – https://www.comunesbt.it/Engine/RAServePG.php/P/1067710010100/M/1067610010100
11. – http://www.iltelaio.info/Storia/ciccotti_3.htm
13. – http://www.iniziativalaica.it/?p=7657
14. – http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1597/derna-scandali
15. – http://www.turismoffida.com/it/museo-del-merletto.html
16. – http://www.inoffida.it/offida_054.html
“E’ un’ex dirigente bancaria, che ha svolto una significativa esperienza anche nel settore librario in qualità di redattrice per testi di saggistica e narrativa presso l’Editrice Bibliografica, Garzanti, Sellerio, Baldini & Castoldi ed il gruppo Il Sole 24 Ore-Pirola. E’ assidua lettrice di libri e coltiva le materie umanistiche, tra cui l’arte e la letteratura, oltre che la storia del novecento, il tutto meglio se declinato al femminile. E’ impegnata in varie attività di volontariato dal genere filantropico a quello culturale.
1 commento
Un bell’articolo! Resta ancora tanto da rivalutare la figura femminile nel centro-sud Italia nel corso della storia.