La vitamina B12 appartiene al complesso costituito da otto tipi di vitamina B ed è idrosolubile, cioè si scioglie in acqua; viene anche chiamata Cobalamina essendo una sostanza contenente cobalto, da cui il colore rosso scuro, ed ha dimostrato di essere un importante elemento per la longevità delle cellule del corpo umano.
E’ infatti fondamentale per il metabolismo del tessuto nervoso, ma è anche attore importante nei processi di formazione dei globuli rossi. Inoltre partecipa al metabolismo dei grassi, delle proteine e dei carboidrati, migliora la funzionalità del ferro presente nell’organismo, assieme all’acido folico interviene nella produzione del DNA e RNA e nella regolazione dei livelli plasmatici di omocisteina. Infine aiuta l’organismo a fissare la vitamina A nei tessuti, favorendo la conversione del precursore carotene nella forma attiva.
La vitamina B12 viene anche denominata “ la proteina energizzante” perché ha proprio una evidente azione di supporto in organismi stanchi e debilitati oppure convalescenti.
Di quanta vitamina B 12 ha bisogno il nostro corpo?
Secondo le tabelle RDA (Valori Raccomandati Giornalieri) la dose quotidiana consigliata per una persona in buone condizioni di salute è di 2.5 microgrammi. Il fabbisogno aumenta del 20% in media durante la gravidanza e ancora di più durante l’allattamento .
In natura la vitamina B12 può essere sintetizzata solo da batteri, funghi e alghe ed è presente in tutti gli alimenti di origine animale, grazie proprio alla sintesi operata dai batteri. Gli alimenti vegetali non contengono vitamina B12 a meno che non siano stati contaminati da microrganismi.
Alimenti come il fegato, rognone, carne, pesce, frutti di mare , uova , latte e latticini ne hanno in buona quantità e in forma umanamente attiva, quindi utilizzabile dall’organismo umano, anche se la biodisponibilità (cioè il quantitativo realmente disponibile) è comunque bassa ed è influenzata dalla luce, dalla cottura (il calore riduce del 30% il contenuto di vitamina B12) e dalla conservazione (più prolungata è meno elevata è la biodisponibilità). Gli alimenti come le alghe , ad esempio la spirulina o la nori, sono sì ricchi in vitamina B 12 ma questa non è biologicamente attiva e utilizzabile per l’organismo umano.
La vitamina B12 si accumula nel fegato, si stima sia circa 3000-3500 microgrammi nell’individuo sano adulto. Questa ampia riserva viene normalmente reintegrata con la dieta giornaliera, se così non avviene, in genere questo “tesoretto” può coprire il fabbisogno metabolico anche per lunghi periodi di tempo, stimabile in anni, nonostante che 0.5 microgrammi di cobalamina siano escreti quotidianamente con la bile e riassorbiti all’80% circa, con tracce di vitamina B 12 nelle feci e urine. La sua emivita , cioè il tempo di dimezzamento dei valori nel sangue, è molto elevata e oscilla tra i 12 mesi e i 4 anni . Esistono però situazioni parafisiologiche o francamente patologiche in cui l’assorbimento della vitamina B12 viene precluso.
Vediamo quali sono le situazioni più importanti.
Intanto il motivo più ovvio è che l’organismo non ottiene il giusto quantitativo attraverso l’alimentazione con conseguente lento esaurimento delle scorte epatiche. Il secondo grande capitolo riguarda l’incapacità del corpo di assorbire la vitamina B12 .
Perché ciò avviene? Il processo di assorbimento fisiologico di questa vitamina è complesso e richiede una sinergia di numerosi fattori che devono essere tutti presenti perché questa operazione vada a buon fine . Intanto la vitamina viene ingerita legata a proteine , quindi è necessario liberarla da questo legame per poterla utilizzare. Dopo un primo passaggio in bocca dove si producono sostanze di trasporto della cobalamina, arriva nello stomaco dove avviene la prima scissione ad opera dell’acido cloridrico. E’ sempre nello stomaco che si produce il fattore intrinseco importante per l’assorbimento della vitamina da parte delle cellule dell’intestino. La cobalamina si lega a questo fattore nel duodeno, stazione di passaggio dopo lo stomaco, e così “accoppiata” viene assorbita nella porzione finale dell’ileo, che è un tratto dell’intestino. Sembra tutto semplice ma in realtà molte situazioni possono compromettere questa dinamica , prima fra tutte la mancata integrità della mucosa gastrica e intestinale. Una condizione di diminuzione dell’acido cloridrico normalmente prodotto a livello dello stomaco impedisce che questa vitamina si sleghi dal suo legame con le proteine e quindi possa poi accompagnarsi con il fattore intrinseco : chi ad esempio assume antiacidi potenti come gli inibitori di pompa protonica che praticamente azzerano la secrezione acida corre questo rischio. Il deficit di fattore intrinseco che si può verificare a seguito ad esempio di tumori in sede gastrica oppure per una atrofia della mucosa dello stomaco (gastrite atrofica) o per interventi chirurgici demolitivi (gastrectomia) impediscono il corretto assorbimento della cobalamina. Altri fattori critici sono il malfunzionamento del pancreas (insufficienza pancreatica) , le patologie che colpiscono la mucosa intestinale causando malassorbimento come le forme autoimmuni e la celiachia. Un cronico abuso di bevande alcoliche, di acido amino salicilico, di metformina (farmaco anti diabete) , di antiacidi, di alcuni antivirali come la zidovulina, di supplementi a base di potassio e vitamina C o l’età avanzata costituiscono fattori di rischio per l’assorbimento efficace della vitamina B12.
Cosa succede quando si verifica una reale carenza di vitamina?
Sono stati descritti quattro stadi in cui si verifica un progressivo peggioramento della situazione omeostatica della vitamina fino allo sviluppo di patologie clinicamente rilevabili: già al terzo stadio è possibile rilevare una alterazione dei parametri ematochimici come l’aumento della omocisteina e dell’acido metilmalonico nel sangue, ma è solo nel quarto stadio che si osserva una alterazione dei parametri ematologici e una sintomatologia conclamata. I valori nella norma di cobalamina sono generalmente compresi tra 200 e 900 pg/ml (picogrammi), con variazioni tra i diversi laboratori.
Valori sotto la soglia minima possono indicare oltre a patologie che colpiscono i globuli rossi anche un aumento della attività della tiroide (ipertiroidismo), infezioni da vermi intestinali, una carenza di acido folico. Situazione opposta , alti livelli di vitamina B12 , si riscontrano spesso in persone obese, in diabetici con problematiche di funzionalità renale, in caso di gravi malattie epatiche. Le manifestazioni cliniche da carenza di vitamina B12 sono soprattutto forme di anemia, come la megaloblastica e l’anemia perniciosa. L’anemia megaloblastica è causata oltre che da una carenza di vitamina anche da una mancanza di acido folico, può essere secondaria all’uso di farmaci anti-virali o citotossici, ha come caratteristica la presenza di globuli rossi di forma e dimensioni anomale; l’anemia perniciosa è una forma rara di anemia in cui la mancanza del fattore intrinseco causa globuli rossi abnormemente grandi ed immaturi , sintomi neurologici e gastrointestinali con prognosi infausta se non trattata in maniera tempestiva.
Un deficit di vitamina B12 può anche causare sintomi psichiatrici e neurologici come debolezza muscolare, spasticità, problematiche visive, movimenti traballanti e andature instabili, disturbi psichiatrici e comportamentali. E’ stato inoltre rilevato che pazienti affetti da morbo di Alzheimer, nota patologia caratterizzata da disorientamento e confusione , presentano livelli di vitamina B12 abnormemente bassi nel sangue.
Un aumento dei livelli di omocisteina, fattore di rischio per patologie acute cardio e cerebro vascolari come angina, infarto, trombo embolia, ictus, si correla anche a bassi livelli di acido folico e vitamina B12 e B6, da cui è consigliata una supplementazione di questi integratori. Una diminuzione dei livelli di vitamina B12 cpuò anche causare disturbi del tratto digestivo, come la glossite, una infiammazione dolorosa della lingua, ulcerazioni nel tubo digerente, dolori addominali ma anche una alterazione delle mucose uro-genitali con conseguente maggiore suscettibilità ad infezioni locali.
Integrare o no la vitamina B12?
Nel mondo occidentale si stima che un reale deficit di vitamina B12 colpisca il 10%circa della popolazione soprattutto gli anziani e chi ha un malassorbimento intestinale cronico. In questi casi è indicata la supplementazione della vitamina , meglio per via parenterale, generalmente intramuscolo, a regime 1 mg al mese a vita.
In chi è a rischio di sviluppare una possibile carenza di vitamina B12 può essere utile il supplemento orale di metilcobalamina per lunghi periodi, dato il buon profilo di tollerabilità. Il Ministero della Salute ha stabilito un dosaggio massimo giornaliero per questa integrazione non superiore a 33 microgrammi.
A chi serve realmente aggiungere un supplemento di vitamina B12?
Grazie al patrimonio di vitamina conservato nel fegato si può stare ragionevolmente tranquilli che non è così facile sviluppare una reale carenza di cobalamina. Una dieta bilanciata, in assenza di fattori di rischio e patologie in precedenza descritti, è sicuramente sufficiente .
In chi invece fa una dieta sbilanciata per lunghi periodi, assume cronicamente farmaci e sostanze che possono interferire con l’assorbimento della vitamina, nelle persone anziane, magari con livelli di omocisteina elevati, può essere ragionevole l’idea di una integrazione, meglio comunque evitare il fai da te e seguire un piano terapeutico prescritto da un esperto, che consiglierà il dosaggio e le modalità di somministrazione più appropriate.