In un mondo dove predominano i rumori e le urla, la musica è un mezzo suadente ed appagante. E’ un sussurro per l’anima agitata dalle tempeste scatenate dalla virulenza della società contemporanea. Ma per un giovane spesso studiare musica non è facile in Italia.
Tuttavia sono molti i giovani che studiano gli strumenti musicali classici ed i più talentuosi cercano la propria strada anche all’estero dove lo studio della musica è considerato fondamentale nella formazione e si investe maggiormente nella cultura e sui giovani.
E’ il caso di Francesca Bonaita. milanese del ”97, che dopo essersi diplomata a soli 17 anni con il massimo dei voti al Conservatorio G. Verdi, vincendo il Premio Pina Carmirelli quale miglior violinista dell’anno accademico, continua i suoi studi nella vicina Lugano per un Master di perfezionamento
Come e quando è nato il tuo amore per la musica? Musicisti in casa o altro?
Non ho un ricordo preciso o definito temporalmente, se non che sono cresciuta tra musica e libri; fin da piccola ho frequentato concerti, spesso osservando i musicisti dall’alto nelle grandi sale, in galleria all’Auditorium dell’Orchestra Verdi o in sala Verdi in Conservatorio. M’incantavano gli orchestrali, in particolare il gesto degli archi che ondeggiavano sinuosi nell’aria insieme alla musica. E poi, ricordo molto bene che a cinque anni ho espresso il desiderio di travestirmi, per carnevale, nel personaggio della Regina della notte del Flauto Magico, lasciando tutti stupefatti per una scelta così poco consueta per una bambina… ma quella fantastica regina, certo temibile, secondo me aveva il dono più grande, “cantava benissimo”. E’ un ricordo vivido, il mio abito, cucito in una notte dalla mamma, era di un tulle blu Matisse, meraviglioso. Mia madre, pianista, ha sicuramente portato la musica in casa per tutti noi figli, la trama delle storie che ci raccontava da piccoli non erano le solite fiabe della tradizione, ma i racconti mitologici, i poemi cavallereschi e soprattutto le storie intrecciate delle opere liriche, in particolare Mozart e Rossini, bellissimi intrecci. Ricordo che conoscevo e cantavo tutte le arie del Barbiere di Siviglia.
Sei arrivata al top delle esperienze musicali alla tua giovane età . Ti senti sotto pressione o ti inorgoglisce?
Non direi proprio che sono arrivata in alto, mi affaccio solo ora nel panorama musicale, grande determinazione e soprattutto molto studio, ma c’è ancora molto per crescere tecnicamente e musicalmente; quest’anno poi ho avuto la fortuna di suonare in ensemble cameristici con musicisti fantastici che per una vita intera non smettono mai di ricercare il suono, l’intonazione, la cantabilità, la capacità di suscitare emozioni e dare al proprio strumento quante più voci o emozioni possibili. Il violino diventa così la propria voce mentre il palco ti insegna ogni volta di più ciò che non c’è scritto da nessuna parte; è molto interessante acquisire esperienza, imparare a gestire e controllare la fatica, la concentrazione e anche la tenuta psicologica.
Cosa pensi quando sei sul palco? Ti infastidisce la presenza della gente?
Quando salgo sul palco mi concentro molto per superare il momento della tecnica pura, su cui si lavora tutti i giorni con attenzione microscopica e su ogni dettaglio, e pensare solo alla musica e alla libertà espressiva. E’ un equilibrio sempre molto difficile da trovare, il pubblico capisce subito se il musicista è preoccupato e sta pensando solo alle note giuste, o se ti racconta qualcosa, è il potere dell’aedo. Il pubblico per me è fondamentale e diviene il catalizzatore delle mie emozioni e la sua risposta, che ciascun musicista avverte subito, diventa sinergica alla performance.
Hai molti amici o gli esercizi musicali ti portano lontano dalle relazioni con gli altri?
Ho molti amici, certo è difficile trovare tempo per mantenere i contatti, si è spesso in giro per concerti e le ore di studio al giorno sono molte, ma la vita sociale è fondamentale per un giovane musicista, specie con altri ragazzi che non lo siano e che si interessino ad altro, per ampliare orizzonti e discorsi.
La musica è per pochi o è meglio se ascoltata da molti?
La musica ha una funzione psicagogica, questo fin dall’antica Grecia, e deve essere a mio parere soprattutto rivolta in funzione dell’ascoltatore che ne diviene fruitore e oggetto ultimo; il musicista ha sempre necessità dell’ascoltatore totale, di qualsiasi musica si tratti. Certo la musica colta occidentale ha richiesto al pubblico fatica e la necessità di strumenti interpretativi specifici anche per decodificarne il linguaggio, a volte anche molto complesso. Questo tuttavia non preclude a tutti quella capacità di ascoltare ed emozionarsi che fa della musica un linguaggio profondo fatto di suoni e ritmi che appartengono a ciascuno.
I tuoi genitori ti hanno aiutata nella scelta? O solo assecondata?
I miei genitori sono stati fondamentali ma ho scelto io, e fortissimamente, di studiare il violino, di cui ho ammirato fin da piccola la bellezza della forma, in particolare del riccio e il suono così suadente. Certo loro hanno fatto in modo di offrirmi, sicuramente con grande sacrificio, le condizioni perchè potessi suonare bene, ma non pensavano che la musica potesse divenire la mia professione, piuttosto un sussidio importante per il mio sviluppo armonico, così come è stato per i miei fratelli e come lo sono state la passione per la danza, la ginnastica artistica, diversi sport e il cavallo e l’arte in genere, le visite alle mostre, le collezioni d’arte, il teatro. Poi, durante gli anni del liceo, ho maturato la consapevolezza che non avrei più potuto farne a meno del violino, nonostante l’innegabile fatica.
Qual è il tuo autore preferito?
Non credo di avere autori musicali preferiti, piuttosto ogni volta che studio un brano nuovo, solistico o cameristico, cerco di addentrarmi nel mondo del compositore, cosa volesse dire, cosa leggeva, quale era il suo ambiente e immaginarlo fisicamente, riportando nella propria mente colori, ambientazioni, sentimenti e pensieri. Lo studio della partitura, con tutti i suoi segni e il rispetto profondo per le indicazioni offerte dall’autore, diventa così estremamente interessante se associato allo studio delle fonti biografiche, epistolari e così via, in una sorta di dialogo a distanza. Questo vale anche, o soprattutto per la musica contemporanea, che è un territorio da indagare con grande attenzione. Certo, mi riconosco maggiormente in composizioni in cui la cantabilità della frase penetra con differenti stati d’animo.
Cosa ha suonato di recente ? Ci proponi qualche ‘’perfomance’’ che possiamo sentire su you tube?
Ho avuto recentemente diversi concerti, sia in duo violino e pianoforte, sia come violino spalla di orchestra sinfonica e ho dovuto studiare moltissimo repertorio anche in corsa contro il tempo. Più recenti, sono le Sonate di Strauss e di Prokoviev, Strawinsky Suite Italienne, De Falla Suite populaire espagnole, e brani più strettamente virtuosistici come Introduzione e Rondò capriccioso di Saint-Saens e Zigeunerweisen di Sarasate. Su youtube è pubblicata la registrazione live del concerto che mi ha visto debuttare con l’Orchestra Filarmonica di Bacau in Romania, nel I movimento del concerto di Bela Bartok, che è stato anche il concerto del mio diploma in Conservatorio e che rappresenta per tutti i violinisti un punto fondamentale del percorso di crescita. A breve spero di registrare il concerto per violino e orchestra N. 1 di Bartok.
In Italia si fa abbastanza per la musica? O bisogna andare all’estero?
In Italia le risorse legate alla cultura sono sicuramente molto poche, specie se raffrontate con la grande tradizione musicale del nostro Paese che ne ha creato una identità molto forte. I giovani hanno soprattutto necessità, per potersi esprimere, oltre che di studio e abnegazione verso lo strumento, di figure che sappiano promuovere e valorizzare il loro talento e la loro espressione di fronte al pubblico, e ciò non è facile, ci vuole anche fortuna, è un microcosmo complesso e difficile per dinamiche e relazioni. All’estero certamente la musica in sé ha un valore diverso ed è considerata una necessità sociale ed educativa a largo raggio, questo spiega perché è più facile fare della musica la propria professione.
E tu quali progetti hai?
Certamente a breve termine, il primo progetto è quello di completare a giugno il Master di Perfezionamento in Music Performance a Lugano con il grande violinista russo Sergej Krylov, seguendolo il più possibile negli anni futuri, così importanti per la mia formazione personale e musicale, insieme al desiderio di seguire i dettami del Maestro Accardo che rappresenta un grande punto di riferimento, oltre che la storia della prassi violinistica italiana, di dedizione e umiltà nei confronti della musica. Nel frattempo, come tutti i giovani solisti, sogno di suonare il più possibile e portare il violino in giro per il mondo, il viaggio è una grande passione…e chissà che qualche fondazione, sentendomi suonare, mi offra in comodato un violino di strepitosa liuteria italiana del Settecento…
Belà Bartók, Violin Concerto N.1 – II – Allegro giocoso
https://www.youtube.com/watch?v=16cRLZ71inQ
P.I. Tchaikovsky, from Violin Concerto op. 35, II – Canzonetta
https://www.youtube.com/watch?v=aOvEkD02XXQ&feature=youtu.be