Lei era il prototipo de “l’altra”, alta, slanciata e bionda dai capelli lunghi e lisci.
Si abbigliava per questo in modo non appariscente, mai la minigonna, sempre gonne al ginocchio, in colore coordinato al maglioncino o alla camicetta o al cappottino. Concedeva ad un solo piccolo gioiello di adornarla. Tuttavia, amava sottolineare la propria somiglianza allo stereotipo della ragazza dell’Est, pur essendo italiana da generazioni, pertanto non prescindeva mai dal portare tacchi, anche solo per recarsi dal panettiere sotto casa. Applicava ineluttabilmente ogni mattina il giusto make-up al viso, anche se avesse dovuto esclusivamente recarsi al mercato rionale.
Non sorrideva mai. Permetteva al suo volto di essere illuminato nient’altro che dalla sua radiosa pelle. Non parlava mai. Lasciava che fosse il suo corpo a parlare. Aveva studiato per quattro anni Filosofia. Aveva capito da tempo che non avrebbe dovuto smentire l’immagine che dava di sé.
Le ragazze dell’Est hanno fama di essere compite, ubbidienti, brave cuoche, brave bimbe, sempre curate, sempre gentili, sempre sottomesse, brave a letto. Amanti ideali, insomma, da contrapporre alle noie delle mogli ufficiali. Lei sapeva di essere desiderata dagli uomini italiani, ma in cuor suo sentiva che questo tipo di considerazione sviliva la donna in generale. Una sua coinquilina, invece bielorussa, era mora, scura di carnagione, occhi profondi e neri, sorridente a trentadue denti, acqua e sapone, formosa, lo stereotipo della donna latina, laureata in Fisica. Lei latina, ma dalle apparenze nordiche, l’amica nordica ma dalle apparenze latine. Il contraltare l’una dell’altra. Sebbene apparissero portate ai matrimoni facili, erano donne dai gusti difficili.
Snobbavano le amiche russe svuotatrici di portafogli italiani, perché ambivano all’autonomia economica, evitavano i locali milanesi dove si recavano le ragazze dell’est in caccia di signorotti abbienti e soli, facevano l’amore libere e felici. Entrambe sostenevano che il matrimonio fosse la tomba dell’amore, erano singles, ma senza ragnatele, e fiere di esserlo. Un dì, l’amica bielorussa si ritrovò innamorata di un docente di matematica italiano, bruttino, nerd al punto giusto, tanto benestante di famiglia da possedere una villa sua personale in Brianza. La “nostrana ragazza dell’est” pensò: l’amore è cieco, ma non così tanto, persino per una fisica bielorussa.