Migliaia di donne hanno risposto all’appello di “Non una di meno” e sono scese nelle strade del capoluogo lombardo per manifestare a favore della parità di genere e del diritto all’aborto.
di Gianna Melis
“Ve la siete cercata!” Questa è l’accusa che si sentono rivolgere alcune vittime di stupro o violenza, ed è anche lo slogan scelto dal movimento Non una di meno, che è scesa in piazza il 28 settembre in tutta Italia in occasione della giornata mondiale per l’accesso all’aborto sicuro e legale. Questo diritto delle donne, garantito dalla legge 194, viene però costantemente disatteso a causa dell’altissima percentuale di ginecologi obiettori, 7 su 10, negli ospedali pubblici. E l’obiezione, per Non una di meno, è una delle violenze che ogni giorno le donne sono costrette a subire.
Ma non è l’unica, nei reparti di ginecologia e maternità sono frequenti le violenze psicologiche, le donne e le persone intersessuali vengono trattati male, non ricevono le informazioni mediche in modo adeguato e a volte sono umiliati e sottoposti a procedure mediche coercitive. “Basta con i femminicidi e con le violenze di ogni tipo” hanno gridato le donne della manifestazione, tra musica, balli e atti dimostrativi, come quello davanti all’ingresso della sede del Corriere della Sera, in via Solferino. Le manifestanti hanno scaricato un bel mucchio di giornali accartocciati, cioè diventati carta straccia, e cartelli sui quali veniva chiesto «una narrazione non sessista delle violenze di genere»
Il riferimento era alle violenze e agli stupri di questa estate, che i media hanno strumentalizzato in modo scandaloso, dicono le rappresentanti di Non una di Meno: quando la violenza è stata inferta da un migrante le donne diventano una proprietà da difendere contro l’invasore, se invece chi compie un reato contro le donne è un italiano, come nel caso dei due carabinieri di Firenze, allora la colpa è della vittima. Che “se l’è cercata” appunto. Ma le donne non ci stanno e per dimostrarlo scendono in piazza e fanno richieste precise alle istituzioni.
In centinaia hanno percorso le vie del centro di Milano per dire «no alla strumentalizzazione del corpo femminile, per rivendicare autodeterminazione, aborto sicuro e stop alla violenza sulle donne». “Abbiamo riempito le piazze per chiedere i centri anti-violenza, gli sportelli autogestiti, le consultorie transfemministe queer, gestiti dalle studentesse e dalle insegnanti, dalle precarie e dalle migranti, cioè da coloro che lottano ogni giorno contro ogni forma di violenza, di sessismo e di razzismo”.
I prossimi appuntamenti sono: il 14 e il 15 ottobre a Pisa per la 5a assemblea nazionale di NonUnaDiMeno, dove verranno decise le future mobilitazioni e il Piano Femminista Contro La Violenza, che riguarderà i temi cari al movimento, l’autodeterminazione, la salute, la libertà di scelta, il lavoro, il welfare, l’educazione, le migrazioni e la narrazione sui media. Il 25 novembre, nella giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne, è prevista una manifestazione nazionale nelle piazze delle maggiori città italiane. Mentre il collettivo femminista Grrramigna Rimake, (via Stesani 47 – Affori, Milano), per il 7 Ottobre alle 13.30 ha organizzato la “Merenda Femminista” per imparare gli strumenti per difendersi dalle molestie per strada e dal Catcalling, sempre nella stessa sede alle 19.30 ci sarà Speed D(eb)ating un aperitivo a cura di Mshikamano con tema “Tutto quello che vuoi sapere del femminismo in 7 minuti”
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