In Arianna Ginevra Bruno si intrecciano in armonia componenti energetiche del Femminile e del Maschile. Intuizione, Pensiero Circolare, Creatività, Sintesi, Spiritualità danno la mano a Progettualità, Azione, Volontà, Analisi, Manifestazione.
Ora ha deciso di attraversare da sola l’India da sud a nord, percorrendo a piedi 3200 km, da Kanyakumari, la punta più meridionale dell’India, fino a Rishikesh, attraverso gli stati del Kerala, Karnataka, Goa, Maharastra, Rajasthan, Haryana, Dehli, Uttar Pradesh e Uttarakhand, sulle colline dell’Himalaya. Camminerà in media 30/35 km al giorno per tre mesi
Non sapevo niente di lei ma nella home di Fb, un giorno di un anno fa, ho letto un post di un’amica che faceva gli auguri ad una giovane donna in partenza per un lungo giro a piedi in India. Le parole dell’amica comune erano così affettuose e premurose da spingermi ad andare a sbirciare nella pagina Fb della giovane camminatrice e da chiederle l’amicizia senza ancora sapere nulla di lei. Sono rimasta senza parole accorgendomi che, contemporaneamente, anche lei aveva chiesto la mia amicizia e questa coincidenza mi ha spinto a cercare qualche inizio in più. Il primo post che ho letto é stato: ““Parto per cinque mesi da sola e non mi manca nessuno. Forse solo il mio fidanzato che la vita mi ha riconsegnato dopo 17 anni dal nostro primo bacio. Mi mancherà ma é in ogni mia molecola,non è presente ma questo è anche il suo viaggio. Mi sono scelta gli amici in modo che non mi leghino da nessuna parte. Loro ci sono nella dimensione reale dei rapporti,quella in cui non serve vedersi. Ci si sente con il cuore,ovunque,per sempre”
E’ stato così che ho conosciuto Arianna Ginevra Bruno che vive e lavora tra l’Inghilterra e l’India e ha sempre avuto la passione per i viaggi. E per i giri solitari per il mondo. Ed é stato così che ho desiderato intensamente inserirla tra le altre Donne Eccellenti. Una giovane donna con le idee chiare che segue i propri istinti e si muove nella vita senza lasciarsi condizionare da nulla. Mi aveva colpito un altro suo post in cui ammetteva , il giorno prima della partenza, di avere un principio di panico, subito trasformato nella certezza di non voler percorrere distanze illusorie che non portano da nessuna parte, rimanendo ferma in questo “mondo di gomma in cui nessuno si fa mai male, dove non si muore mai perché si è già morti il giorno in cui si é deciso di barattare la propria anima per quella comfort zone il cui ordine e sicurezza apparente è feroce e uccide. Sarebbe sicuramente meglio per tanti. Non per me,che sono vento e come il vento devo scorrere veloce”.
Hostess di volo e manager di cabina, musicista, terapeuta Reiki, terapeuta ayurvedica, interprete, scrittrice e fotografa, dopo essere stata in India una prima volta per seguire un corso in Ayurveda e Panchkarma, Arianna Ginevra Bruno ha ribaltato la sua vita, tornando in India ogni anno, fino a trovare una casa a Bombay, ospite di quella che definisce ormai la sua mamma indiana.
Ora ha deciso di attraversare da sola l’India da sud a nord, percorrendo a piedi 3200 km, da Kanyakumari, la punta più meridionale dell’India, fino a Rishikesh, attraverso gli stati del Kerala, Karnataka, Goa, Maharastra, Rajasthan, Haryana, Dehli, Uttar Pradesh e Uttarakhand, sulle colline dell’Himalaya, capitale mondiale dello yoga, nota anche per le sue vibrazioni rilassanti, pure e spirituali. Camminerà in media 30/35 km al giorno per tre mesi
Partner di associazione che aiuta e sostiene donne e bambini che vivono nel quartiere di Bombay a luci rosse, ha dato vita a Donnamondo che promuove le camminate in giro per l’India, anche per difendere e sostenere la condizione della donna e di chiunque sia approdato alla consapevolezza che vivere non voglia dire trascinare i propri giorni in una vita apparente ma essere costantemente presente nella propria esistenza. In ogni modo.
La intervisto mentre, in India, mentre sta per partire per la sua nuova impresa.
*Da cosa è nata l’idea di attraversare l’India a piedi?
E’ arrivata piano piano, senza un apparente motivo logico. Mi sono alzata un giorno (deve essere proprio stato a Goa)e ho pensato che attraversare l’ India a piedi sarebbe stata una grande prova di resistenza e cuore, una di quelle cose da fare almeno una volta nella vita. Vive ancora nell’immaginario collettivo l’ idea che l’India sia un posto pericoloso per una donna e che viaggiare da sole in questo paese sia un rischio. Ogni volta che parlavo della mia idea di camminare da sola da Sud a Nord ai miei amici (indiani per altro) mi sentivo sempre rispondere la stessa cosa : “ sei pazza- nella migliore delle ipotesi ti violentano e ti buttano in fosso-é una follia- ti ammazzano-“. La mia esperienza con gli Indiani fino ad allora era stata tutt’altro che negativa, niente mi faceva credere che avrei rischiato la vita in un’impresa simile. Volevo provare, vedere coi miei occhi, toccare con le mie mani e seguire un’idea che, come le cose migliori, é arrivata senza un perché. Sentivo che dovevo attraversare l’India a piedi da Sud a Nord.
*Hai già vissuto esperienze simili?
Ho riscoperto da un po’ di tempo i viaggi a piedi. Il viaggio a piedi é per me il viaggio autentico, da viandante che con uno zaino esplora in silenzio, passo dopo passo, luoghi remoti e inaccessibili, lentamente. Un approccio ecosostenibile, indipendente, naturale, accessibile a chiunque abbia voglia di fare uno zaino e camminare. L’idea di non dipendere da nessuno se non dalle mie gambe per spostarmi mi éésempre piaciuta, dopo una lunga camminata sento una grande soddisfazione placare il dolore e la fatica. Durante le mie prime camminate lunghe fatte in Italia sui colli della mia città natale (Tortona) ho provato a sperimentare la meditazione camminata. Ho sempre fatto molta fatica a concentrare la mia mentre nel presente e per questa ragione,(dopo aver constatato che questa mancanza di controllo sulla mia mente stava lentamente portando ad altri disturbi sempre più gravi) dopo diversi approcci alla psicanalisi e alla psichiatria convenzionale tutti rivelatisi fallimentari, sono stata costretta ad avvicinarmi alla meditazione vipassana per calmare una mente tanto potente quanto selvaggia e indisciplinata.
*Che differenza c’è tra la meditazione Vipassana e la meditazione camminata?
La Vipassana e’ una meditazione statica che consiste nell’osservare pensieri e sensazioni non identificandosi in esse, un tipo di meditazione che, per l’uomo contemporaneo abituato a vivere a ritmi frenetici, può risultare oltremodo difficoltosa. La meditazione camminata, invece, fornisce un approccio più dinamico .I primi viaggi di meditazione camminata si sono rivelati illuminanti, dopo aver constatato i molteplici effetti benefici di questa tecnica applicata al viaggio, ho deciso di sperimentarlo sulla lunga percorrenza, attraversando l’India, un paese profondamente spirituale, un pellegrinaggio meditativo attraverso il mio posto del cuore. Tra pochi giorni scenderò a Kanyakumari( 40 ore di treno da Bomaby), la punta sud dell’ India, lì dove il subcontinente termina e albe e a tramonti si rincorrono dietro la linea dell’orizzonte, l ’Ushuaia Indiano, e inizierò a camminare verso Rishikesh.
* Nasce con te Donnamondo. Di cosa si tratta?
Donnamondo è l’immagine di una donna indipendente ma generosa, forte ma gentile, una donna che si vuole bene e si rispetta, coraggiosa, innamorata della vita, una donna che vuole scendere in profondità per conoscere se’ stessa e le sue paure e trascenderle usando, come strumento di realizzazione di se’, il viaggio. Donnamondo sono tutte quelle donne che si rifiutano di incasellarsi nei soliti schemi sociali preconfenzionati che le vogliono succubi delle loro insicurezze e si ribellano a ruoli e dogmi per vivere la loro vera natura, a cuore aperto e in armonia con il mondo. Donnamondo é un approccio rivoluzionario al viaggio, é il viaggio nel viaggio, la meditazione camminata come viaggio, il viaggio spirituale che nobilita se’ stessi e gli altri, che aiuta le donne a sviluppare una maggior consapevolezza di se’.
* Nei tuoi viaggi hai incontrato tante donne così?
Nei miei viaggi mi è sempre capitato di incontrare donne viaggiatrici come me con cui riuscivo a comunicare a livelli molto profondi anche se si trattava di scambiare due chiacchiere su un bus o in una stazione. Non era necessario dire molto, uno sguardo di intesa e un sorriso bastavano a fare capire che in quel momento, la nostra casa, il nostro rifugio, il nostro posto sicuro dove togliersi lo zaino e riposare eravamo noi, l’una per l’altra. Ho sempre trovato tantissimo amore e complicità negli sguardi delle donne chi mi capitava di incontrare per strada, sguardi caldi di chi capisce cosa stai vivendo perché lo sta vivendo anche lei e con un sorriso ti dice “ti voglio bene, ti stimo, prosegui senza voltarti indietro, se fosse necessario morirei per salvarti”. C’é molta complicità e stima tra donne viaggiatrici, si stringono legami indissolubili che durano nel tempo anche se ci si sente poco e non ci si vede mai, in quegli sguardi ci si racconta tutto e quello che ci si dice dura per sempre.
*Da cosa è nata l’idea di Donnamondo?
Un paio di anni fa, due mie amiche argentine, sono state uccise barbaramente da chi le stava ospitando durante un loro viaggio in Ecuador. Avevano 21 e 22 anni. La prima reazione alla notizia é stata di rabbia e impotenza. Per qualche minuto ho pensato di appendere lo zaino al chiodo e prenderlo come un avvertimento. Potevo esserci io a casa di quell’assassino. Nonostante preferisca stare in hotel e PG quando viaggio (private guests, praticamente in famiglie dove affitti una camera della casa), é capitato spesso di dormire a casa di sconosciuti incontrati per strada o su travel social networks. Il rischio é reale. Poi mi sono detta che no, non voglio lasciare a nessuno il potere di condizionare la mia vita, di spaventarmi, di obbligarmi a ridimensionare i miei sogni solo perché “ è pericoloso e potrebbe succedere qualcosa”. L’ unica cosa per me realmente pericolosa e’ la paura. Tutto il resto é vita e va vissuta.Volevo che i miei viaggi servissero non solo a me ma anche alle altre donne. Avevo il bisogno di trasformare le mie peregrinazioni in qualcosa che potesse aiutare le donne che per diversi motivi non possono avere la mia libertà di pensiero, di spostamento, di espressione e quindi ho deciso che questa traversata subcontinentale poteva essere la giusta occasione per inaugurare concretamente questo grande progetto.
* Quindi come ti sei organizzata?
Ho iniziato a contattare alcune NGO (non governament association ) per la difesa dei diritti delle donne, qui in India, la maggior parte delle quali impegnate nella tutela delle donne vittime di abusi sessuali, prostituzione, violenza domestica. Non scherzo quando dico che moltissime donne Indiane vivono ancora nel medioevo. Volevo che questa mia imminente camminata servisse per raccogliere fondi da donare interamente a donne bisognose di aiuto e poter aiutare altre donne, viaggiando, mi e’ sembrata l’unica cosa davvero giusta da fare. Ho deciso cosi’ di collaborare con Apne Aap Women’s Collective, una NGO di Bombay che lavora con le donne dei quartieri a luci rosse. Storie agghiaccianti che mi hanno, ancora una volta, fatto capire che stavo facendo la cosa giusta.
* Riesci a coinvolgere anche altre donne con te?
Chi segue il mio viaggio sul mio sito o sui social potrà collaborare attivamente facendo delle donazioni e aiutarmi così a supportare queste donne senza voce e senza diritti mentre, insieme a me, viaggerà attraverso un’India lenta che sono certa non mancherà di far provare emozioni forti. Questa é la prima vera spedizione e in quanto tale volevo farne esperienza da sola in modo da comprendere il più possibile il mio corpo, i miei limiti,l a mia resistenza fisica ed emotiva, i potenziali pericoli e le insidie che una donna che cammina per tanto tempo da sola in India può incontrare, un’ avanscoperta.
Ma presto saranno organizzate delle vere e proprie spedizioni di meditazione camminata(principalmente in India) su percorsi di varia lunghezza a cui sarà possibile iscriversi e partecipare. Ogni spedizione avrà una diversa missione sociale e si aiuteranno di volta in volta varie organizzazioni per la difesa dei diritti delle donne.
*Come è la situazione delle donne in India da questo punto di vista?
In india le donne subiscono ancor’oggi le discriminazioni di un paese fortemente patriarcale e il modello di donna emancipata prettamente occidentale é qualcosa a cui si stanno lentamente adattando le nuove generazioni, quelle che io chiamo scherzosamente “traditori del Daal” per la loro a volte morbosa tendenza all’emulazione occidentale, per altro delle abitudini peggiori, che rischia di far loro perdere per strada la loro, invece, ricchissima e sacra cultura per cui ho perso la testa.
*Viaggiare, cosa significa per te?
Non concepisco una vita iniziata, vissuta e conclusa nello stesso luogo fisico. Il viaggio é dentro e fuori non c’é niente se non un riflesso di quello che abbiamo dentro, e questo é assodato, ma credo che si possa arrivare a capire questo concetto profondo a livello esperienziale solo dopo aver compreso le dinamiche del viaggio, inteso come lo spostarsi di luogo in luogo per cercare qualcosa di immateriale.
Io che ho fatto del viaggio la mia vita e la mia professione, capisco che non c’é viaggio esterno senza viaggio interno e viceversa, non ci si puo’ trovare senza prima perdersi, senza fare esperienza del viaggio nel viaggio, il viaggio come meditazione e ascesa spirituale.
Dopo tutti questi anni in giro per il mondo, so con certezza che prima di ottenebrare i sensi e decidere di viaggiare solo dentro, si arriva a trovare quello che chiamo “soul place”, il posto dell’anima in cui si riesce a vivere 100 volte più veloci, i pensieri si materializzano ancora prima di essere stati pensati, non si mangia perché si ha sempre meno bisogno di materia, si vibra a intensità altissime e ci si dimentica chi si é. Il posto in cui si smette di agire e si inizia ad essere agiti da qualcosa di più grande di noi che monta i fotogrammi del film senza interpellarci.
*E il tuo soul place è l’India…
L’india si é impadronita di me con violenza, una sensazione di calore costante a cuore e anima, un sogno, una droga pesante, una malattia che ti consuma e ti uccide per resituirti al mondo puro e immortale.
Si, il mio soul place eé l’India, il luogo in cui ho capito che quello che stavo facendo della mia vita era completamene sbagliato e dovevo imparare ad ascoltarmi, a stare qua, nel presente, in questa vita che é adesso perché la vita del presente è l’unico posto in cui posso esistere. L’India, pazza, sporca, infetta, scalza, colorata, sguaiata, ipnotica, calda, delirante, umile, sconclusionata, delirante, generosa, povera, ricca, umile, saggia, delirante, mistica, assuefante,una droga pesante che ti strappa l’anima e ti costringe a violentissime crisi d’astinenza quando le stai distante il posto in cui i miracoli succedono ogni giorno e si ha la costante impressione di vivere in un film il cui regista é ubriaco, la risposta a tutte le mie domande, la mia casa.
*Come è stato il tuo primo arrivo in India?
Quando sono arrivata in India, a Bombay ,per la prima volta 5 anni fa e mi sono trovata sommersa da questa umanità che sembra aver fatto di ogni suo gesto quotidiano un rito sacro ho proprio sentito una voce dentro di me dire “Arianna, sei finalmente a casa”. Il mio posto é questo, appartengo a questa terra. I primi tempi ricordo che continuavo a piangere. A piangere e a dormire. Piangevo di commozione, ogni cosa mi faceva piangere: un uomo scalzo e vestito di stracci che mi saluta a mani giunte sul cuore mentre cammino per strada, un mendicante senza gambe che condivide i pochi soldi appena elemosinati con un suo compagno di sventure, un ragazzo che mi rincorre in un vicolo per donarmi una rosa. Piangevo dal mattino alla sera, troppe emozioni e troppo forti, e mi addormentavo ovunque. Era come se mi fossero state risucchiate via dal cervello tutte le tensioni, i pensieri, la mia iperattività patologica fosse stata placata. L’India ti disattiva, ti avvolge nei suoi fumi densi e ti fa cadere in un sonno profondo da cui é impossibile svegliarsi.
* Chi e cosa hai lasciato a casa in Italia ad aspettarti?
A casa ad aspettarmi ho un marito meraviglioso, Riccardo ,il grande amore della mia vita,un gatto rosso, una casa tra i boschi, le mie attività ,i colli su cui sono cresciuta, i miei strumenti musicali, la mia divisa da hostess di volo, una vita semplice che mi impegno ogni giorno a nutrire e innaffiare come un girasole. La storia con Riccardo é un altro miracolo, forse l’unico vero miracolo della mia vita. Siamo cresciuti nella stessa cittadina di provincia nel basso Piemonte e a tredici anni ci siamo conosciuti in un locale della zona per iniziare a frequentarci nel Dicembre del 1999. Io avevo tredici anni, lui sedici. Dopo un mese le nostre strade divise e per 17 anni non ho più avuto sue notizie. A diciotto anni ho lasciato l’Italia per iniziare la mia carriera di hostess di volo chiudendo in un cassetto tutto ciò che aveva fatto parte del mio passato. Due anni fa, per caso, mentre facevo visita alla mia famiglia durante le feste natalizie, ci siamo ritrovati. Cosi’, sotto un lampione a 200 metri dalla casa dei miei genitori. Diciassette anni di silenzio in cui non sapevo nemmeno se fosse vivo o morto. Un incontro che mi ha sconvolto tutti i piani. Da lì a poco sarei partita per l’India e poco prima di ritornare in Inghilterra( dove vivevo) lo sognai e decisi di ricontattarlo per dirglielo. Al mio ritorno ci siamo rivisti e otto mesi fa ci siamo sposati, proprio a Bombay. Se penso che sono stata il suo primo bacio e probabilmene l’ultimo, mi viene un po’ da ridere.
* Un rapporto di coppia fuori da ogni schema…
Riccardo é il mio compagno di vita,il mio partner spirituale, il mio alter ego maschile,ogni cosa. Un uomo intelligente e sensibile con cui posso condividere ogni cosa mantenendo la reciproca indipendenza. Siamo l’uno il motore dell’altro, una l’ispirazione dell’altro,ci rispettiamo profondamente essendo liberi da qualsiasi ruolo, dogma o schema cui molte volte le coppie si conformano vanificando la vera essenza dell’unione spirituale tra due persone. A volte é molto difficile separarmi per mesi da mio marito, spesso al telefono ci chiediamo che cosa io stia facendo in giro per il mondo anzichè tornare a casa ma, senza che sia un sacrificio troppo grande, aspettiamo con pazienza il mio rientro sapendo che nella distanza avremo maturato ancora piu’ entusiasmo, amore, gioia e storie da poter condividere.
Mi realizzo molto nel ruolo tradizionale di moglie. Forse perché ho la più completa libertà e padronanza sulla mia vita e sulle mie scelte e non mi sento obbligata a ricoprile nessun ruolo. Cucinare, lavare, prendermi cura del mio uomo, sono tutte cose che faccio con grande passione e soddisfano la donna all’antica e tradizionale che e’ in me. Credo sia una questione di equilibri. Equilibri e liberta’ di esprimere la nostra nella vita di tutti i giorni semplicemente seguendo il flusso.
*Ti sei appoggiata a qualcuno in India o stai vagando senza punti di riferimento?
In questi 5 anni di India ho seminato amore e risate un po’ ovunque e ho praticamente più amici e famigliari (perché io così li reputo e la biologicità della parentela, per me, non conta niente) che in Europa. Quando mi sposto dormo dove capita, non pianifico molto, tanto so le cose qua meno si pianificano e più succedono. La mia casa e’ a Bombay, a pochi passi dalla spiaggia di Juhu. Un anno fa circa ho conosciuto quella che considero la mia mamma Indiana. Io e Anjana ci conosciamo da molte vite e ci dovevamo sicuramente ritrovare in questa.
Anjana e’ una signrora di 77 anni,vedova,con due figlie grandi e sposate negli Stati Uniti. Un Harekrishna a cui chiesi di indicarmi un posto dove stare per qualche giorno vicino al loro tempio di Bombay per poter partecipare ai loro rituali mi portò a casa sua. Le stanze degli hotel vicino al tempio erano tutte sold out e Anjana ha una casa molto grande con una stanza che affitta ai PG (private guests). Da quel momento la sua casa e’ diventata la mia e con il tempo abbiamo scoperto di essere legate da un filo invisibile e che il nostro incontro non e’ una coincidenza.
*Hai mai avuto paura di essere da sola?
No mai. L’unica volta che ho perso un po’ il controllo é stato all’inizio della mia vita Indiana, durante il primo viaggio 5 anni fa. Dovevo raggiungere Goa da Pune che in treno sono una decina di ore. Una decina di ore di notte su un treno Indiano su cui non ero mai stata prima. Al momento di salire a bordo mi é venuto un attacco di panico. Quel treno era un inferno di gente ammassata, appollaiata sul tetto, stipata negli scomparti e sulle brandine e il mio disagio, che non é mia abitudine mascherare, non faceva che attirare l’attenzione degli altri su di me e farmi sentire ancora più esposta e vulnerabile. Al pensiero di passare una notte intera in quel delirio mi é venuto un attacco di panico e per poco non decido di scendere dal treno e prendere il primo volo per tornare in Inghilterra. L’impatto con l’India vera, non quella dei resort a Goa o dei centri benessere nel Kerala, e’ forte,totale,ti travolge completamente e si rischia di sentirsi davanti a qualcosa di immensamente più grande di noi. Ma non parlerei di paura di stare sola. No. Quello mai. Non mi sono mai sentita in pericolo in questo paese e se anche dovessi trovarmi in situazioni poco piacevoli saprei come mantenere la calma e difendermi adesso. Ma non ce ne sarebbe bisogno. Io amo stare da sola,e’ una necessita’. Quella della solitudine e’ la conditio sine qua non per coltivare me stessa e scoprirmi,specialmente nella dimensione del viaggio. Sono sempre sola,nel mio viaggio di scoperta interiore ed esteriore e raramente sento la mancanza di qualcuno.
* Non ti sei mai sentita in pericolo viaggiando da sola per l’India?
Gli indiani sono un popolo di persone estremamente umili, generosi, rispettosi, passionali. Non mi sono mai sentita a disagio o in pericolo mezza volta in questo paese, mai, ,pur andando in luoghi a volte noti per essere “pericolosi”, in stati come il Bihar e lUttar Pradesh dove si registrano il 90% di stupri e omicidi, camminando di notte per raggiungere i templi in cui a volte prendo parte ai primi riti della giornata, poco prima dell’alba. In India ho trovato amici sinceri, fratelli, sorelle, sentimenti fortissimi. Gli Indiani in genere sono incuriositi dalla mia personalità e dal mio modo diretto e aperto di comunicare. E ‘ una cosa a cui non sono abituati in un paese dove ancora adesso dire di avere un’ amica femmina può essere motivo di problemi e ancora esistono matrimoni combinati tra caste. In genere rimangono stupiti dal rispetto che nutro verso la loro cultura e dal modo in cui mi integro a loro e ricambiano i sentimenti immediatamente.
Quando vado a fare la spesa sotto casa capita spesso di essere guardata con insistenza perché magari sono bianca o perché indosso saree a kurti. Ma sento che lo fanno con curiosità, con rispetto, mai con invadenza. Credo che sia tutta una questione di Karma,i nteso proprio come la parola in hindi, ossia “azione” e mai come in questo paese questa regola funziona.
Quello che faccio e’ quello che mi ritorna. Mi sono sempre avvicinata a questa gente con amore, rispetto, umilta’ e correttezza e queste sono le cose che mi sono ritornate. Credo che gli indiani vogliano divertirsi con le donne, nel senso che vogliano ridere, farsi due risate e con me possono farlo. Appena capiscono che non ci sono inibizioni e possono parlare apertamente di ogni cosa si lasciano andare rivelandosi i pazzi scatenati che sono.
*Hai qualche episodio da raccontarci?
L’anno scorso ho conosciuto un professore universitario di Jaipur da cui sono stata alcuni giorni nel mio viaggio verso Rishikesh, a nord, ai piedi dell’Himalaya. Sono stata ospite a casa sua dove viveva coi suoi genitori e ricordo ancora il primo giorno, poco dopo essere arrivata, essere nella sua camera, con altri due suoi colleghi e un suo amico a parlare parlare parlare e ridere. Avevo la sensazione di essere una bestia rara sotto vetro che veniva ispezionata da uno scienziato. Tutti lì a farmi domande come se venissi da un altro pianeta. E’ bastato essere spontanea e voler portare un po’ di gioia nelle loro vita per far si’ che la nostra amicizia diventasse una delle più sincere e forti che abbia mai sperimentato nella mia vita. I genitori del professore non sapevano che ogni tanto beveva una birra. Non è permesso. E allora a volte si usciva con un altro suo amico per finire la serata su in alto, sui forti di Jaipur da cui si possono ammirare le stelle brillare sulla citta’ a bere una birra in tre per infrangere chissà quale regola e provare il brivido della trasgressione. Cose che non hanno mai fatto con nessuna donna, tantomeno una bianca. Il giorno che dovevo andarmene per proseguire verso rishikesh non hanno voluto sentire ragioni, si sono messi d accordo per farmi una sopresa e portarmi in macchina fino a dove dovevo andare. Piu di 1000 km. Il viaggio on the road piu pazzo e divertente della mia vita terminato con un bagno gelato nel gange.
Questi sono gli Indiani che ho conosciuto. I migliori amici mai avuti.
*Mentre sei in India stai studiando Kryia Yoga, Reflessologia e Ayurveda.. una bella opportunità studiarle lì…
Il motivo del mio primo viaggio in India,5 anni fa, era proprio un corso di Diploma in Medicina e massaggio Ayurvedico nello stato del Kerala. Nonostante i concetti studiati non fossero nuovi, quel corso ha completamente cambiato la mia vita e il modo in cui mi ascolto e mi prendo cura del mio corpo e della mia mente. Dopo aver finito quel corso mi iscrissi subito a un altro corso di approfondimento sempre in Ayurveda e Panchakarma e così ogni anno non ho fatto altro che approfondire i miei studi essendo l’India il mio playground di formazione e istruzione ideale. Ho sempre massaggiato, fin da bambina. Inizialmente era un gioco, con amici e famigliari. Poi ho capito che potevo fare del bene alle altre persone e ho di specializzarmi con l’Ayurveda. Negli anni successivi mi sono certificata come insegnate di Yoga continuando gli studi in Reflessologia,Reiki,Yoga Nidra, Dietologia,Meditazione, Mantra. Piu’ studio e più scopro che c’é da studiare. L’india ha una storia e una cultura ricchissima, ho trovato insegnanti che tramandano con orgoglio e passione la loro tradizione e sono aperti allo scambio e al confronto. Ogni corso portato a termine è un viaggio spirituale che si conclude. E’ una grandissima opportunità che mi permette di conoscermi a fondo, di volermi sempre pi§ bene ma soprattutto di fare del bene agli altri.
*Hai tenuto delle lezioni nel Rajasthan. Di cosa hai parlato?
Sono stata invitata in un’università di Jaipur a parlare dei miei viaggi, dell’occidente, di quello che ho sperimentato in India. Ho fatto diverse lezioni a ragazzi tra i 19 e 23 anni tra cui anche dei motivational speech. E’ stata un’esperienza estremamente formativa, soprattutto per me. Ho trovato ragazzi in gamba, attivi, intelligenti, pieni di voglia di riscatto, educati e rispettosi, senza paura di intervenire per dire la loro o chiedere spiegazioni. L’ India sta risorgendo e le nuove generazioni sono piene di orgoglio e voglia di farcela in un mondo che non li hai mai considerati più di tanto.
Sto organizzando altri incontri e lezioni nelle università delle città che attraverserò camminando. Ogni volta che contatto le scuole e propongo la mia visita ricevo risposte piene di entusiasmo e interesse. Confrontarmi con gli studenti Indiani mi insegna molto e mi permette di accorciare drasticamente le distanze tra me e loro, tra la mia generazione e la loro riuscendo sempre a creare uno scambio attivo e sincero che possa lasciare loro uno spunto di riflessione e a me una lezione di umanità,
*Noti delle differenze tra il modo di essere degli adolescenti e dei bambini indiani e di quelli occidentali?
Si’. Nonostante non voglia relegare la complessità umana a un aggettivo o una razza che sarebbe abbastanza patetico, se vogliamo parlare in termini prettamente geografici per comodità la risposta è si’, certamente. Non fosse altro per le differenze culturali sostanziali che intercorrono tra la cultura Indiana e quella “occidentale” a cui siamo abituati noi. L’ ho potuto constatare in più circostanze; durante le lezioni tenute nelle università in Rajasthan, nelle famiglie in cui ho vissuto, per strada. Arriva sempre molto netta questa loro umiltà’, questo rispetto, questa devozione, questa spiritualità che trapela in ogni loro azione. Nelle scuole il rispetto verso i docenti e i professori é imperativo. Tutto il sistema educativo, anche quello delle scuole che ho frequentato io per i miei diplomi, poggia le fondamenta sulla convinzione, giustissima, che senza rispetto e totale sottomissione verso l’insegnante, non possa esserci un reale apprendimento. Ho visto alunni inchinarsi, toccare i piedi ai docenti ( gesto comune usato per dimostrare rispetto verso i più anziani),inginocchiarsi per parlare ai maestri. C’é in generale più rispetto, più tolleranza, i bambini giocano per strada a palla, con una lattina, con un pezzetto di legno e sono felici.
*Parlaci della tua spiritualità..
Non seguo nessuna religione ma se vogliamo chiarire se sono o meno una persona spirituale, per quanto possa significare, la risposta é si’. Faccio fatica rispondere a questa domanda perché la spiritualità ,intesa come la intendo io, non e’ qualcosa che si può descrivere. La spiritualità é una parte imprescindibile della vita di un essere umano, non so misurarla. Siamo spirito, quello della materia é uno stato transitorio. Prego, medito, mi connetto con la natura e lì la mia anima si ristora. Credo in una missione che ognuno di noi é venuto su questa terra per portare a termine, in un potere superiore che interviene a regolare le nostre vite sebbene la responsabilità ultima di quello che succede, ogni cosa, qualsiasi cosa, é solamente nostra.
*Ho letto in un tuo post che le uniche persone che ti interessano sono i pazzi. Parlaci della sana follia, della tua e di quella che vedi attorno a te.
Il termine “follia” e’ stato coniato per uniformare gli animi e manipolare le menti meravigliose che in questa gabbia invisibile non riescono a stare. Le uniche persone che mi interessano sono i pazzi di vita e di entusiasmo, quelli che non ascoltano nessuna voce se non la loro. Agli occhi di molti possono sembrare pazzi quelli che si rifiutano di viaggiare sui binari che qualcuno ha costruito per loro. Io credo che per scoprire chi si e’ e realizzare la propria, personalissima missione, sia necessario essere pazzi abbastanza da distruggere tutto quello che ci ‘ stato insegnato per ripartire da capo. Nella vita di ognuno di noi si presenta quel momento in cui decidi se impazzire, rompere tutto e rinascere alla tua vita o se restare sano e soffocarti lentamente fino a ucciderti. Pazzi sono coloro che fanno la stessa cosa per ogni giorno senza mai provare a cambiare, quelli che odiano la loro vita, quelli che comprano cose inutili, quelli che mentono, quelli che vivono per pagare le bollette e andare a cena fuori al sabato sera. Quelli sono i pazzi di cui ho paura. Attorno a me, in questo momento, vedo indiani colorati che cantano e ballano. Anche loro sono pazzi ma sono vivi.
*Umiltà e arroganza, due facce della stessa medaglia?
Ogni volta che mi danno dell’arrogante, egoista, supponente e mi intimano di essere umile, capisco di essere sulla strada giusta, la strada che porta alla mia liberazione. Credo che la gente abbia un concetto alquanto confuso dell’umiltà. Pensano che essere “umile” significhi fare quelle che gli dicono di fare, violentandosi, andando contro la loro natura, mancandosi di rispetto. Sei come gli altri e non ti azzardi a sognare di essere qualcos’altro allora sei umile. Ti metti al centro del tuo universo, ti ami, ti realizzi e allora sei un’arrogante che si crede di essere chissà che si tira addosso le ire dei morti che fanno l’unica cosa che sanno fare: proiettare su di te che voli alta e libera le loro catene, quelle fatte di paura e frustrazioni, di invidie, di ignoranza.
* Ma cosa significa essere umili?
Essere umili per me vuol dire mettersi alla prova, avere il coraggio di farlo. amare la propria vita e impegnarsi ogni giorno per migliorarla, essere gentili con il prossimo, lasciare le cose un po’ meglio di come le hai trovate, coltivare i talenti che la vita ti ha donato. Essere umili significa avere il coraggio di cambiare, di cadere e di rialzarsi, di non mollare, di avere un sogno e riscoprire la forza del cuore necessaria a realizzarlo. Vuol dire saper stare dritti sulle proprie gambe senza chiedere aiuto a nessuno, saper soffrire, essere generosi con se’ stessi e coi più deboli, non uccidere gli animali, non mangiarli, non credere che il pianeta terra e gli ecosistemi siano stati inventati per le nostre bassissime brame. Essere umili vuol dire stare in silenzio, rifiutare di fare quello che non si vuole fare, non prendersi in giro, non inquinare. Quella di amare il prossimo senza amare prima se’ stessi e’ una grande, pantagruelica illusione. E per amare se’ stessi e’ necessario quello che gli altri chiamano egoismo e io invece chiamo rispetto per se’ stessi, forza di dire NO e non scendere a compromessi con la propria anima.
Ho un valore. Un valore immenso, inquantificabile, sconfinato e ne pretendo il riconoscimento.
*Ritieni che ognuno debba sentirsi responsabile nei confronti del mondo?
Certo. Credo che accettare totalmente la responsabilità di essere vivi ed essere responsabile nei confronti del mondo siano due cose che non possono andare separate. Quando si capisce che la rappresentazione del mondo esterno altro non é che una proiezione della rappresentazione del mondo interno credo sia una questione di amore per se’ stessi quella di ritenersi responsabili di quello che succede nello spazio fisico in cui noi portiamo avanti le nostre esistenze. Il mondo non esiste se non come rappresentazione di noi stessi e quindi sentirsi responsabili nei confronti del “mondo” significa, in definitiva, amare se’ stessi e la vita abbastanza da assumersi la responsabilità di essere vivi.
*Cosa significa per te vivere l’attimo presente e come lo vivono in India?
Tutta la mia vita ruota intorno alla meditazione e alla capacita’ di vivere nell’attimo presente. E’ la sfida più grande con me stessa quella del restare nel qui e ora. In passato ho sofferto molto di attacchi di panico, ansia e OCD ( disturbo ossessivo compulsivo) e mi ci sono voluti alcuni anni per capire che tutti i disturbi di cui soffrivo e che interferivano violentemente con la mia facoltà di realizzarmi come donna e come imprenditrice dei miei talenti avevano come unica causa l’incapacità di distaccarmi da questo eccessivo e sterile pensare e sostanzialmente di controllare la mia mente. Mi sono cosi avvicinata alla meditazione Vipassana con grandissime difficoltà all’inizio. Non riuscivo a fermare la mia mente per più di 5 secondi, mi ci è voluta moltissima disciplina e sacrificio ma più lasciavo che fosse la mente a condurmi, più mi allontanavo dalla mia vita e dai miracoli che di momento in momento possono succedere.
*Cosa ti ha insegnato la meditazione?
L’errore che facciamo é quello di identificarci con il corpo, con la mente e con i pensieri credendo di essere quello che pensiamo. La meditazione Vipassana mi ha insegnato a osservare come un testimone imparziale senza identificarmi e senza reagire e quando sono ferma immobile nel presente riesco a sperimentare una gioia sconfinata che nient’altro può farmi provare, esisto nel presente e nel presento attingo al mio vero potenziale. Vivere nel presente é l’unica cosa da fare, la nostra vita é qua, adesso e sebbene difficile dobbiamo fare lo sforzo di controllare la mente per evitare che sia lei a controllare e noi e metterla sostanzialmente al suo posto, ossia sotto al cuore. Poco fa ho concluso un ritiro di dieci giorni di Vipassana estremo come piace a me. Dieci giorni di meditazione costante, dalle cinque del mattino alle nove di sera in silenzio senza telefoni, libri, niente. Dieci giorni di vita monastica passata per terra a meditare. Sto scrivendo un libretto proprio su questi corsi di dieci giorni che vengono organizzati in tutto il mondo. Chiunque almeno una volta nella vita dovrebbe provarlo. In india, ove ogni cosa è un rito, anche la meditazione é parte integrante della vita della maggior parte delle persone che ho conosciuto e viene praticata con devozione e rispetto.