È uscito al cinema, restandoci solo due giorni come anteprima alla prossima programmazione televisiva in due puntate, il film “Fabrizio De Andrè, Principe Libero”.
Una poetica, delicata narrazione della vita di Faber, con tutte le sue fragilità e l’immenso talento poetico e musicale che ne fanno un poeta dei nostri tempi, con il dramma del rapimento e con la meravigliosa colonna sonora delle sue canzoni.
Una delle caratteristiche della poesia è la sua universalità: la bellezza si fa portavoce di un messaggio che trascende spazio e tempo e parla a chi lo sa ascoltare, attraverso il suo vissuto.
C’è una canzone, in particolare, scritta nel 1973, che in questo periodo storico e sociale è di una attualità sconvolgente, non solo per le vicende politiche, ma anche in relazione alla Giornata della Memoria appena trascorsa. È la “Canzone del maggio”, il cui testo è reperibile in rete, per esempio a questo link: http://www.fabiosroom.eu/it/canzoni/canzone-del-maggio/
Nei suoi recenti interventi in occasione della Giornata della Memoria, la neosenatrice a vita Liliana Segre (mai nomina fu più adeguata) ha parlato spessissimo dell’indifferenza degli Italiani davanti alle atrocità commesse contro gli Ebrei. E dell’indisponibilità a prendere atto della realtà, una volta che essa era accessibile.
Con una lucidità e una intelligenza invidiabili, Liliana Segre afferma che il popolo italiano ha voltato la schiena agli Ebrei, fingendo di non vedere:
Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c’eravate.
Ed è lo stesso coi barconi, con la Siria, con le torture che chi scappa da zone devastate dalla guerra deve subire in Libia, condannato senza appello dal decreto Minniti, con gli Italiani che festeggiano perché c’è il 60% di sbarchi in meno:
E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
Non si riesce a credere che la storia non ci abbia insegnato niente. La Shoah si ripete tra i Siriani, tra i Rohingya, tra tutti i popoli che, nella nostra indifferenza, vengono massacrati e vissuti come problema.
E, oggi come allora, forze politiche ignoranti, violente, meschine, ci dicono che se elimineremo “gli indesiderati”, i “diversi”, difendendo la “razza bianca”, staremo meglio, quando basterebbe ascoltare le innumerevoli voci che pure si levano, basterebbe celebrare la Giornata della Memoria tutto l’anno, sempre. Basterebbe non dimenticare davvero e leggere le testimonianze di chi l’incubo l’ha vissuto e lo può testimoniare e parlarne. Parlarne come di una cosa che è successa in tutto il suo orrore e che può succedere ancora, perché le radici dell’odio non si estirpano mai: risiedono nell’ignoranza, nella paura.
E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le “verità” della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.
Invece la Giornata della Memoria è diventata un giorno in cui a scuola “si deve” parlare di Anna Frank, in televisione passano Schlinder’s list e nel giorno in cui è caduto il silenzio sulle camere a gas e i milioni di persone incenerite, la sera si va tranquillamente a bruciare la Giubiana all’oratorio.
E alle prossime elezioni c’è il rischio concreto che vincano quelli che parlano di “razza bianca”.
Siamo per sempre coinvolti.