Anche nella vita professionale è utile fermarsi e fare un bilancio di cio’ che sto facendo e di dove sto andando. Mi piace e mi soddisfa? Lo sforzo che compio è utile oppure è troppo elevato per me in questo momento? Se tante sono le domande che restano senza una risposta è saggio fermarsi un attimo e parlare con qualcuno che mi faccia da specchio senza giudizio, ma solo con l’intenzione di ritrovare la strada giusta.
Chi di noi non si è fermato un momento nella propria vita? Non conto le mani alzate ma sono felice di non essere l’unica imprenditrice ad aver avuto il bisogno di fare una pausa meditativa. E che male c’é?
Fermarsi significa prendere consapevolezza di un nostro stato di bisogno di chiarezza nella nostra attività e nel nostro privato.
La vita che viviamo non è separata in compartimenti stagni, le emotività lavorative ci seguono quando siamo con gli amici, in palestra, con la nostra famiglia, ed a meno che noi non siamo cosi’ bravi con la meditazione o con la pratica dello yoga, le ritroviamo anche durante il sonno.
Perché? Perché e’ vita!
Viviamo la nostra professione come un qualcosa che abbiamo creato noi e come tale fa “parte della famiglia”. Avete notato che anche nel weekend o in vacanza il nostro cellulare non tace mai? Questa è la prova piu’ lampante: il nostro lavoro è parte di noi.
Come tale influisce sui nostri comportamenti e sulla nostra sfera emotiva. Alzi la mano chi di noi è arrivato a casa con le p…. girate ed ha discusso con il coniuge per un nonnulla? Anche qui non conto le mani alzate, quindi la novità è che siamo splendidi esseri umani e come tali possiamo anche permetterci di raggiungere un punto di non ritorno e doverci fermare.
Questo è successo anche a me, ed ora RESTART!!
Ho riflettuto un po’ sulla soddisfazione che avevo negli ultimi tempi nell’offrire i servizi di RESTART, sulla concorrenza piu’ o meno etica di cui siamo circondati ed ho deciso di agire compiendo la scelta piu’ difficile, come sempre: cambiare e partire alla ricerca di qualcosa che ancora non c’è: il servizio perfetto.
L’imprenditore come tale, non è sempre pienamente cosciente degli errori che commette, nemmeno quando si trova a pagarne le conseguenze. La colpa è di altri, delle circostanze e della crisi. Non è nostro il giudizio, a me compete il bellissimo compito di aiutare l’imprenditore ed i suoi collaboratori in un percorso di consapevolezza.
Già, anche i collaboratori, perché l’ambiente professionale è una famiglia, dove tutti, ma proprio tutti, devono essere in accordo, nessuna ruggine e nessun dubbio sui colleghi, i veleni sono la prima causa di fallimento delle piccole imprese, ma anche di quelle maggiormente strutturate.
Quante volte hai letto di casi di lotte intestine per fatti di poco conto, alla base di grandi perdite? Tante. Avere la consapevolezza che la tua azienda lavori in serena armonia è il primo passo verso il successo.
Altra domanda: i consulenti che stai incontrato, ti ascoltano oppure ti parlano delle loro soluzioni per i tuoi problemi? Ecco, qui sta il punto.
Chi non ti ascolta non puo’ essere di nessuno aiuto. Noi partiamo da qui. Pensaci!
Concetta Andaloro