Il mio approccio è “far entrare lo yoga nelle nostre vite” e non “uscire dalle nostre vite per iniziare a fare yoga”
Articoli sui giornali, festival e fiere, centri yoga che sbucano come funghi… eh già, lo yoga è molto trendy! Non c’è persona che io incontri che non mi dica che vorrebbe – anzi, che dovrebbe! – fare yoga.
Insomma, si parla tanto di yoga, ma di che si parla davvero?
Mi piacerebbe guidarvi nell’esplorazione di questo infinito universo in continua evoluzione e in parte inesplorato: per questo trovo la definizione “universo” molto calzante, perché proprio come quello fisico e astronomico ci sono tanti elementi ancora non compresi e tanti che si trasformano man mano, per non parlare di quelli che si trasformano per il fatto stesso che stiamo qua a parlarne!
Per cominciare mettiamo agli atti che è passato il concetto che lo yoga sia una disciplina utile per il nostro benessere psicofisico, ovvero che “faccia bene”. Su questo punto non potrei essere più d’accordo, ma già emerge qualche malinteso se stiamo a vedere la quantità di infortuni che derivano da una pratica poco attenta, il fatto che arriva a lezione gente stressata perché “deve correre a yoga” e la frazione di tempo calcolabile in nanosecondi fra quando finisce la meditazione e quando si riaccende il cellulare.
Non che io sia una fanatica antitecnologica… urge un avviso per chi non mi conosce ancora: non sono un’insegnante di yoga tutta mantra, mala e macha!
Ops… che roba è? Mantra = canti devozionali; Mala = la collana di 108 grani che rappresenta… un sacco di cose che vi racconterò; Macha = la polvere di tè verde usata a profusione come alternativa cool al caffè. E li cito come rappresentativi di tre elementi molto importanti dello yoga, un po’ fraintesi nello yoga contemporaneo: l’aspetto spiritual-devozionale, l’aspetto filosofico, l’aspetto alimentare.
Dico questo per chiarire subito che non sono contraria ai cellulari, non trovo che sia un must essere vegani, non penso che per praticare yoga sia necessario conoscere a memoria il poema epico indiano Mahabharata.
Il mio approccio è “far entrare lo yoga nelle nostre vite” e non “uscire dalle nostre vite per iniziare a fare yoga”. La ragione per cui dopo aver insegnato diversi anni in un paradiso tropicale a gente che era in vacanza o addirittura in un periodo sabbatico, mi sono resa conto che era un “vincere facile” e mi è venuta voglia di rientrare in Occidente per cercare di condividere con persone alle prese con la vita reale quel poco che avevo imparato e capito (che è sempre poco, mi sento di consigliarvi di stare alla larga dagli insegnati di yoga che affermano di avere capito e imparato molto).
La prima cosa che ho capito è che ci sono tanti stili, tante filosofie, tante scuole. E tanti approcci quanti sono gli insegnanti (e il numero di insegnanti cresce in modo esponenziale proprio perché lo yoga è trendy).
Questo comporta dei pro e dei contro. Il punto a favore più evidente è che c’è uno yoga adatto a tutti, nessuno escluso. Senza ombra di dubbio.
Il rovescio della medaglia è che bisogna avere un po’ di pazienza per trovarlo: può essere necessario provare un po’ di centri yoga, diversi stili e sicuramente diversi istruttori prima di capire quale è adatto a noi in questa fase della nostra vita.
Ora, a essere pratici a volta la scelta la fa l’incrocio fra GoogleMap (dove è il centro più vicino?) e iCal (quale buco abbiamo in agenda?): “dietro l’ufficio per andare il mercoledì quando ho la pausa di mezz’ora più lunga” potrebbe essere il vostro stile di yoga all’inizio del percorso. E va bene così: la cosa bella dello yoga è che va sempre tutto bene… già questo è molto rilassante!
Ma se dopo tre lezioni non avete più voglia di andare forse vale la pena capire se c’è un altro stile di yoga adatto a voi, che so: “il sabato mattina vicino al supermercato facendo un accordo con mio marito che poi lui può andare a calcetto il giovedì sera”. Altro stile di yoga molto praticato!
Se lo yoga è un universo, l’esplorazione non può che partire da quello che ci è più vicino e più comodo: l’uomo delle caverne non si è fiondato su Marte come prima scelta, ha iniziato semplicemente ad allargare il suo giro mentre andava a caccia.
La buona notizia è che questa curiosità è un istinto: ce l’abbiamo nel DNA il desiderio di esplorare, di conoscere, di scoprire. E la seconda bella notizia è che tale spinta è finalizzata al miglioramento delle nostre condizioni di vita, a “stare meglio”. Quindi, per concludere, lo yoga in un certo senso ci viene naturale…
Siete pronti?
Il 2 maggio guarderemo più da vicino gli stili (suddivisi in macroaree) e la triade corpo-mente-spirito: vi aspetto!
Erica Pontalti
Insegnante certificata a livello internazionale Yoga Alliance 500 con oltre 1000 ore di training in vinyasa flow (dal gentle flow al power), yin yoga e restorative yoga. Dopo 6 anni a Bali (Indonesia) di preparazione e lavoro come insegnante e organizzatrice di training Yoga Alliance per l’abilitazione all’insegnamento è rientrata in Italia dove continua a insegnare con grande passione nello studio di Torino Yoga Union e in workshop e retreat in Europa e non solo (prossime tappe: Formentera, Val Maira, Chianti Classico).
Trovate le review dei suoi allievi e i suoi eventi in programma su www.yogatrail.com