IL FEMMINILE DI DIO – Due incontri con Madre Longhitano – In una società secolarizzata come la nostra, il termine “vocazione” rischia di perdere la sua pregnanza originaria.
Chiamare per nome, pronunciare, non significa soltanto conferire una specifica identità, ma, per certi versi, ri-creare, dare un senso spirituale alla prima nascita, strettamente biologica. Secondo Madre Maria Vittoria Longhitano , presbitera della comunità episcopale “Gesù Buon Pastore” di Trezzano sul Naviglio e prima donna sacerdote in Italia, è l’icona della Maddalena con lo sguardo levato, illuminato dalla Resurrezione. “Non un destino né una fatalità – precisa. – Dio vuole la nostra completa realizzazione, sta a noi scoprirla”.
Lei si è scoperta svariate volte: da cattolica ad anglicana per fedeltà a quella chiamata, fin da giovanissima si sentiva apostola ma, in quanto donna, le venne impedito di accedere al ministero ordinato: “Eppure Gesù ha avuto donne al suo seguito, nelle prime comunità sono esistite diacone, il Dio cristiano ha aspetti di tenerezza tipicamente femminili”, insiste. “Ciò che mi ha sempre attratta nel presbiterato è il ruolo di ponte, di comunicazione, non quello di mediatore di grazie. Considero il mio compito squisitamente cattolico, cioè universale, inclusivo e dialogante”. In quest’ottica Madre Vittoria ha dato vita a numerose iniziative che non esita a definire missionarie: “Il cristianesimo è per tutti, anzi, per ognuno e ognuna, non va imposto ma proposto, e soprattutto non lascia nessuno fuori della porta”. Donna d’intensa preghiera, vive la fede della porta accanto, feriale e fattiva, con pochi mezzi ma molto entusiasmo: “Pur piccola, la nostra comunità si adopera per aiutare concretamente i richiedenti asilo. Di recente ne abbiamo accolti alcuni provenienti da paesi africani, dove i cristiani sono vittime di intolleranza quando non di vere e proprie persecuzioni. La loro fede è semplice e luminosa, un vero esempio per la spiritualità occidentale, a volte un po’ sclerotizzata”.
La missione di Madre Vittoria comprende le scuole, dove ha tenuto numerosi incontri, le istituzioni cittadine e persino la TV (molti la ricordano opinionista al Chiambretti Night). Fra le prossime iniziative, il 18 maggio p.v. alla Casa dei Diritti di Milano (via De Amicis 10, dalle 18.30 alle 20.30), la Carovana degli Esclusi, momento d’incontro tra persone provenienti da esperienze religiose diverse che, a causa della loro identità di genere o scelte/condizioni riguardanti la sfera affettiva, non sono pienamente integrate nella struttura di appartenenza. “L’obiettivo – puntualizza Longhitano – è far conoscere e diffondere l’idea che, accanto a realtà che emarginano nel nome d’una fede o d’una morale fondamentaliste, esistono strutture e realtà animate dai medesimi principi ma in grado di vivere la fede senza pregiudizi, creando contesti accoglienti”. Sono attese personalità di spicco del mondo della religione come Antonio Petrella – decano della Christiana Fraternitas – e Martina Yehudit Loreggian, della sinagoga Lev Chadash. Accanto ad essi, esponenti della cultura e dello spettacolo (Pasquale Petrosino e Antonello De Rosa) e testimoni “comuni” ma non meno preziosi. “Aspettiamo pure la risposta di alcune comunità islamiche – conclude la reverenda – e non sarà l’ultima iniziativa: in ‘cartellone’ abbiamo anche una lettura scenica sulla Madri della Costituzione, grazie alla quale la libertà religiosa è riconosciuta e garantita. Dobbiamo diventare sempre più cittadine e cittadini consapevoli”.
Madre Vittoria è un fiume in piena, eclettico e sorprendente: di là dalle differenti opinioni, la sua proposta non manca di fascino e sarebbe un peccato privarsene, soprattutto in questi tempi orfani di afflato spirituale.