E così, alla fine, il governo si farà. Ma con un bel salto indietro di….. quasi 100 anni direi. Con un sapore amaro di déjà vu.
Con il rimpolpo delle forze dell’ordine (quelle che hanno massacrato di botte Cucchi, quelle che hanno stuprato le studentesse americane, quelle che non prendono mai sul serio le denunce di abusi in famiglia), con aiuti economici solo alle mamme (non alle famiglie) e alle mamme italiane, con inasprimento delle pene, detassazione dei ricchi, costruzione di nuove carceri, con la lotta alla fantomatica PAS, inesistente teoria (come era inesistente la teoria “gender” anche quella inventata per lo stesso identico motivo: la paura dell’autodeterminazione femminile) inventata da un pedofilo per giustificare i pedofili e utilizzata da mariti e padri abusanti per punire ulteriormente le donne che sono riuscite a sottrarsi al loro dominio.
Senza misure per il mezzogiorno, senza fondi per la sanità pubblica, senza interventi contro la violenza su donne e bambini, contro il cyberbullismo, contro l’omofobia, senza supporti alla genitorialità condivisa.
Un bel salto indietro di….. quasi 100 anni direi. Con un sapore amaro di déjà vu.
Una risoluzione dei problemi distruttiva, invece che costruttiva. Basata sul potere distruttivo, punitivo, restrittivo e non sulla “mutualità”.
Tre recenti letture mi spingono a una riflessione.
Una è lo splendido saggio di Riane Eisler, “Il calice e la spada” che, ripercorrendo e analizzando le più recenti scoperte archeologiche e i relativi studi degli storici e degli addetti ai lavori, offre una lettura del passato totalmente diversa da quella che ci viene tradizionalmente presentata: è esistita, in Europa, fino ai tempi della civiltà Cretese, una forma di socialità basata sul culto della Dea Madre che celebrava la vita, non la morte. Non un dio potente in quanto giudice e distruttore dei propri nemici, ma una dea potente in quanto custode e donatrice della vita. Basata non sul conflitto e sulla riduzione in sudditanza dei nemici, ma sull’aiuto reciproco, la cura, l’educazione. Una civiltà pacifica e dall’altissimo valore artistico, che celebrava la vita in tutti i suoi aspetti, a partire dal mondo vegetale per arrivare alla vita umana.
Una civiltà distrutta da orde barbariche provenienti dall’Asia, che hanno operato, oltre a una completa distruzione delle civiltà preesistenti, anche un capillare piano di cancellazione della loro cultura, per imporre la propria a forza. Pare che la Bibbia sia l’esempio più tipico di questo atto di potere barbarico, scritta apposta al fine di operare una “rivoluzione culturale”.
Se, ad esempio, il serpente nelle civiltà preesistenti era un simbolo positivo, spesso legato all’acqua e al femminile, nella Bibbia è uno degli aspetti del Diavolo, schiacciato da Dio. Il Dio della Bibbia, violento e feroce. Lo stesso dicasi del toro: abbiamo tutti in mente i meravigliosi affreschi cretesi, in cui liete scene festose vedono la partecipazione di questo bovino. Ebbene, nella Bibbia il toro è un altro simbolo demoniaco. La donna, che nella “civiltà della Grande Dea” era al centro della società, nella Bibbia è degradata al livello delle bestie, proprietà dell’uomo.
La Eisler dimostra, con documenti e prove inconfutabili, come vestigia di questa società sopravvivano nel nostro DNA sociale e come, sistematicamente, il nuovo ordine sociale abbia nel tempo provveduto alla repressione della stessa ogni volta che si è manifestata.
E mi sembra che ci siamo di nuovo.
Non solamente in Italia, ma anche in quell’immenso paese che si dice democratico e non lo è, gli USA con l’amministrazione Trump.
Altra lettura illuminante è stato un articolo sulle recenti scoperte scientifiche di un neuroscienziato italiano, Giacomo Rizzolatti, a proposito dei neuroni a specchio.
Rizzolatti sostiene che i neuroni a specchio sono quelli che ci permettono di provare empatia, quella capacità di solidarizzare con chi riconosciamo come nostro simile. Un miglior funzionamento o un maggior numero di neuroni a specchio consentirebbe di riconoscerci simili con un maggior numero di individui, portandoci a un comportamento sociale di mutualità, non di aggressione. Sembra inoltre che il funzionamento dei neuroni a specchio possa essere limitato o aumentato su pressioni culturali. In altre parole, a essere empatici si apprende e l’empatia si sviluppa in contesti culturali che la favoriscano.
Infine, in questo articolo si indagano i benefici non solo didattici e culturali della lettura, ma anche quelli emotivi e, appunto, in termini di empatia. Leggere per piacere e non per conoscenza, ci spinge a renderci partecipi delle vicende altrui, narrate nei libri, cosa che aumenta la nostra capacità di immedesimarci nei panni altrui e di riconoscerci in quello che leggiamo e negli altri, nei protagonisti della nostra lettura.
Tornando alla “Civiltà della Grande Dea”, l’empatia è molto più facilmente sviluppabile in esseri umani che, per biologia, si trovano a doversi occupare di altri esseri umani, ovvero le madri. Non a caso in quella civiltà la capacità femminile di dare la vita era al centro della vita spirituale e sociale, senza discriminazioni sessuali: non era una civiltà matriarcale, in cui i maschi erano considerati inferiori, come succede al rovescio nella società patriarcale, era egualitaria, in quanto la capacità di riconoscerci tutti figli della stessa madre era evidentemente molto ben sviluppata.
Infatti, nelle società patriarcali, uno dei tratti più caratteristici è la pretesa degli uomini di controllare la capacità femminile di dare la vita, di asservirla al potere maschile per non esserne sopraffatti.
Consiglio vivamente queste tre letture nel loro complesso e mi ricollego a quanto affermavo già qui felice che quella che potevo considerare un’intuizione abbia invece una solida base storica e scientifica.
“credo nel potere arricchente della narrativa e della letteratura”