Nel segno di Ipazia, festival delle donne, I edizione.
Il centro per documentazione delle donne di Bari festeggia i 25 anni
«Il sapere non è qualcosa di freddo, accademico, lontano. Il sapere passa attraverso i corpi, le vite delle persone. Diventa importante, allora, fare conoscere questi percorsi, è un modo diverso di fare cultura», spiega Francesca Romana Recchia Lucani
Donne e uomini, dunque, «sanno» in maniera diversa e in maniera diversa esercitano i loro saperi.
Da questa certezza nasce «Nel segno di Ipazia», prima edizione del festival delle donne che si terrà a Bari dal 12 al 16 febbraio, con appuntamenti che si muovono fra parole, visioni, letture e suoni.
Il Centro, nato il 21 maggio del 1987 come «comunità di pensiero e di pratica relazionale, soggetto politico impegnato nel contesto cittadino, regionale e nazionale» e che oggi resta «un universo di grandissima intelligenza e attivismo», all’interno del quale si raccolgono da sempre materiali «legati ai saperi femminili».
L’archivio che le donne del Centro hanno accumulato e che sognano di rendere organizzato e fruibile è enorme.
Le molteplici attività delle donne continuano: «convegni, dibattiti, corsi di formazione, mostre, rassegne documentarie e filmiche, pubblicazione di testi per sollecitare il cambiamento ideale e culturale di donne e uomini di ogni generazione, a partire da quella che viene definita cultura e pratica della Differenza», fino ad arrivare a questo festival, intitolato a Ipazia in quanto emblema del libero pensiero femminile e «simbolo di una femminilità che si scontra col potere costituito perché si occupa di ambiti e riflessioni che non sono considerati appannaggio delle donne».«Mentre si è abituati a pensare le donne in settori umanistici, lo si è molto meno a pensarle in contesti scientifici. E le donne che fanno le scienziate, certamente lo fanno a partire dal proprio essere donne».
Il programma vede una serie di dialoghi, fra «Geografia e Scienze», «Storia e Medicina», «Economia e Impresa», «Scienza e Letteratura», «Filosofia», che realizzano confronti fra donne scelte per la loro competenza e professionalità, ma anche e soprattutto sulla base di quel filo invisibile che sembra legare fra loro le anime più affini».
Si ritrovano nel programma, i nomi di Chiara Zamboni, esponente della comunità filosofica femminile Diotima di Verona, già ospite del Centro in altre occasioni;
o quello di Sylvie Coyaud, origini francesi per una militanza femminista tutta italiana;
o ancora quelli di Clara Ingrao, Rachele Borghi, Elisabetta Vezzosi, Flavia Franconi, Federica Giardini. Senza dimenticare Cristina Mangia, del Cnr di Lecce, Teresa Masciopinto (Banca Etica, Bari), Mariella Pappalepore (Confindustria Bari-Bat) e le tante animatrici del Centro, da Antonella Masi e Francesca Recchia ad Agnese Purgatorio, Clarissa Veronico, Pasqua Taronna, Anna di Tonno, Patrizia Calefato, Rosi Paparella, Annalisa Mirizio.
Il programma prevede anche la presenza di arti varie, naturalmente di genere: a partire dal cinema, rappresentato dalle «narrazioni visive»di Cecilia Mangini e Alina Marazzi, passando per le opere realizzate da Agnese Purgatorio insieme alle detenute del carcere di Bari, per le letture di Isa Danieli, su testi scritti