Una corretta respirazione ossigena meglio i tessuti ed aumenta la consapevolezza dei nostri ragionamenti.
La respirazione non è solo un’azione tramite la quale immettiamo ossigeno nei polmoni e, di conseguenza, nel sangue. Nonostante si tratti di un aspetto fondamentale per la vita, che fornisce ossigeno, e quindi energia, per compiere le reazioni metaboliche, strategica per la sopravvivenza delle cellule e dei tessuti, la respirazione non si esaurisce in questo.
Per esempio, attraverso di essa espelliamo anidride carbonica, lo scarto generato dal metabolismo cellulare, veicolato dai globuli rossi al momento dopo che hanno ceduto ossigeno. Perché, se è vero che l’attenzione viene sempre catalizzata verso l’ossigeno che entra, anche l’anidride carbonica che esce non è male.
In generale, la respirazione può avvenire con due modalità (o con le loro componenti intermedie):
- Diaframmatica: inspiro, il diaframma scende per lasciare spazio all’aria che ha fatto il suo ingresso nei polmoni, l’addome si gonfia;
- Toracica: inspiro, mantengo contratti i muscoli addominali e rigida la pancia, dunque gonfio il torace, che viene dilatato dai muscoli costali.
Un elemento di grande importanza è il movimento del diaframma, il muscolo che separa più o meno orizzontalmente il torace dalla cavità addominale. Nel suo spostamento verso l’alto e verso il basso, il diaframma opera una sorta di massaggio degli organi interni, che ne favorisce l’irrorazione sanguigna ed il funzionamento.
Conosciamo bene la funzione centrale del diaframma nella respirazione dei cantanti, degli attori e, in generale, di tutti coloro che utilizzano la voce per lavoro. L’aspetto meno conosciuto è rappresentato dal ruolo di questo importante muscolo nella Logopedia riabilitativa. Per alcuni disturbi del linguaggio, come la Balbuzie, la respirazione diaframmatica costituisce un valido strumento per migliorare il flusso del linguaggio.
La riabilitazione logopedistica utilizza anche tecniche di visualizzazione del respiro: immaginare il diaframma che sale e scende durante le fasi della respirazione come un ascensore che si muove lentamente da un piano all’altro, aiuta a controllare la frequenza del respiro e a rendere l’eloquio più fluido.
Nei momenti di forte stress, quando siamo tesi come corde di violino, la nostra respirazione si fa breve e superficiale, affannosa. Tutta colpa del sistema nervoso simpatico, che interviene nelle emergenze, quando serve una risposta pronta e immediata, che bypassi il controllo della coscienza. Il simpatico non permette al sangue di ossigenarsi correttamente e peggiora lo stato di agitazione: è un sistema di allerta, non pensato per protrarre i suoi effetti nel tempo.
L’esercizio della consapevolezza aiuta a disinnescare gli effetti del simpatico attivando il suo antagonista, il parasimpatico. Questo contribuisce a ridurre la frequenza della respirazione e quindi a gestire meglio la tensione: se rivolgo l’attenzione al mio corpo, se lo sento, posso comprendere che sto respirando male, interrompere il circolo vizioso e resettare il mio assetto mentale. Bastano cinque-sei respiri profondi, seguiti da altrettanti atti di espirazione, per ristabilire la corretta saturazione in ossigeno del sangue e recuperare un po’ di lucidità.
Quindi, per ricapitolare, il simpatico attiva la modalità toracica (mettendo in agitazione), mentre il parasimpatico quella diaframmatica (favorendo il rilassamento).
Servono entrambi, ma devono entrare in funzione ciascuno al momento giusto.
La frequenza della respirazione è protagonista di molte pratiche tradizionali, alcune delle quali non ci verrebbe mai in mente di ricollegare ad essa. Tanto per fare un esempio, la recita del rosario è una di queste. Pare che la ripetizione della litania con quel ritmo specifico, produca non solo la riduzione del ritmo respiratorio, ma anche una correlata sensazione di Benessere.
Una regola da ricordare è quella di respirare dal naso; questo significa anche rivolgersi all’otorino se l’ostruzione nasale costringe ad utilizzare la bocca. Passando attraverso le strutture contenute nelle narici l’aria viene filtrata, si inumidisce e raggiunge la corretta temperatura. Respirare dalla bocca, fra le altre cose, aumenta il rischio di infezioni.
E’ importante anche sottolineare che i muscoli vertebrali (quelli che si innestano nella colonna) fanno parte della categoria dei muscoli respiratori. Esistono posture che penalizzano la corretta respirazione. Maggiore è la flessibilità della spina dorsale, migliore è la qualità del contributo dei muscoli vertebrali alla respirazione: assumere una postura migliore significa respirare meglio (e viceversa).
Monica Torriani è moglie, mamma di quattro ragazzi, farmacista e blogger. Si occupa di Salute e Benessere per WELLNESS4GOOD, il sito che ha fondato.