Breve panoramica sulla situazione ambientale in Italia: emissioni, efficienza energetica, amianto, politiche ambientali.
“Parigi val bene una messa”, così disse Enrico IV, pronto ad abbandonare la sua fede protestante pur di regnare sulla Francia. Questa espressione si usa per indicare la necessità di compiere un sacrificio, se il bene che ne deriva è superiore.
E quale bene può essere superiore alla preservazione del pianeta, l’unico che abbiamo? E’ ormai evidente che i cambiamenti climatici in atto, dovuti all’inquinamento, sono ormai assolutamente da affrontare e, per coincidenza, il trattato che detta fini e strumenti per conseguire questo scopo è stato ratificato da 195 Paesi di tutto il mondo, proprio a Parigi (https://ec.europa.eu/clima/policies/international/negotiations/paris_it).
Ma a che punto siamo con la sua applicazione? E, più in generale, come è messa l’Italia dal punto di vista ambientale? Abbiamo chiesto ad Annalisa Corrado, ingegnera meccanica con dottorato in energetica, che da sempre lavora nel campo della sostenibilità ambientale e del contrasto ai cambiamenti climatici, fin dai tempi dell’Università. Dopo una esperienza con il Ministero dell’Ambiente, ora è la responsabile tecnica una società ESCO (acronimo di Energy Service Company, attiva da più di 15 anni e impegnata per promuovere il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto, con le decisioni a livello UE e con l’Accordo di Parigi del dicembre 2015 (appunto).
Purtroppo, secondo l’Ing. Corrado, che è anche co-portavoce di Green Italia e membro del comitato scientifico di Possibile, l’Italia è in forte ritardo su tutto: sulla definizione e l’implementazione delle strategie per rispettare gli Accordi di Parigi, sul passaggio alle fonti rinnovabili del sistema energetico (adagiati sugli allori di una stagione di grande sviluppo a ridosso degli accordi europei del 20-20-20, siamo in stallo da anni, ormai), sulla conversione ecologica dei processi industriali, e, ancor più gravemente, sul settore “mobilità e trasporti”, che dovrebbe essere completamente decarbonizzato entro il 2050, ma su cui non è stato ancora fatto pressoché nulla.
La SEN (Strategia Energetica Nazionale) sfornata dal precedente governo, non ha avuto la giusta ambizione e visione e, come ampiamente prevedibile, è nata già vecchia, alla luce della revisione degli accordi europei sui target al 2030 su rinnovabili, efficienza e decarbonizzazione.
L’attuale governo sembra non aver ancora una strategia chiara in questo senso, malgrado i propositi del M5S: a partire dal rischio che venga drasticamente rivisto il sistema degli eco-bonus per l’efficienza energetica, come richiesto dalla Lega, passando per le dichiarazioni riguardo all’abbassamento delle accise sul carburante (che non sappiamo se rappresentano un reale punto del programma di governo o sono l’ennesima dichiarazione da campagna elettorale), che farebbero pensare a un ulteriore dietro front rispetto agli accordi siglati: se il costo dei carburanti fossili scende, come si incentiva a passare a fonti energetiche non fossili nel settore trasporti? I famosi 16 miliardi di euro con i quali il nostro Stato finanzia ogni anno attività “dannose per l’ambiente”, tanto per cominciare, continuerebbero a crescere, invece di diminuire.
Come se la situazione qui illustrata non fosse abbastanza allarmante, l’Ing. Corrado sottolinea che in Italia soffriamo ancora di una presenza tragicamente massiccia di amianto, nonostante sia stato messo al bando da ben 26 anni. Queste le agghiaccianti stime relative alla presenza di amianto, vero e proprio killer silenzioso:
- oscillano tra 32.000.000 e 40.000.000 le tonnellatedi manufatti contenenti amianto diffusi sul territorio,
- sono 75.000 gli ettari in cui c’è una accertata contaminazione,
- si stimano tra 1 e 2,5 miliardi di metri quadri di coperture in amianto su capannoni, strutture, edifici pubblici e privati,
- sono migliaia gli edifici pubblici che ancora “ospitano” elementi edilizi in amianto,
- si contano tra 3.000 e 6.000 morti ogni anno, per malattie causate dall’esposizione (mentre la percentuale di persone che si ammalano senza aver avuto una esposizione di tipo professionale è in aumento).
In realtà, fino al 2012 era in vigore un efficace strumento per la rimozione dell’amianto, combinata ad un’altra azione volta a buone pratiche energetiche: legare un extra incentivo per chi, unitamente all’installazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia pulita, avesse proceduto ad una bonifica di tetti e coperture in amianto. Questo incentivo è stato improvvisamente soppresso nel 2012, pertanto l’Ing. Corrado, insieme a Ciafani, Civati, Ferrante, Muroni, Silvestrini, Zorzoli (che rappresentano a vario titolo componente politica, associazioni ambientaliste e associazioni di categoria del settore) ha promosso la campagna #BastaAmianto, per cui è attiva una raccolta firme per chiedere il ripristino dello strumento di incentivo fiscale soppresso nel 2012: https://www.change.org/p/stop-al-killer-silenzioso-bastaamianto-sergiocosta-min-luigidimaio-ripristiniamo-gli-incentivi-per-chi-bonifica-tetti-e-passa-al-fotovoltaico.
In questi giorni si è tenuto il festival EcoFuturo, a Padova: http://ecofuturo.eu/ durante il quale sono state simbolicamente consegnate le firme fino ad ora raccolte (ma la raccolta è ancora attiva e siamo tutti invitati a firmare) al senatore Girotto (M5S), presidente della Commissione dello sviluppo economico e dell’industria, nell’attesa di poter avere un incontro con il Ministro dell’Ambiente Costa, che è al corrente dell’iniziativa e si è detto interessato a incontrare i promotori, senza tuttavia avere ancora risposto o convocato un incontro.
Se Parigi val bene una Messa, l’Italia val bene una firma.
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