Per Cipro nei secoli sono passati tutti – un carosello, in ordine sparso e non cronologico, di fenici, russi, inglesi, turchi, veneziani, francesi…
di Laura Riviera
“Sei stata a Cipro?”
“No.”
“Impossibile”
Già, per Cipro nei secoli sono passati tutti – un carosello, in ordine sparso e non cronologico, di fenici, russi, inglesi, turchi, veneziani, francesi…
C’è perfino un re danese devoto alla causa delle Crociate: giace tra le pietre di una chiesa rigorosamente bizantina, una delle mille che punteggiano l’isola.
La prima – illustrissima – visita risale a tempi mitici: Afrodite è nata qui, dalla schiuma del mare, in collaborazione con lo sperma del padre Crono (antico modello di nascita in provetta, e senza ausilio di utero in affitto), e a quanto dice Omero, ci torna volentieri.
“…e lei arrivava a Cipro, la ridente Afrodite, a Pafo, dove aveva un recinto e un altare odoroso. Le Grazie lì la lavarono e unsero d’olio…, l’avvolsero in vesti incantevoli…”
Una deliziosa leggendaria versione di SPA, che ha lasciato dietro di sé una traccia: lo scoglio che ha visto apparire la dea è candido e vicino alla spiaggia, e se ci nuoti intorno nelle notti di plenilunio acquisterai un po’ della sua bellezza. Perché non provare?
E a proposito di SPA, ecco i grandi esperti dell’epoca antica: i Romani. A Kourion, sulla costa sudovest dell’isola, non lontano dalla gioiosa Pafo, hanno realizzato l’eterno sogno vacanziero di molti: la lussuosa villona vista mare. Marmi e colonne, terme e teatri, e mosaici, mosaici ovunque, dettagliati, eleganti e ricchi da togliere il fiato. Molti sono ancora all’aperto, senza protezione, e il vento sabbioso li spazzola, ma quelli non sembrano intenzionati a sparire. Gli artisti sapienti fanno mosaici ostinati.
Le chiese bizantine di montagna hanno le cupole ricoperte di anonimi tetti di tegole, per nascondersi alla vista degli Ottomani – visita non esattamente gradita – che per trecento anni hanno dominato Cipro. All’esterno, semplici baite o capanni per gli attrezzi; dentro, da cima a fondo un caleidoscopio di affreschi, ori e colori brillanti che sembrano stesi l’altro ieri. Infinite storie di santi, tutti minuziosamente descritti: ed è lì che impari che il cavaliere dal destriero bianco è San Giorgio, mentre San Demetrio si deve accontentare di un cavallo scuro.
Ogni chiesa è un gigantesco, accurato fumetto che non ha mai smesso di raccontare la sua storia. Per fortuna, l’UNESCO le ha prese tutte sotto la sua protezione: una storia a lieto fine.
Una storia finita malissimo è invece quella di Varosha. Varosha – nome perfetto per una città fantasma – era il ricco quartiere turistico di Famagosta, la città del jet-set internazionale degli anni ’60 e ’70. La spiaggia più bella, gli edifici più moderni… tutto svuotato in una notte dell’estate 1974 dall’esercito turco, che ancora oggi occupa un terzo dell’isola, e ha creato centinaia di profughi.
Accedere a Varosha non si può, i turchi ti arrestano se ci provi, ma a guardare dalla recinzione ecco scheletri di verande, occhi vuoti di finestre, curve balconate di design, e immondizia di quarant’anni fa.
La gente di Cipro – greci e turchi – è stanca di separazioni e conflitti, vorrebbe tornare alla convivenza di prima, non sempre pacifica ma perlomeno autonoma. Usare il dialetto comune, né turco né greco, andare serenamente in chiesa o alla moschea, magari insieme.
Ma la strada da fare è lunga. Nicosia, la capitale, è costretta a vantarsi di essere l’ultima città europea divisa da un muro, e gli stessi turco-ciprioti chiamano gli invasori “turchi turchi” …
L’obiettivo dell’unificazione e della completa indipendenza è ancora lontano: una bella conquista sarebbe per esempio riprendere il controllo dei territori occupati dalle basi inglesi – e a tutti gli effetti dominio di Sua Maestà – dove vivono diecimila britannici, con le loro scuole, i porti, gli ospedali. Finora però tutti gli accordi sono stati disattesi.
Cipro ha sempre fatto gola a tutti, e gli inglesi non fanno eccezione, neppure nei tempi passati. La conferma? Eccovi un gossip, un po’ datato ma di alto livello.
Anno Domini 1191: in pieno maggio, Riccardo Cuor di Leone, a spasso nel Mediterraneo per le guerre crociate, sposa con gran pompa Berengaria di Navarra nel raccolto ed elegante castello di Limassol – a due passi dal mio hotel.
Autrice.: Laura Riviera,
liceo classico poi Facoltà di Agraria, si è sempre occupata di comunicazione, prima in ambito strettamente pubblicitario come ricercatrice di mercato e account per l’agenzia Armando Testa, poi in una più generale area istituzionale all’interno dell’aeroporto di Torino Caselle.
Attualmente i suoi interessi si sono orientati verso altri tipi di comunicazione: tiene laboratori teatrali, corsi di lettura ad alta voce, presentazione di libri. Collabora, tra gli altri, con il Centro Studi Piemontesi e la casa di detenzione della città di Torino.