Lo Yin Yoga e l’energia femminile (nota bene: vale anche per i maschi). Siamo composti da due energie in compresenza: quella femminile e quella maschile.
L’avete vista l’eclissi del secolo con conseguente luna piena rossa? Bene, avete qualcosa di cui parlare sotto l’ombrellone o inerpicandovi verso una malga alpina! Non l’avete vista? Non importa, la cosa bella della luna – per chi crede agli influssi dell’universo che ci rotea intorno – è che agisce comunque, anche se siete andati a dormire con le galline. Perché è una questione energetica, non di torcicollo per ammirare forma e colore: e proprio di energia vi voglio parlare qui.
Lo yoga che pratichiamo normalmente oggi è quasi tutto discendente dalla tradizione hatha e si considera frutto del testo fondativo Hatha Yoga Pradipika (in sanscrito Luce sull’hatha yoga), una sorta di manuale di yoga scritto nel quindicesimo secolo. Ne sapete quasi quanto prima, mi rendo conto. Adesso tiro giù l’asso: hatha significa sole-luna, e se avete letto gli articoli precedenti magari vi ricordate (ma non pretendo) che yoga significa “unione”. Et voilà… svelato l’arcano: unione del sole e della luna!
Secondo diverse teorie filosofiche orientali, infatti, siamo composti da due energie in compresenza: quella femminile e quella maschile. Attenzione che questo non c’entra nulla con l’essere uomo o donna, tutti hanno le due energie e a seconda dell’indole una di queste è magari prevalente. E sottolineo che quale prevale non dipende dal nostro genere, è una questione di carattere. Ma per stare bene dobbiamo cercare di tenere le due energie in armonia, con un buon equilibrio, senza sbilanciarci eccessivamente verso una o l’altra.
L’energia maschile è quella del sole: fare, agire, essere diretti verso l’esterno (ahimè anche nel caso dell’aggressività), è caratterizzata da movimento, suoni, luce; l’energia femminile è quella della luna: riflettere, fermarsi, ascoltare le emozioni, prendersi cura, all’insegna di silenzio e oscurità.
Queste due energie sono rappresentate benissimo nel segno bianco e nero del Tao (Yin e Yang) che ormai è diffuso quanto la bandiera jamaicana, la faccia del Che o gli angioletti di Raffaello sui gadget da bancarella.
Viviamo in un mondo molto Yang: la performance innanzitutto, i risultati, il successo, i soldi… correre senza fermarsi mai. E la povera energia Yin? È messa all’angolo: se rallenti vieni travolto, se non ti importa del cellulare ultimo modello vieni schernito, se piangi vieni etichettato come debole e perdente (mentre in realtà “lavi via” quello che ti affligge e diventi più forte, ma questo concetto Yin ha vita dura). Perfino trovare un ristorante con riposanti luci soffuse è diventato difficile: se vuoi cenare a lume di candela devi spendere un capitale.
Per questo è nato, in tempi recentissimi, lo Yin yoga. Si tratta di una pratica meditativa di posizione che si effettua a terra. No panic: adesso spiego tutto. Si fa a terra perché l’energia Yin ci radica e ci orienta all’interno: non serve andare da nessuna parte, ciò che ci serve si trova qui dove noi siamo; dentro di noi, per l’esattezza. Viene definita “di posizione” perché si sta fermi nelle posizioni da due a cinque minuti.
E qui arriva la parte meditativa, che è insieme finalità (la mente si placa e smette di tormentarci con le sue ipotesi catastrofiche o le sue dittatoriali richieste) e strumento. Perché è necessario attivare uno stato meditativo per “sopportare” la pratica. Mi pare arrivato il momento di darvi la cattiva notizia: mentre si fa Yin yoga le sensazioni possono non essere piacevoli. Per ragioni commerciali – ahimè – viene a volte definito come yoga rilassante, e in senso lato lo è. Ma il rilassamento avviene nel tempo e sicuramente è uno dei benefici (come per tutto lo yoga, ma ancor di più che in altre tipologie): sul momento è una di quelle pratiche che fanno pensare “chi me l’ha fatto fare?”: non siamo affatto abituati a stare fermi, né dal punto di vista psicologico né dal punto di vista fisico. Inizialmente la mente sembra una pallina da flipper e il nostro corpo si ribella.
Lo Yin yoga, infatti, lavora sul tessuto connettivo (o fascia), che finalmente anche la scienza ufficiale ha definito “il più grande organo del corpo umano”. La fascia è stata considerata fino a poco tempo fa una specie di polistirolo che faceva da riempitivo fra elementi più importanti. Adesso è noto che invece trasmette informazioni, dà forma al nostro corpo e – su questo non tutti sono d’accordo – archivia informazioni emotive a tal punto che un corpo può essere rigido a causa dei traumi psicologici subiti.
Non mi addentro sul lavoro fisico fatto con lo Yin yoga: vi basti sapere che è il tipo di yoga che serve per diventare più morbidi e flessibili, perché lentamente il corpo “cede” alle nostre richieste di apertura: cede proprio perché ci fermiamo in posizioni diverse dal solito, imponendo – con dolcezza, sempre con dolcezza – la nostra richiesta di cambio postura: abbassare le spalle, tirare indietro l’asse del collo, aprire lo snodo delle anche… è un esercizio di pazienza. Quella pazienza, quel saper aspettare, ascoltare, dare il tempo alle cose che così servirebbe al mondo, alle nostre vite.
Tornando alla luna rossa che ha tenuto mezzo mondo con il naso all’insù la settimana scorsa vi lascio con una riflessione che ci aiuta a capire quanto siano sottili i confini fra le nostre due energie. La luna del 27 luglio è stata definita luna di sangue. Ecco, il sangue è un meraviglioso esempio di compenetrazione di energia Yin e Yang: è vita per tutti, visto che porta l’ossigeno ai tessuti e li libera dall’anidride carbonica (e i figli li definiamo “sangue del mio sangue”); è sangue mestruale e sangue del parto nell’accezione femminile; è sangue di morte se perso in quantità a causa di traumi (azione… finita male!) o lotta (il sangue dei campi di battaglia). Rispettiamo i nostri due principi fondativi e teniamoli in equilibrio! Cambiando abitudini, se serve, e magari facendo un po’ di Yin yoga.
Erica Pontalti
Insegnante certificata a livello internazionale Yoga Alliance 500 con oltre 1000 ore di training in vinyasa flow (dal gentle flow al power), yin yoga e restorative yoga. Dopo 6 anni a Bali (Indonesia) di preparazione e lavoro come insegnante e organizzatrice di training Yoga Alliance per l’abilitazione all’insegnamento è rientrata in Italia dove continua a insegnare con grande passione nello studio di Torino Yoga Union e in workshop e retreat in Italia e all’estero.
Trovate le review dei suoi allievi e i suoi eventi in programma su www.yogatrail.com
Photo credits: Ulrike Reinhold, Simo Cocco, amici e parenti.