Per molto tempo ha creduto di essere un “nessuno”, e ha desiderato fermamente diventare un “qualcuno”. E così Federica Pace, catanese nata nel 1989, ha trasposto in narrazione letteraria il suo percorso interiore verso la consapevolezza. Che parte dalla scoperta e dall’accettazione: del proprio orientamento sessuale e del destino legato a chi ha una malattia degenerativa.
In L’arte di essere nessuno, attraverso le vicende romanzate delle giovani Asia e Sophia, Federica fa pace con se stessa e dà il suo contributo alla lotta contro la trans-omofobia e le violenze di genere. Ci racconta il suo percorso, letterario ed esistenziale.
Scrivi: “Ho visto il delinearsi di ogni particolare svanire, le ombre e le sfumature cancellarsi”. E, quando spariscono le gradazioni di luce e colore, restano solo i contorni netti e i colori decisi. Quali sono stati, nel tuo passato, i ‘bianchi’, i ‘neri’, i ‘rossi’ che ti hanno spinto ad affrontare il cambiamento?
Sicuramente scoprire di essere malata; Asia agli occhi di Sophia scompare lentamente, io ai miei occhi sono scoppiata, frantumata in tutti i colori possibili. E quindi era impossibile rimanere quella che ero prima.
Hai scritto che, per diventare qualcuno, è necessario “prendersi a coltellate: tirare fuori tutto quello che hai dentro, avere il coraggio di guardarlo e ripulirlo. Poi, quando lo si rimette dentro, si diviene, finalmente, qualcuno.” E ciò, affermi, farà ancora più male. Cosa consiglieresti a chi volesse ‘ripulire le sue ferite’?
Di farlo e continuare anche quando avranno paura di riportare alla luce troppe cose. Probabilmente lo dovrebbero fare per il loro futuro, in modo che ci sia un presente più tranquillo.
Nel romanzo, Sophia e Asia rappresentano entrambe i tuoi alter ego. A quale delle due protagoniste ti senti però più vicina? La descrizione letteraria del tuo percorso di crescita ha avuto una funzione catartica anche per chi ti sta intorno?
Non credo di avere una “preferita”, credo anche di non poter scegliere tra le due, sono a pari merito. Le persone più legate a me hanno partecipato alla mia crescita e ci siamo dovuti riequilibrare, hanno dovuto avere a che fare con me per forza. Ma non so se il libro abbia poi sortito qualche altro effetto.
Per la tua narrazione hai usato flussi di pensiero, flashback, frasi lunghe, metafore, similitudini, sinestesie, cambi di punto di vista, decostruzioni e ricostruzioni. Ti ispiri a qualche modello letterario? Chi sono i tuoi scrittori e le tue scrittrici preferite?
In realtà non ho mai pensato al modello, mi piacciono gli slanci, forse mi ispiro a questi. Sono cresciuta con Italo Calvino e Luigi Pirandello. Amo molto la scrittura di Janette Winterson e ultimamente sto facendo amicizia con Daniel Pennac.
Per promuovere L’arte di essere nessuno, stai affrontando un book tour. Quali sono le prossime tappe, e cosa ha significato per te condividere dal vivo con il tuo pubblico le emozioni della scrittura? Hai trovato sostegno e solidarietà, da parte dei lettori, nella tua lotta contro le barriere fisiche, mentali, psicologiche, emotive?
Le presentazioni inizieranno a settembre per organizzarci al meglio e per dare il tempo a molti di tornare dalle vacanze. Spero che vada tutto bene, di avere buoni riscontri e input, anche perché mi piace molto scoprire che senso abbiano dato gli altri al romanzo, ad Asia e Sophia. Scoprire modi nuovi di vedere quello che ho scritto.
Sei vicepresidente dell’Associazione Gli Equilibristi HIBM, il cui scopo è promuovere la ricerca medica e la conoscenza della miopatia ereditaria da corpi inclusi, una rara patologia muscolare attualmente incurabile. Come risponde la società alla sensibilizzazione su questa malattia?
Le persone si interessano, domandano, condividono le informazioni, provano a capire. Ma sono sempre meno di quante potrebbero essere.
Nel 2011, hai pubblicato con Aletti Editore la raccolta di poesie L’irremovibile sofferenza dell’anima. Vuoi farcela conoscere attraverso qualcuno dei tuoi versi preferiti?
È un libro scritto quando ero piccola, faccio fatica a rileggerlo perché non scrivo più in quel modo, non rivedo la me di adesso e forse con la me di prima non ho finito di fare i conti, quindi non ci sono parti che preferisco.
Stai per conseguire la laurea in Lettere Moderne presso l’Università di Catania, collabori online con blog e testate giornalistiche… Cosa vorrebbe fare Federica Pace “da grande”?
Vorrei continuare a scrivere, imparare a farlo sempre meglio. E vorrei riuscire a insegnare la Storia.
Federica Pace, L’arte di essere nessuno, Robin Edizioni, 2018, pp. 216, € 12
http://www.robinedizioni.it/nuovo/l-arte-di-essere-nessuno