WORLD PRESS PHOTO : in mostra, a Palermo a palazzo Bonocore dal 14 settembre al 4 ottobre, le foto vincitrici del più importante concorso di fotogiornalismo.
Quarantadue fotografi e fotografe provenienti da 22 nazioni che documentano quello che accade oggi nel nostro pianeta.
Tra gli scatti ne troviamo alcuni che danno testimonianza della terribile condizione femminile in alcuni Paesi.
La prima è una foto dell’australiano Adam Ferguson: ritratti di ragazze rapite dai miliziani di Boko Haram in Nigeria. Le ragazze, fasciate di cinture esplosive, avevano ricevuto l’ordine di farsi saltare in aria in luoghi affollati ma sono riuscite a fuggire. I loro volti, a volte coperti dalle loro stesse mani, ci ricordano che Boko Haram è un gruppo di militanti islamici con base in Nigeria, e il cui nome significa pressappoco “l’istruzione occidentale è proibita”. Infatti colpiscono soprattutto nelle scuole e dal 2014 hanno rapito più di duemila studentesse per utilizzarle come kamikaze. Una nuova arma di guerra che ha il viso dolcissimo di queste giovani innocenti.
Un’altra foto dell’americana Anna Boyiazis ci porta nell’arcipelago di Zanzibar dove le ragazze non sanno nuotare poiché a causa delle restrizioni imposte dalla cultura islamica locale, non possono indossare costumi da bagno. Le foto esposte danno testimonianza come, nel villaggio di Nungwi, grazie ad un progetto umanitario specifico, le donne imparano a nuotare pur indossando un vestito che copre tutto il corpo e che permette di non violare i principi religiosi e le consuetudini locali.
La fotografa russa Tatiana Vinogradova con i suoi scatti ha immortalato le prostitute ritratte nei loro appartamenti a San Pietroburgo. La didascalia ci spiega che per le statistiche ufficiali le “lavoratrici del sesso” in Russia sono circa un milione. Secondo, invece, la ONG “Silver Rose” sono tre milioni, di cui 50.000 solo a San Pietroburgo. Tra le storie raccontate quella di Alice(27 anni) madre single che fa la prostituta da dieci anni dopo aver abbandonato un corso di Fashion Design all’università e di Asya (30 anni) che studiava ingegneria meccanica e lavorava per mantenersi. Ma era sfruttata e sottopagata e pian piano lasciò le sue ambizioni per ritrovarsi in quel mondo squallido. Storie di donne che si sono perse quasi senza accorgersene.
Le ultime foto, di questo universo femminile, sono quelle dell’egiziana Heba Khamis che documenta “lo stiramento del seno”, un’usanza di alcune parti del suo Paese, fatto alle bambine in età puberale per impedirne lo sviluppo e sottrarle così a stupri e avance sessuali precoci.
Quelle fasce bianche strette intorno ai corpi delle bimbe è come se stringessero il cuore di ogni donna che osserva le foto.
Scatti dal mondo.
Foto di un mondo che ancora oggi non è un posto per il nostro genere.