Rompere gli schemi cosa significa? Se lo chiede ancora oggi Mariella Milani, prima donna a condurre il Tg2 di cui è stata volto e voce dal 1979 e firma storica della RAI.
Non certo con la cultura dell’eccesso, non certo dimenticando il buon gusto.
Bisogna invece rompere le vecchie regole portando il nuovo grazie alla creatività, andare alla ricerca di una nuova estetica senza cedere alla bruttura né rinunciare alla qualità. Bisogna schiodarsi dal passato che va rinnovato, bisogna che la moda faccia un passo in avanti grazie ai tanti creativi che, pur pieni di talento, non riescono ad avere visibili.
Mai come oggi essere alla moda non è più di moda, così la Milani presenta il suo Crafters 2.0, un’associazione che seleziona talenti creativi e artigiani del Made in Italy, per valorizzarli e renderli accessibili al pubblico.
Una voce fuori dal coro, così si definisce una delle firme più famose che, passata dalla cronaca alla moda, racconta oggi il fashion anche sul web.
E sceglie di non dedicarsi più solo ai “famosi”(che ha seguito per molto tempo nei tanti anni precedenti) ma a chi, pur promuovendo il bello e il vero, non ha ancora la giusta visibilità che gli sarebbe dovuta per la qualità del suo lavoro creativo e professionale.
Una donna la Milani, che, passata presto in Rai dalla cultura alla cronaca come inviato speciale, si è occupata della strage di Piazza Fontana, del piccolo Alfredino Rampi caduto nel pozzo di Vermicino e anche dei fatti più scottanti, dalla pedofilia, al caporalato, alla micro criminalità minorile, alla tossico dipendenza, alle guerre tra cosche.
E questo avveniva in anni in cui temi così erano tutti in mano ad inviati maschi.
Ma per lei il lavoro di giornalista-che definisce “un’attitudine”, è prima di tutto passione, responsabilità e sacrificio, ingredienti di cui ha abbondato, conquistandosi ruoli per quegli anni all’avanguardia. Oggi siamo abituati a vedere donne che conducono trasmissioni quasi alla pari degli uomini ma i criteri sono sicuramente altri rispetto a quelli che in quegli anni selezionavano queste grandi donne della tv e del giornalismo italiano.
Mariella Milani che si è dedicata alla tutela dei diritti dei cittadini, ideando e conducendo “Diogene giovani” e si è conquistata i suoi spazi con determinazione, intelligenza e ironia e, grazie alla sua inesauribile creatività, una volta in pensione ha pensato di continuare, in altro modo, a far sentire la sua voce, utilizzando questa volta il web.
E’ partita da Crafters 2.0, una associazione senza scopo di lucro ed un sito per promuovere il talento artigianale e la creatività italiana in grado di offrire “il bello e il ben fatto”, una piazza digitale che seleziona chi, pur di qualità, non é ancora conosciuto nel mondo della moda nelle sue svariate declinazioni. Associazione che prosegue con iTALENTS, preziosissima vetrina del Made in Italy.
Insegna allo IED di Roma Scrittura e Public Speaking e ora le hanno chiesto una trasmissione su Donna TV, canale diretto da Leopoldo Villafranca e Mariella è tutta intenzionata a fare una trasmissione seria di moda ma come la intende lei.
“Voglio rivendicare la italianità” dice Mariella Milani mentre mi spiega come é nato e come é strutturato il suo progetto. E ancora, parlando di sé “La vita può ricominciare a settanta anni”
Ecco perché sono felice di proporre Mariella Milani tra le Donne Eccellenti che sto intervistando con gioia. Una donna ancora oggi sulla cresta dell’onda
*Mariella, partiamo dall’oggi. Hai dato vita a iTALENTS…
Si, il mio obiettivo con iTALENTS è quello di dare voce a tutti i creativi che non conoscono i nuovi strumenti di comunicazione, non sanno raccontare i loro prodotti e non sanno valorizzarli. Emergere è difficile ma se trovi la strada giusta ed entri nel sofisticatissimo universo degli algoritmi, puoi farcela. Il mio mantra è “etica, trasparenza, condivisione” e credo che se riuscissi davvero a fare sistema, come non è mai avvenuto in Italia, potremmo farcela. Dividere le spese di uno shooting fotografico, fra più creativi significa abbattere i costi ed è quello che sto tentando di fare attraverso il mio portale www.italents.it Il portale è aperto ai creativi della moda, del design, del bijoux, perché penso che il futuro dell’Italia sia proprio la riscoperta della nostra più autentica tradizione artigianale e sartoriale. La tecnologia deve fondersi alla tradizione e viceversa e da questo non possiamo prescindere.
*Come é nato iTALENTS?
Ho iniziato creando una associazione senza fine di lucro, mettendo in piedi un sito fatto bene ma ancora molto semplice, una vetrina per i creativi del Made in Italy. Ma meritavano tutti di più, avevo bisogno di qualcosa di più strutturato che, oltre alle foto, potesse fornire altri servizi ai creativi che vi aderiscono con una piccola quota mensile che possa ripagarmi il nuovo sito che, nel frattempo, ho fatto rifare come si deve. Così siamo in grado di fornire servizi, possibilità di vendere, maggiore visibilità e immagine. Insieme alla mia socia, Eliana Trentalancia, abbiamo anche affittato a Milano uno showroom in via Biella 9 e lo abbiamo chiamato “La casa dei creativi”. Siamo 4 donne dai 60 anni in avanti che stanno facendo questo lavoro.
* E ritorniamo alla tua carriera. Prima di passare alla televisione dove sei stata la prima donna a presentare il Tg2, tu lavoravi per la radio. Come è avvenuto il tuo passaggio in tv?
Il mio passaggio dalla radio alla televisione è stato incredibilmente determinato dalla mia voce che aveva colpito il mio primo direttore Andrea Barbato. Quando mi ricevette per la prima volta a via Teulada, dove allora erano le redazioni dei Tg, mi disse che voleva vedere che faccia avesse la giornalista che realizzava le interviste alla radio. Il colloquio andò bene ed entrai alla redazione cultura del Tg2.
*Cosa ricordi di quegli anni?
Sono entrata nel 1979 al Tg2 diretto da Andrea Barbato che era un giornalista di grandissimo spessore culturale che, non a caso, aveva dato un’impronta molto particolare a quel Tg proprio per differenziarlo dal Tg1, decisamente più istituzionale e paludato, anche nell’uso del linguaggio. Ricordo quegli anni con una nostalgia struggente perché ho avuto dei grandi colleghi e dei grandi maestri.
*Cosa ti è rimasto impresso più di altro?
Non potrò mai dimenticare il primo insegnamento del caporedattore della cultura Emilio Ravel. Mi mandò a girare un concerto di Ottorino Respighi su “Le fontane di Roma” . Quando tornai e gli feci leggere il pezzo mi guardò e mi disse: “Non sento il rumore dell’acqua nelle tue parole”. Credetti di sognare perché non capivo cosa volesse dirmi. In realtà era un messaggio che non avrei più dimenticato: per la TV devi scrivere per immagini perché le parole accompagnino e aumentino le emozione di quello che vedi.
* Trovi che dai tempi della tua conduzione del Tg2 ad oggi sia sostanzialmente cambiato qualcosa ?
Difficile oggi trovare chi ti insegni qualcosa e, purtroppo, si vede. Confesso che quando metto nero su bianco questi ricordi, mi sento un po’ come una “reduce” ma la realtà è che viviamo in una società in cui la professione giornalistica è, in molti casi, degradata. Nessuno sa più scrivere né insegnare e i giovani stanno pagando un prezzo altissimo in termini culturali. E’ un discorso vecchio? Forse perché la tecnologia è il futuro e, a quanto pare, chi ha più successo oggi non è certamente dotato di grande cultura.
*Come hai affrontato le tue prime puntate come conduttrice del Tg?
Il giorno in cui mi comunicarono di avermi scelta come conduttrice, non potrò mai dimenticarlo. Non mi sentivo particolarmente bella né in grado di affrontare una diretta senza avere paracadute. Negli anni in cui ho svolto quel ruolo, non esisteva il gobbo e, spesso, bisognava improvvisare. Mi è accaduto mille volte e ho imparato sul campo. Mi è addirittura successo di entrare in studio subito dopo aver saputo al telefono che era morta mia madre… the show must go on!
*E’ stato difficile?
Francamente non è stato difficile inserirmi nel mondo della televisione perché ho sempre pensato che la forza delle immagini sia, talvolta, più eloquente di mille parole.
*Qual era il segreto della televisione di allora?
Mi piaceva moltissimo lavorare in equipe perché la televisione di quegli anni era di una qualità straordinaria. A contribuire ad ogni pezzo erano determinati l’operatore che girava le immagini, il montatore che sceglieva le inquadrature e montava il pezzo, la musica scelta e il giornalista che assemblava tutto questo. Ovviamente mi riferisco ad una televisione che è quasi scomparsa perché, tranne che per alcuni programmi speciali o reportage, non ci sono più servizi così curati. Costano troppo e richiedono troppo tempo.
*Quali tue inchieste come inviato speciale ti sono rimaste più impresse?
Sono innumerevoli le inchieste che ho realizzato quando, dopo aver lavorato alla redazione cultura, mi trasferirono in cronaca con l’incarico di inviato speciale. Mi sono occupata di tutti i temi più scottanti dalla pedofilia, al caporalato, alla micro criminalità minorile, alla tossico dipendenza. Certamente una delle inchieste più difficili e pericolose è stata quella realizzata in Calabria negli anni in cui era scoppiata una feroce guerra fra le cosche della n’drangheta. A volerla fu il direttore Alberto La Volpe, un amico straordinario che mi chiese di raccontare i mali di Reggio partendo dall’arretratezza della burocrazia. Fece scalpore la prima puntata di quel reportage. La chiamammo “la manovella” perché tutti i certificati venivano stampati a mano con un apparecchio antidiluviano.
*Un’inchiesta pericolosa…
Ovviamente mi attirai molti nemici anche pericolosi ma quell’inchiesta è rimasta nel mio cuore e, forse, fu anche la ragione per la quale il direttore mi nominò caporedattore della “redazione diritti del cittadino” una vera rivoluzione in un telegiornale della Rai ovviamente soppressa. Creai anche due spazi Diogene Giovani dedicato ai giovani e Diogene Anni D’argento in cui parlavo dei diritti negati agli anziani e ai problemi della terza età.
*Cosa pensi della televisione di oggi?
Penso che, nonostante la massiccia presenza femminile, ancora oggi la televisione non esprima appieno il ruolo delle donne nella società perché, soprattutto nelle trasmissioni pomeridiane emerge essenzialmente una comunicazione mirata al gossip, alla cronaca, alla bellezza, all’amore e a tutti gli argomenti più frivoli ma che, si sostiene, facciano audience. Insomma non riesco a capire perché, almeno la televisione pubblica, che dovrebbe essere al servizio dei cittadini, non affronti temi di approfondimento e analisi su come stia cambiando la società contemporanea e, in particolare, le giovani donne.
*Che modello di donna ne emerge?
Dalla TV di oggi emerge l’immagine di una donna sicura di sè che sa esattamente quello che vuole e conosce bene gli strumenti necessari a farsi largo in un mondo sempre più competitivo e molto poco solidale. Una donna di potere? Forse ma, certamente, diversa da quella che ho conosciuto negli anni in cui sono entrata alla Rai, quando bisognava sgomitare più dei colleghi maschi per diventare inviato o caporedattore. Ricordo di aver perso un fidanzato per aver detto si a Ugo Zatterin, il mio direttore dell’epoca, che mi chiedeva di partire alla vigilia di Natale per raccontare come si passavano le festività in Riviera. Insomma dovevi essere più brava e agguerrita dei colleghi maschi e, soprattutto, più disponibile.
*Ma tu, come donna, hai avuto delle difficoltà a farti valere nel tuo lavoro?
C’è un altro ricordo che penso sia emblematico della sottovalutazione culturale che subivamo noi donne. Conducevo l’edizione delle 13.00 il giorno in cui Leck Valesa guidò la rivolta di Solidarnosc in Polonia… ovviamente arrivai in redazione alle 8.00 del mattino per prepararmi al meglio e scoprii che il vicedirettore aveva deciso di far condurre quella edizione del Tg ad un collega maschio. Mi ribellai con tutte le mie forze affermando che non esistevano conduttori di serie A e di serie B e se non mi ritenevano in grado di affrontare quella diretta, vuol dire che non ero adatta a svolgere il mio ruolo. Furono costretti a cedere e affermai così una mia piccola conquista di parità. Credo che oggi le donne godano di maggior tutela, o almeno me lo auguro!
*Poi come sei passata alla moda?
Mi sono occupata di moda per volere di un altro direttore del Tg2 che mi chiese di raccontare la moda non tanto dal punto di vista delle tendenze quanto piuttosto come fenomeno di economia e costume. Oggi la moda non è più quella di un tempo ma è dominata dai grandi gruppi finanziari internazionali e dalle multinazionali del lusso, interessate più al marketing che alla creatività. Tutto è omologato e abbiamo perso l’essenza vera dello stile fatto di creatività e qualità. Il sogno che spero di realizzare attraverso il web è quello di far riscoprire i nostri valori più autentici e tutto il bello che c’è dietro I’m made in Italy.
* Come è avvenuto il passaggio al web?
Dopo essere andata in pensione ho frequentato un corso dell’Associazione Stampa Romana sui social e, otto anni fa ho deciso di iscrivermi a Facebook. Penso che i social siano il futuro e non so ancora valutare le luci e le ombre di questo nuovo potentissimo strumento di comunicazione. Se è vero, come disse Umberto Eco che ha aperto le porte a milioni di imbecilli, è altrettanto vero che può offrire la possibilità a chiunque di realizzare un progetto.
https://www.youtube.com/watch?v=GGRCqq3QmTY
*Cosa significa per te il tempo che passa?
Penso davvero che l’età sia quella che decidi di avere e, a oltre 70 anni, vivo come ne avessi 40 faccio progetti e viaggio in continuazione. Credo che a mantenermi giovane di testa e a non farmi pensare agli inevitabili acciacchi e segni del tempo, sia la volontà fermissima di vincere la sfida di iTALENTS un progetto che mi riempie di entusiasmo e grinta perché ritengo che abbia un obiettivo molto importante: dare una mano e chi non ha “santi in paradiso”. So bene che i progetti nascono con degli obiettivi economici ma, posso giurare che fino ad ora non solo non ho guadagnato un euro ma ho tirato fuori i miei soldi senza alcun rimpianto. Guai ad arrendersi e non sarà mai il mio caso.
* Come vivi il rapporto con le altre donne?
Mi piacciono le donne e ho amiche di tutte le età. Non conosco né l’invidia né la gelosia né la competizione, ancora meno oggi. Forse è perché non ho più niente da dimostrare ad alcuno, ho avuto tante soddisfazioni nella mia carriera e sono soddisfatta della mia vita privata con un marito che mi sopporta da 34 anni, anche se ritengo di essere una persona non facile. Realizzo questo progetto con una donna della quale mi fido ciecamente perché ha gli stessi valori e il mio stesso entusiasmo.
*In poche parole cosa diresti di te?
Sono una persona che si basa sull’istinto, sull’intuito e sull’empatia. Vivo ogni giorno come se fosse l’ultimo ma continuo a sognare e a progettare.
“Avanti tutta” come dico sempre a chi mi segue.