Mappatura di un percorso verso l’uguaglianza di genere per “ L’Europa che verrà”.
di Isa Maggi
La stragrande maggioranza delle aziende afferma di essere fortemente impegnata per il genere e la diversità razziale, eppure l’evidenza indica che molti non stanno ancora trattando la diversità come l’imperativo aziendale.
Nel recente rapporto Women in the Workplace 2018, uno studio condotto da McKinsey in collaborazione con LeanIn.Org. solo circa la metà di tutti i dipendenti pensa che la loro azienda consideri la diversità di genere una priorità e stia facendo tutto il possibile per fare progressi. Circa il 20 percento dei dipendenti afferma che l’impegno della propria azienda nei confronti della diversità di genere sembra un servizio a parole. Mentre il 76% delle aziende ha articolato un caso aziendale, solo il 13% ha compiuto il passo successivo critico nel calcolare l’impatto positivo sulla propria attività.
Ci sono sei azioni che le aziende devono necessariamente intraprendere per fare progressi nella diversità di genere. Senza azione su questi fronti, i numeri non si sposteranno:
-.Definisci gli obiettivi giusti, i rapporti e la responsabilità.
– Assicurati che le promozioni siano eque.
– Rendi i leader, senior e manager, campioni della diversità.
– Promuovi una cultura inclusiva e rispettosa.
– Rendi l’ esperienza una grande e rara esperienza.
– Offri ai dipendenti la flessibilità di adattarsi al lavoro secondo le loro specifiche esigenze.
Sappiamo che molte aziende, anche in Italia,si impegnano e agiscono. Ma le aziende devono raddoppiare i loro sforzi con passi concreti.
E soprattutto è importante collocare questi imperativi categorici in un modello economico lungimirante e soprattutto europeo.
Le riflessioni del Ministro per gli Affari Europei Paolo Savona contenute nel documento “Una Politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa” fanno il punto sulla crisi di identità che l’UE attraversa. Ed è questo un neutro quadro di riferimento in cui vorrei collocare il mio ragionamento.
In estrema sintesi ecco le posizioni di Savona:
1- La crisi recessiva del 2007-2008 ha evidenziato i limiti delle politiche economiche con le quali l’Unione Monetaria ha pensato di fronteggiarla;
2- tali limiti si basano su di una distorta interpretazione e una perversa applicazione dei Trattati costitutivi dell’Unione;
3- la distorta interpretazione attiene alla rimozione delle possibilità di attuazione di politiche della domanda aggregata, mai definite “nei modi e nei tempi necessari”;
4- ciò ha determinato l’assenza di discrezionalità, propria della politica economica e il primato della burocrazia europea: il ricorso a regole di condotta automatiche e misurabili è l’esplicitazione di una simile mancanza;
5- il rifiuto del principio di gestione della domanda aggregata ha conferito il primato alle politiche dal lato dell’offerta, ovvero al richiamo, continuo e sterile, a riforme dei mercati dei beni, del lavoro e della moneta l’unico possibile strumento di intervento nazionale e comunitario;
6- le iniziative compensative di carattere sovranazionale sono esitate tutte in fallimenti operativi, più o meno consapevoli: l’attività della Banca Europea degli Investimenti, le cui attività nei singoli stati avrebbe potuto attenuare l’onere dei vincoli del Patto di Stabilità; l’emissione di Eurobond sovranazionali; il Piano Junker sugli investimenti regionali;
7- l’onere della politica economica è ricaduto, pertanto, sulla sola Banca Centrale Europea (BCE), la cui estensione di poteri non è formulata esplicitamente né soggetta a un vero controllo politico: ambiguità e mancanza di accountability sono i dati su cui la discrezionalità finanziaria poggia. Due gli esempi più macroscopici: la totale indipendenza della BCE nella determinazione dei tassi di cambio; l’esercizio tardivo della funzione di Prestatore di Ultima Istanza secondo un principio, il cosiddetto Capital Key, che immette liquidità anche verso paesi, la Germania e l’Olanda, che di simili iniezioni hanno ben poca necessità;
8- simili distorsioni conducono verso il paradosso che nell’Unione Europea i sistemi finanziari nazionali sono salvaguardati; gli stati no;
9 – sarebbe dunque necessario dar vita a un “Gruppo di Lavoro”, che “esamini la rispondenza dell’architettura istituzionale europea vigente e della politica economica con gli obiettivi di crescita nella stabilità e di piena occupazione esplicitamente previsti nei Trattati”.
Nell’attuale contesto italiano le donne non ci sono nella stanza dei bottoni e non ragionano, se non per casi sporadici, di “cose economiche”
La condizione di inclusione nei salotti che contano è determinata dalla totale accettazione della triade “mercati finanziari- euro-assistenzialismo del settore pubblico”ma sembra che anche qui le donne non sappiano cavarserla.
Eppure voteremo a maggio 2019 e dovremo essere in tante ad esprimere il nostro voto.
E’ necessario, come scriveva Virginia Woolf il 24 ottobre 1929 “Una stanza tutta per sé” creare una stanza tutta per sé e creare le condizioni economiche affinchè le donne possano contare. Molto dipende da noi stesse.
La crisi economica ha determinato un aumento dell’interesse di noi donne per l’economia e si è passati da un tempo in cui si richiedeva l’opinione dei “tecnici” all’attuale stagione del “fai da te”.
“Joan Robinson diceva che occorre conoscere l’Economia per non farsi ingannare dagli economisti. (…) Gli economisti contemporanei, soprattutto le giovani generazioni e soprattutto quelli allineati alla visione dominante, sono a tal punto specializzati da essere sostanzialmente incapaci di ingannare, se non altro perché manca loro una visione d’insieme del funzionamento di un sistema economico. Molto spesso non sono neppure dentro il dibattito pubblico, ritenendo che il loro mestiere sia assimilabile a quello di uno scienziato puro e che, proprio in quanto scienziato, non debba, per così dire, sporcarsi le mani con dispute che inevitabilmente sfociano nella diatriba politica.”(1)
Ma come donne dovremo essere sempre più consapevoli per avere la conoscenza di una pluralità di teorie ed anche, nello stesso tempo, la consapevolezza dei limiti dell’economia e delle difficoltà a formulare previsioni.
(1) – L’Economia al tempo dei social network e il tramonto dei tecnici,di Guglielmo Forges Davanzati, MicroMega,ottobre 2018
(2) – Un saggio di brillante intelligenza è Una stanza tutta per sé. Che brucia però, sotto la superficie delle sue imperturbabili pagine, di rabbia. E brucia perché ciò che vuole la scrittrice è l’indipendenza delle donne, il suo è un invito alla riflessione e una proposta innovativa e coraggiosa. Critica acuta dei suoi tempi, Virginia Woolf sfida il sistema patriarcale vigente, che permette all’uomo di scegliere in piena libertà come vivere e alla donna di impegnarsi a sostenerlo, appoggiando l’impresa del maschio, invece di decidere il proprio percorso in autonomia.
24 ottobre 2018
fonte: https://isamaggi.wordpress.com/2018/10/26/mappatura-di-un-percorso-verso-luguaglianza-di-genere-per-leuropa-che-verra/?fbclid=IwAR1vfbqxRtYvdFhGNgf8bLyLATOKa5szTnmGQh-XmsittE6ypheo_-6PvwM