La radice delle storie
di Carmen Russo
E noi non siamo da meno!
Mi ha colpito molto la storia di questo scrittore, filosofo e, superstite dell’olocausto Elie Wiesel.
Quando fu insignito del premio Nobel per la pace nel 1986 Wiesel è stato definito messaggero. Aveva consegnato un potente messaggio di “pace, di espiazione e di dignità umana” alla stessa umanità.
Commentando uno dei suoi libri, la Le porte della foresta che è leggibile online a questo link, ha detto, con un pizzico di cupa ironia del tutto giustificabile, la celebre frase Dio creò l’uomo perché gli piacciono le storie.
Insomma siamo burattini nelle mani del Potente. Ma non è su questo che mi volevo soffermare. Se anche a Dio piacciono le storie a maggior ragione piacciono e coinvolgono noi umani, fatti a sua immagine.
Ora senza più scomodare gli dei (Wiesel lo immagino seduto accanto a Dio a raccontagli le storie vissute in prima persona, e non tutte col lieto fine, cercando di indurre in Lui un minimo senso di colpa o perlomeno per farsi spiegare meglio il perché di tante sofferenze) veniamo al nocciolo del discorso o forse è meglio dire alla morale della storia. Perché di storie si parla qui.
DEL POTERE DELLE STORIE
Lo sappiamo da quando siamo piccoli, da quando immaginiamo che il nostro letto sia una nave dei pirati e assaltiamo il comò per prendere il tesoro. O quando, un po’ più grandicelli ci costruiamo storie, sempre e solo nella nostra testa, partendo dal più piccolo gesto compiuto (o forse anche no) dal ragazzino che ci piace tanto “mi ha guardata! Allora vuol dire che… domani sicuro mi parlerà…”e via dicendo. Chi non si è mai fatto un film del genere? Magari il ragazzo era solo un po’ strabico e non guardava nemmeno noi.
E le storie che raccontiamo ai figli? Non solo quelle della buonanotte. Anche quelle per fargli mangiare le verdure, oppure per fargli capire la morale di una buona azione o metterli in guardia dai pericoli.
Insomma la storia, il racconto, in qualsiasi modo lo si veicoli, libri, film, parole, immagini, disegni, è uno strumento immediato con cui far arrivare un messaggio senza annoiare ma anzi coinvolgendo il nostro interlocutore.
Di questo, ormai da anni, si sono accorti le multinazionali. Le pubblicità raccontano storie di 30 secondi. Quanto studio c’è dietro in quei trenta secondi ve lo lascio immaginare.
I PRODOTTI NON PARLANO PIÙ DA SOLI
Non basta avere un ottimo prodotto, anche se è la base da cui partire (non c’è storia che tenga per prodotti di scarsa qualità). Bisogna “inventarsi” una storia che sia in linea sia con chi la propone (l’azienda) sia con chi l’ascolta (il consumatore). Bisogna fare un lavoro di ricerca di sé stessi, di quello che si vuol dire e del prodotto che vogliamo raccontare (o del brand). Questi saranno gli argomenti del prossimo Women on Work 2019 il cui bando per partecipare con borsa di studio è già pubblicato e scade a breve, il 9 dicembre.
COME CREARE LE STORIE
Quattro incontri, quattro argomenti sullo storytelling. Di questo parleremo durante la quarta edizione di Women on Work 2019. Ogni anno da quattro anni a questa parte il Fablab Catania si fa promotore di corsi e workshop dedicati alle competenze digitali, tecnologiche e di business femminili. Perché non c’è miglior cosa che aumentare le proprie competenze in questi ambiti per riuscire ad affermarsi nel lavoro e nella vita personale (maggiore fiducia in sé stesse deriva anche dall’essere donne con un lavoro, con una propria autonomia). Mi metto in gioco in prima persona e coinvolgo le amiche competenti in vari settori perché è necessario l’impegno di tutte per migliorare la condizione femminile, soprattutto al sud Italia. ogni anno stanziamo dei fondi, quelli che possiamo permetterci, per creare delle borse di studio e aprire le porte di WoW a chi vuole frequentare il corso gratuitamente. Tutti i dettagli e come inviare le domande per una delle borse di studio le trovate alla pagina https://www.fablabcatania.eu/wow.
Se vuoi aiutarci concretamente a diffondere questa opportunità puoi diventare un nostro Angel e ricevere il nostro grazie concreto. Qui trovi i dettagli su come dare una mano al progetto Women on Work.