Al PAN di Napoli, fino al 22 aprile 2019, la retrospettiva su Maurits Cornelis Escher ci mostra, attraverso 200 opere, come un’artista unico nel suo genere sia riuscito a combinare la fantasia creativa con il rigore geometrico della divisione degli spazi, gli accostamenti emozionali di colori e forme con i ritmi regolari delle linee e i pattern matematici e musicali. Per farci scoprire un genio del Novecento con il futuro nel DNA.
Da New York a Singapore, fino all’Italia, la Escher-mania attraversa i continenti e giunge anche a Napoli, dove il PAN, il Palazzo delle Arti, ospita la mostra-evento che ha battuto ogni record di ingressi e in cui il visitatore, oltre ad ammirare le opere del visionario incisore olandese vissuto tra il 1898 e il 1972, e quelle a lui ispirate (tra cui tessuti optical e copertine di vinili famosi) può sperimentare e riprodurre in prima persona le illusioni ottiche e le innovazioni ideate dall’artista.
A 13 anni dalla mostra del 2005 a Castel Sant’Elmo, “I racconti dell’arte: Escher”, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia insieme alla M. C. Escher Foundation e curata da Mark Veldhuysen e Federico Giudiceandrea, è in primo luogo la testimonianza che l’Arte può e dev’essere di tutti e per tutti, parlare linguaggi universali e attrarre a sé per la meravigliosa semplicità con cui esprime contenuti elevati. Nell’arte di Escher ci sono la matematica e la geometria, la musica e la filosofia, il reale e l’immaginato, il semplice e il complicato, la natura e l’architettura, il sacro e il profano, che non sono mai entità separate, ma si fondono prodigiosamente nel tratto delle incisioni, delle litografie, delle xilografie, delle mezzetinte, con l’effetto di stupire sempre lo spettatore e di coinvolgerlo in un viaggio estetico ma soprattutto intellettuale.
Viaggio che, in senso non solo metaforico, costituisce l’ispirazione di alcune opere in mostra: Maurits Escher si allontanò spesso dai Paesi Bassi per scoprire l’Italia, in particolare quella del centro-sud: e alle pittoresche località sulle coste e nell’entroterra, all’epoca incontaminate e difficilmente raggiungibili, rivolse il suo sguardo di artista, immortalando, in alcune delle sue stampe più famose, vedute della Costa di Amalfi e di Atrani (1931), di Ravello e di Turello (1932) e di molti altri borghi, come quelli abruzzesi che visitò a piedi. La più nota di tutte resta però la serie delle Metamorfosi, tra cui la Metamorfosi II (1940) esposta al PAN, in cui una lunghissima striscia di legno parte dalla parola “Metamorphose” per trasformarsi prima in scacchiera, poi in tassellatura lucertoliforme, per poi riprendere geometrie esagonali, che sono celle di alveare… E da qui api, uccelli, pesci, e ancora uccelli, e case, e il borgo di Atrani, il cui faro proteso sul mare diventa un pezzo di una scacchiera, passaggio necessario per ritornare alla regolarità delle forme in costante metamorfosi.
Ma il viaggio di Escher, al di là dei luoghi visitati (c’è da dire che l’artista riteneva l’Italia il Paese più interessante che avesse mai visto) è soprattutto esplorazione delle infinite possibilità della forma, con poche concessioni al colore, che diventa pretesto per tras(formare). Creature del cielo, della terra e del mare si fondono e si intersecano senza lasciare spazio agli spazi, angeli e demoni si dividono equamente i bianconeri del Bene e del Male, scale e pareti – incuranti della forza di gravità – rivoluzionano le prospettive architettoniche. Escher si fa maestro della tassellatura geometrica e della divisione regolare del piano, sfida a individuare i pieni e i vuoti nelle forme accostate, che forse sono vasi neri ma potrebbero essere profili bianchi, stravolge ogni regola con le illusioni ottiche che mostrano giganti accanto a uomini, ma è solo un gioco di prospettive e di riquadri, come è un gioco di specchi il pavimento che diventa soffitto.
“Il nostro spazio tridimensionale è l’unica realtà che conosciamo”, ha detto Escher. “Anche se per convenzione diciamo che una parete o un pezzo di carta sono piatti, rimane sorprendente il fatto che, su una tale superficie, riproduciamo delle illusioni spaziali come se questo fosse da sempre la cosa più normale del mondo. Non vi sembra assurdo, a volte, il fatto di disegnare un paio di linee e affermare: questa è una casa? La meraviglia che ci prende in una situazione del genere è il tema delle prossime riproduzioni.” E di questa mostra.
Per informazioni
“I racconti dell’arte: Escher”
1 novembre 2018 – 22 aprile 2019
PAN Palazzo delle Arti Napoli
via dei Mille 60, 80121 Napoli
tel. 081-1865991
http://www.mostraescher.it/
http://www.comune.napoli.it/escher
Orari: lun-dom ore 9:30-19:30 (ingressi fino alle 18:30)
Biglietti e audioguida: intero € 13, ridotto € 11/ lunedì universitari € 8/ bambini 6-10 anni e speciale € 6
Gruppi da 15-25 (audioguida/ microfono, prenotazione obbligatoria): € 9 adulti/ € 3-4 scuole
Visite guidate per gruppi e laboratori su prenotazione.
Tutte le foto sono dell’autrice dell’articolo