Fuerteventura è un’isola che o si ama o si odia
di Rossana Piasentin
Eccomi di ritorno da Fuerteventura.
Ci sono andata per l’ennesima volta e le amiche mi chiedono perché, io che amo viaggiare e scoprire posti nuovi, a metà inverno, torni sempre a Fuerte (ormai la chiamo così, amichevolmente!).
Premesso che è un’isola che o si ama o si odia, appare chiaro che la amo. Sono stata subito colpita dalle sue incredibili spiagge sempre pulitissime e selvagge, dai panorami a perdita d’occhio (quelli che ti fanno respirare a fondo e sentire libera anche se piccola, là, in mezzo al nulla), dalle montagne brulle ma con forme dolci che si colorano di rosso o arancio o oro a secondo dell’illuminazione e della presenza di sabbia, dal mare che, anche se è oceano, ha colori mediterranei ed è pulito e trasparente (non ho mai visto una plastica né sulla spiaggia né in mare), dal cielo mutevole perché spira sempre vento (gli alisei che a volte possono essere un po’ fastidiosi a dire il vero…) e dal clima che difficilmente tradisce: sempre tiepido, abbastanza per poter fare il bagno, sempre; non ho mai mancato un giorno. Certo l’acqua non è propriamente calda, anzi, direi che è proprio una sferzata di energia, ma si sta così bene all’uscita!
Ma veniamo alla storia di Fuerteventura (son pur sempre stata una prof di scienze, no?): è la più vecchia delle Canarie ed è la prima che si incontra al largo delle coste africane, di fronte al Marocco meridionale. Di origine vulcanica, è stata formata da potenti eruzioni dei tre vulcani che si trovavano lungo l’isola: uno a nord, uno al centro e uno a sud. Ma antichi terremoti e forti fenomeni erosivi ne hanno livellato i rilievi e distrutto gli edifici vulcanici mettendone a nudo l’interno, così oggi la massima altezza corrisponde al Pico de la Zarza (807m) che altro non è, se non quel che resta del grande vulcano del Sud… Quindi l’origine vulcanica giustifica la presenza di qualche spiaggia nera. Le grandi dune del Nord del Parco di Corralejo e le altre a sud si sono formate in parte con la sabbia trasportata nel corso dei decenni dal vento che ha origine nel Sahara marocchino e in parte per disgregazione di rocce e materia organica (gusci e scheletri esterni di molluschi).
Negli anni ho scoperto che i vacanzieri si dividono l’isola: gli italiani prediligono il Nord e la zona di Corralejo, gli inglesi la zona centrale di Caleta de Fuste e i tedeschi la zona a Sud di Costa Calma, quindi ogni luogo si è evoluto per soddisfare abitudini diverse. A Sud ci sono poche distrazioni, qualche centro commerciale e ristoranti semplici, niente vita mondana, tutto si svolge all’interno degli hotel. Non esiste un paesino tipico, e non c’è un centro dove fare “una vasca”, la sera per le strade non c’è proprio nessuno… Invece al Nord sono fioriti bar e ristorantini lungo la spiaggia, una zona di passeggio e negozi con qualche pretesa, locali dove passare la serata e bere drink o aperitivi. La zona centrale è ricca di pub e steakhouse, del resto, se ci vanno gli inglesi….
Io, dopo averla girata un po’ tutta, ho fatto la mia scelta: il Sud, dove generalmente affitto una casa sul mare. Si, lì in mezzo ai tedeschi di cui non conosco la lingua e con cui è difficile fare amicizia.. in tanti anni non sono mai riuscita a scambiare due parole (in inglese o in spagnolo) oltre ai saluti di cortesia, con nessuno, e dire che mi ritengo abbastanza socievole! Eppure questo luogo mi ha affascinata da subito perché la tranquillità è totale e il mare è generalmente calmo e ci sono 20 Km di spiagge fino alla punta più a Sud e poi c’è la laguna che si riempie con l’alta marea creando un lago interno separato dall’oceano da un cordone di sabbia. Questo è il regno dei kite e dei windsurf, i neofiti stanno nella laguna, gli altri in mare. E’ anche così che puoi passare il tempo, catturato sia dai colori delle vele che dalle evoluzioni di chi le porta, perché qui il vento è bello tosto e quindi devi essere proprio bravo e allora fai delle cose splendide in mare! Un anno ad agosto ero qui e c’erano i campionati mondiali di windsurf…ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare.. (come disse Roy Batty in Blade Runner)
E poi c’è l’esplorazione. Ci sono una quantità di strade da percorrere (molte sterrate) e luoghi difficili da raggiungere, da scoprire. Non si può perdere Cofete, nella parte Sud Est di Jandia, un viaggio non proprio comodo perché la strada è sterrata e si inerpica sulle montagne in una zona veramente brulla. Ma quando si arriva in cima…. Beh, si respira! Quel genere di respiro di cui parlavo prima, quello che ti fa sentire libera e a cui penso sempre nelle giornate grigie qui a Milano… e poi, quando si scende sulla spiaggia, (13 Km di spiaggia, non una spiaggetta!) alle spalle, prima dell’arco di montagne scure che abbraccia il paesaggio, sorge la misteriosa Villa Winter (del generale tedesco Gustav Winter)… Mi ha sempre intrigato la storia di questa costruzione, lussuosa (oggi in realtà, un po’ diroccata), che risalta in mezzo al nulla e in basso, sulla spiaggia, un piccolissimo cimitero abbandonato, con vecchie croci di legno senza nome…. Ci sono varie leggende, alcune raccontate da chi ha avuto parenti che vivevano lì e narrano che sia stata una base segreta tedesca e forse sia servita come punto di appoggio per i sottomarini tedeschi diretti in Antartide… Non ho mai capito quanto ci sia di vero in tutto questo, resta il fatto che una villa così importante in un punto lontano da tutto e da tutti, praticamente disabitato e di difficile accesso ancora oggi, è molto strano….
E poi ci sono i fari, quello di Punta Jandia a Sud Ovest nel paesino Puertito de la Cruz, dove con la bassa marea si può scendere sugli scogli a raccogliere le conchiglie, o il faro della Entallada, a picco sulla scogliera, che si raggiunge dopo un percorso attraverso un paesaggio “lunare” o a Nord il Faro del Tostòn, nella zona de El Cotillo, il paesino più vero e carino, secondo me, di tutta l’isola.
E all’ora del tramonto, non si può mancare la sangria a La Pared. Quest’anno, per la prima volta, da questo lato dell’isola (quello ovest, rivolto verso l’oceano aperto), ho visto il mare tranquillo… è stata una sorpresa. Le spiagge generalmente battute da onde importanti, paradiso dei surfisti guardati dall’alto della scogliera (la Pared, appunto) sono diventate frequentabili anche da noi normali bagnanti, e anche qui ho scoperto che il mare è splendido… E si cammina volendo, per chilometri, lungo le spiagge che sono separate da tratti rocciosi ma di facile superamento, popolati da colonie di buffi scoiattoli che ormai sono quasi domestici, che ti vengono tra i piedi e ti guardano, aspettandosi qualche prelibatezza. Ho provato a ingannarli, non avendo niente da offrire, proponendo loro i gusci delle noccioline, ma non mi hanno considerato e sono corsi via. Altri incredibili abitanti di queste spiagge sono i fratini (Charadrius alexandrinus), uccelli limicoli che si cibano di insetti che raccolgono direttamente dal bagnasciuga, corrono avanti e indietro tutti in gruppo per la spiaggia al limitare delle onde, e si muovono seguendo l’andamento ondoso. La loro presenza è indice del buono stato di salute dell’ecosistema costiero, e osservarli è veramente uno spasso. Insomma, a questo punto credo sia chiaro perché ogni anno aspetto con ansia il momento di tornare a Fuerte: è qui che ricarico le batterie!