Remake (2019) del film omonimo (2013) (ma non c’era Bell) dello stesso regista Sebastian Lelio ambientato negli Stati Uniti invece che in Cile e che aveva vinto l’orso d’argento a Berlino nel 2014. Con Julianne Moore e John Turturro.
Gloria Bell vive negli Usa, dove certi processi di dissoluzione delle famiglie e la ricerca di rifarsi una nuova vita f0rse sono più facili. E’ una cinquantenne, con un marito alle spalle e due figli ormai adulti che non hanno più bisogno di lei. Dinamica e indipendente, quando è in auto le piace cantare a squarciagola come un’adolescente felice della propria vita (solo nell’ultima scena qualcosa la fa rifletter e non canta). Ama bere cocktail fino allo stordimento e danza nelle discoteche per gente della sua età a di Los Angeles. Una notte mentre sorseggia un drink incrocia Arnold, separato (da 1 anno) che a parole sogna un cambiamento. Corteggia Gloria e questa si lascia andare, crede alle sue promesse si lancia, Gloria ci crede. Tuttavia Arnold, con due figlie grandi ma dipendenti ancora da lui, ci prova e poi improvvisamente non è più là. Sparisce volatilizzato fino alla prossima promessa. Perchè per lui il passato è ancora una prigione. Gloria continua credergli, cade e si rialza fino alla fine quando non ne può più. E cancellatolo…torna a ballare da sola.
C’è sempre nell’idea artistica nel remake la necessità di rifare l’originale non come un puro semplice di stile e sta lì tutta la sua bellezza, nella vertigine metafisica che rivela: rifacendo la stessa opera non otteniamo mai lo stesso film.
Con Gloria Bell, Sebastián Lelio fa (di) nuovo il suo Gloria, riscrivendo con (Jim McBride, All’ultimo respiro, Gus Van Sant, Psycho, Michael Haneke, Funny Games e molti altri prima di lui). Gloria, interpretata da Paulina Garcìa incarna nella versione originale la faccia moderna del Cile. Una portatrice sana di un movimento vitale di giovinezza che esplode a Santiago durante una manifestazione studentesca
Spostando Gloria a Los Angeles, dentro un’altra cultura e un altro tempo, Sebastián Lelio firma un remake più universale e testimonia la vitalità di un genere più libero di quello che appare, facendolo risuonare con l’attualità.
A restare immutabile, e irriducibile è la donna sia nel primo film che nel remake, sempre in primo piano. Il film genera empatia verso la protagonista una donna in una stagione che solitamente è tralasciata o lasciata in secondo piano. La fine della vita riproduttiva non significa il termine della voglia di amare. E’ il partner giusto che non si trovi facilmente.