Quanti sono i momenti di trascurabile felicità che scorrono nella nostra vita di ignari, inconsapevoli viaggiatori ?
Di quanti di questi non ci accorgiamo mentre siamo intenti a correre, cercando sempre altrove la nostra “felicita’ “?
Ecco, questo e’ il tema semplice e complicatissimo della favola delicata che Pif ha messo in scena dai testi di Francesco Piccolo.
Un film che ti lascia sensazioni diverse, ma un’unica lettura.
Quella , semplicissima e fondamentale, del ricordarci che ogni momento e’ unico, che ogni istante e’ unico e che le relazioni devono avere un senso, che anche i ruoli che abbiamo nella Vita devono avere un senso perche’ tutto, alla fine, torni.
Ricordandoci che correr , correre cercando sempre qualcosa di nuovo per inseguire nuova “vita”, nuove rinnovate e continue emozioni ed esperienze , non ci fa scappare dalla Morte ma solo perdere altrettanta Vita.
Vita che trova senso nelle cose vere, nei rapporti sinceri, nel non ferire, nel non fingere, nel giocare e nell’esserci davvero quando e come ci e’ richiesto.
“Ma come fate a campare cosi sapendo che si muore?” urla l’ angelo guida a Paolo/Pif, il protagonista .
Paolo vive, infatti, fuggendo continuamente da una storia che si racconta ad un’altra.
Come marito , come padre, finanche come amico.
Sfuggendo alle regola nell’italica maniera di pensare, le regole, come sfide da vincere non come modo per convivere e “stare” meglio in qualcosa.
Che siano il ruolo di cittadino davanti ad un semaforo, quello di marito o di padre, eternamente bambino nell’uno o nell’altro.
Quindi la corsa continua mentre Agata, la moglie, osserva e va avanti…un po’ come tante di noi.
Tante donne che , invece, sanno quale siano le cose vere da sfrondare, e quali quelle da tenere.
Finanche le amanti di Paolo che si succedono sono piu’ consapevoli di lui . Finanche la figlia che si trasforma da figlia in genitore per tornare , poi, finalmente bambina solo quando lui realizza il senso dello stare con lei da padre.
Dello “starci” consapevolmente, dando finalmente qualita’ al Tempo.
”.Non lo sai che quando “giochi “ il tempo rallenta e la vita si allunga?” gli dice Aurora, la figlia, sorprendendolo in quelli che lui sa ormai essere i pochi momenti di vita che ancora gli rimangono.
Insomma, un paio d’ore al cinema con “Momenti di trascurabile felicita” come rappresentazione esattamente di alcuni di momenti di questo tipo.
Qualcosa che fa sorridere e riflettere . Che ci riporta alla consapevolezza che non si puo’ vivere con la mediocrita’ del pensare che :“Tutte le cose che bisogna fare, mi piace rimandarle, oppure averle già fatte “ come dice da perfetto uomo medio Paolo per non prendersi mai la piena responsabilita’ del suo fare.
Cosi come l’eterno :“Ce l’hai con me?” che lui ripete continuamente ad Agata durante tutti gli anni della loro storia, pensando siano il mondo esterno , o lei , ad agire contro di lui.
Il centro siamo noi, invece.
Noi e il nostro vivere, il confronto con i nostri sbagli, le nostre scelte ,i nostri errori ma anche , soprattutto,le cose importanti e belle che abbiamo e non vediamo
Quelle che dobbiamo curare, far crescere, illuminare.
Quelle che non dobbiamo far soffrire o sparire.
C’e’ sempre poesia in Pif, sempre, e la regia di Daniele Lucchetti ne mantiene il filo creando una commedia leggera ma intensa.
Commedia bella anche perche’ ci lascia perplessi e forse non cosi completamente confortati e “risolti” alla fine.
Una storia ci fa domande alle quali tocca rispondere nel nostro privato .
Risposte che ci portiamo dietro uscendo e che ci mettono di fronte alla nostra vita.
In tutto il racconto di Paolo/Pif, bambino mai cresciuto, appare grande la figura di Agata ( nella bella interpretazione di Thony cantautrice ed attrice palermitana ) che ne interpreta la moglie .
La figura più’ concreta , sensibile e matura , quella che a differenza di lui , arriva al profondo.
Quella che gli dice , guardandolo negli occhi , che lei c’e’… anche quando non lo vede.
Quella che parla meno del protagonista , ma della quale i silenzi, le lacrime e la gioia riempiono il video .
Ecco”Momenti di trascurabile felicita”, film che poteva sembrare difficile da trascrivere perche’ i libri di Piccolo da cui e’ tratto non erano semplicissimo da interpretare per immagini, ci riporta all’antico della dualita’ di Kronos e Kairos.
Il tempo che semplicemente scorre e quello che da’ qualita’ e valore alla Vita.
Per cui, come da millenni, si riscopre che la differenza sta nell ‘ ”esserci”.
Esserci in ciascuno dei nostri momenti, soprattutto quelli che appaiono di trascurabile felicita’.
Esserci perche’ altrimenti, come dice l’angelo barbuto interpretato da Roberto Carpentieri , come facciamo a vivere cosi sapendo che si deve morire? Come facciamo a continuare a commettere errori, come facciamo a complicarci la vita, lasciandoci sfuggire quello che piu’ conta?
Insomma il segreto della trascurabile felicita’ e’ il “qui e ora” della sincerita e della consapevolezza
del godersi, finalmente, le cose belle e vere che abbiamo.
Le uniche che contino quando si tratta di tirare su le reti e vedere “come , quale e quanto “ sia il nostro Tempo..
..e quello che ne stiamo facendo.