Susanna Garavaglia e Laura Gessner porteranno in scena lo spettacolo Le Note dell’Anima al Teatro Dal Verme a Milano, il 6 giugno 2019. Abbiamo voluto intervistare Susanna Garavaglia perché ci parli dello spettacolo che avrà luogo nel prestigioso edificio milanese.
Le note dell’anima.. Perché questo titolo?
La risposta immediata, forse più banale, é il fatto che in questo spettacolo l’Anima, una delle due protagoniste, quella impersonificata da me e dai miei monologhi, dialoga con la Personalità che le risponde attraverso le canzoni che Laura Gessner ed io abbiamo scritto negli anni. Ma non é solo questo il punto, alla base di tutto c’é il processo creativo che, di qualunque creazione si tratti, ha alla base la potenza creatrice del suono. Da una intuizione che corrisponde alla nota DO, la Parola creatrice, si passa a miliardi di accordi che traducono l’idea originaria in un progetto dettagliato che, attraverso varie fasi, potrà attuarsi trasformandosi da potenza in atto. Come in una scala musicale nella quale sette note, sempre le stesse, si uniscono in innumerevoli accordi dando vita alle più complesse sinfonie.
Come è nata l’idea a te e al Laura Gessner di creare questo spettacolo?
E’ l’idea che ci ha cercate e noi l’abbiamo accolta con molto entusiasmo. E’ una idea che ha bussato alla nostra porta attraverso Luca Maggioni, il nostro produttore e noi abbiamo aperto quella porta. Anzi, l’abbiamo spalancata facendo entrare molte più persone.
Ma non siete solo voi due in scena?
Questa é una sorpresa, non chiedermi di più
Al giorno d’oggi si bada più all’esteriorità che all’anima. Pensi che questo spettacolo riesca a colmare questa diversità?
Se bastasse uno spettacolo a colmare questo cratere, allora saremmo a cavallo. Ma anche con Le Note dell’Anima spero di contribuire a qualche goccia di consapevolezza in più. In fondo é questo il mio scopo in tutto quello che ho fatto , dai libri e dagli articoli che ho scritto, alle interviste alle nostre donne consapevoli, alle tante commedie che ho scritto e recitato e così via. Il mio scopo é cercare di acquisire io per prima sempre maggiore consapevolezza e man mano contribuire a innaffiarla..perché germogli.
I contenuti dello spettacolo li hai scritti tu. Qual è l’obiettivo che vi proponete? Indurre alla riflessione che spesso manca?
Contagiare con la nostra gioia di vivere, prima di tutto e raccontare come ci siamo arrivati. Siamo un gruppo che ha fatto parecchia strada insieme e ciascuno di noi ha alle spalle anni e anni di ricerca e di crescita personale. Parlo dello staff di base, a partire dal produttore, Luca Maggioni presidente de Il Setticlavio che in realtà é un musicista, é la viola dell’orchestra del Dal Verme e che da sempre é attento ai valori umani più profondi. Siamo un team registico e con l’altro regista, Leopoldo Verona, anche lui autore di parecchi altri testi, cantautore e uomo di grande spiritualità, ho vissuto molte altre avventure creative. E Maria Teresa Tazzioli, assistente alla regia e splendida costumista, dedica da sempre il suo tempo e la sua bravura là dove c’é bisogno di portare il suo entusiasmo. E poi c’é Laura Gessner di cui ho già parlato a lungo in una intervista pubblicata su questo giornale e ci sono io. Ma poi intorno a noi si muovono interpreti di grande spessore umano, persone attente ai valori
della vita, come Franca Aimone Chiorat, danzatrice, cantante, attrice che da anni si occupa della danze sacre degli Orichas afro-cubani e del loro messaggio simbolico e spirituale, Alberto Pigato, mimo di grande professionalità e anche molto attento alla ricerca interiore, Francesca Sebastiani, attrice sensibile alle mille sfumature dell’animo umano che salirà sul palco con una grande bellissima sorpresa, e poi con noi due donne manager, Elena Oriani, da me già intervistata per Dol’s, una manager che ama danzare e vive costantemente collegando la mente al cuore, Francesca Terzaghi, ben radicata e nello stesso tempo creativa e fantasiosa. E poi tutti gli altri che non abbiamo certo scelto a caso. Quello che ci accomuna tutti é l’entusiasmo, la voglia di rischiare, una certa serenità in tutti noi che ci ricorda che non abbiamo niente da dimostrare ma solo qualcosa da donare. Tutto ciò ci ha indotti ad affrontare serenamente questa impresa che a molti sembra una follia visto che non avremmo potuto scegliere in Milano un teatro più immenso di questo. Io lo chiamo il transatlantico.
E’ il tuo primo spettacolo teatrale?
No, ne ho scritti, diretti e interpretati molti altri. Mai al Dal Verme, però..
Recitare spesso è il modo migliore per essere ascoltati? O per approfondire se stessi
Recitare é mettersi la maschera per sapersela togliere, un processo di crescita se ci si accosta al teatro non per esibirsi ma per continuare un vero e proprio percorso spirituale che ci aiuta ad ascoltare la voce del nostro Sé e a uscire dai nostri copioni comportamentali. L’attore attraverso il personaggio crea un altro sé da se stesso perché non mima una situazione ma la vive dall’interno, sollecitando la propria natura interiore per dar vita ad un essere vivente analogo a sé, partendo quindi dalla propria natura nascosta che preme per venire a galla. Certamente recitando si approfondisce se stessi. Quanto ad essere ascoltati, non so.. dipende da molti fattori ma anche dall’intenzione di chi ascolta..
Ci racconti a grandi linee di cosa si parlerà nello spettacolo così’ che chi ci legge sia interessato a vedervi ?
E’ il viaggio dell’Anima – della nostra parte interiore profonda che tutto sa- che cerca di farsi ascoltare dalla personalità, spesso proiettata su obiettivi distanti e diversi, più preoccupata di avere il consenso sociale che di muoversi assecondando le sue intuizioni e suonando la propria nota. Per la difficoltà nella comunicazione tra queste due nostre parti, spesso noi viviamo una vita che non ci appartiene e soffriamo, entriamo in crisi, ci ammaliamo. Nel nostro spettacolo tocchiamo temi come l’Immaginazione Creativa, il corretto uso del pensiero come forza creatrice, della volontà come forza motrice e il corretto uso della parola, la libertà interiore di seguire la propria natura, la ricerca della complementarità là dove prima vedevamo opposizione, la bellezza della propria unicità, l’armonia nella nostra multidimensionalità. Il tutto con allegria, leggerezza, spettacolo, unendo prosa, danza, mimo, musica, canto. E non solo.
Che tipo di pubblico ti aspetti?
Vario per età e genere, con il cuore aperto e la mente fresca. Un pubblico che sappia apprezzare l’originalità e che ami qualcosa di nuovo e fuori dalle righe che lo faccia uscire alla fine dello spettacolo un po’ diverso da come é entrato. Un pubblico che sappia riconoscere in noi la gioia di vivere e che la voglia rispettare, anche nel caso non la condividesse. Un pubblico che si lasci provocare dall’Anima, ma solo nell’animo. Non ci saranno altre forme di provocazione tipo anni settanta, il pubblico rimarrà pubblico fino alla fine. Ricordo inoltre che lo spettacolo é a scopo benefico e i proventi sono destinati alla Casa Sollievo Bimbi per bambini malati terminali e le loro famiglie, promossa dalla Vidas.
L’anima ha voce o rimane dentro di noi, nel nostro corpo?
L’Anima é noi, non c’é separazione tra il nostro corpo e la nostra parte interiore profonda. La materia é sempre vibrante, con frequenze diverse ma i nostri sensi sanno cogliere soltanto quanto vibra alle frequenze più basse e non percepiscono le vibrazioni più alte. L’universo fisico é solo un aspetto dell’universo reale dove convivono diversi piani di esistenza ed é poprio imparando ad ascoltare la voce della nostra Anima, della nostra parte interiore profonda, che possiamo educare la nostra Personalità a seguirne le indicazioni, come in una gigantesca entusiasmante Caccia al tesoro che é la nostra vita